La Nigeria e la persecuzione cristiana nascosta

300 225 Mario Alexis Portella
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nigeria 1di Mario Alexis Portella Papa Francesco nel 2016, durante il volo a Cracovia per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù, rispondendo alle domande sulle violenze contro i cristiani perpetrate dagli islamisti, disse che « Il mondo è in guerra…. È una guerra di interessi, una guerra per soldi, una guerra per le risorse naturali, ma non è una guerra di religione » . Mentre le parole del Vescovo di Roma propongono una distinzione tra l’Islam-religione e i musulmani che commettono massacri in nome dell’Islam, allo stesso tempo non si può negare che ci sia un jihad o una guerra religiosa da parte degli islamici. Ispirati dai loro testi sacri e dall’esempio del loro fondatore, il profeta Maometto, essi cercano di eliminare i nemici di Allah, particolarmente i cristiani, ed imporre la sharia, la legge che chiede la sottomissione ai precetti d’Islam. Un luogo nel mondo dove questa feroce persecuzione si verifica ma è quasi tenuta nascosta dai più diffusi media, è la Repubblica Federale della Nigeria: un totale tra cinquantamila e settantamila cristiani sono stati passati per le armi negli ultimi vent’anni; oltre seimila entro i primi sei mesi del 2018. Sorprendentemente, però, queste stragi non sono del tutto opera del Boko Haram, ma dello stesso governo nigeriano.

La persecuzione contro i cristiani in Nigeria, che risale al califfato di Sokoto chiamato anche impero Fulani (1804-1903)—un’etnia nomade dedita principalmente alla pastorizia e al commercio—è aumentata sino ad assumere la forma di vero e proprio sterminio soprattutto a partire dal 2015 quando fu eletto presidente Muhammadu Buhari. Il vescovo cattolico Joseph Bagobiri, della Diocesi di Kafanchan (nord-ovest della Nigeria in cui la sharia è stata imposta dal 1999)—deceduto nel febbraio di questo anno—ha affermato che nel 2016 cinquantatré villaggi sono stati bruciati, oltre ottocento cristiani sono stati uccisi e più di mille e cento case e sedici chiese distrutte dagli odierni militanti islamici Fulani. Mons. Bagobiri ha anche espresso il suo sconcerto per il fatto che la persecuzione dei cristiani in Nigeria non riceve lo stesso livello di attenzione internazionale che si riserva ai cristiani perseguitati nel Medio Oriente.

Gli Igbo nigeriani—etnia delle regioni centro-meridionale e sud-orientale del paese che abbracciò il cristianesimo e i modelli culturali occidentali—sono stati tacitamente oggetto di distruzioni e carneficine ad opera dei Fulani per motivi di odio etnico e religioso. Mons. Bagobiri fu uno dei primi ad svelare e denunciare il coinvolgimento del governo nigeriano nelle persecuzioni anticristiane: “Gli attacchi ai cristiani si incontrano con la palese indifferenza della leadership del paese, a meno che la polizia non abbia le armi adeguate per intervenire o non abbia avuto l’ordine di farlo.”

La fucilazione di diciannove cattolici, tra cui due sacerdoti durante la celebrazione della S. Messa in una chiesa nel villaggio di Mbalom (sud-est della Nigeria) il 24 aprile 2018, anche l’uccisione, due mesi fa, di più di centoventi protestanti, inclusi un pastore e la sua famiglia, sono state una delle ultime azioni di guerra contro i cristiani sponsorizzate dal governo. Non si può affermare, pertanto, se non si vuole negare la cruda realtà, che Buhari non abbia mai avuto un programma islamista. Nel 2001, durante un seminario islamico a Kaduna, Buhari dichiarò: << Continuerò a mostrare apertamente e a sentire come mio interiore dovere l’impegno totale per l’applicazione della Sharia che si sta espandendo in tutta la Nigeria. A Dio piacendo, non fermeremo la lotta per l’attuazione totale della Sharia nel paese >>.

È importante notare che l’Islam, pur incorporando elementi religiosi, ha sempre avuto un fondamento socio-politico mai superato. Il termine “islam” è il madar, cioè un sostantivo verbale o un nome di azione che deriva dall’arabo “s-l-m (al-Silm)”: “sottomettersi” o “arrendersi”. Di conseguenza, la “guerra santa” (Jihad) diventa un obbligo per ogni musulmano che va attuato in modo sia violento che non violento, e non esclusivamente limitato a motivi strettamente religiosi. Essa è considerato una lotta o combattimento per Allah, perché in tal modo soltanto la società viene purificata da ciò che non è islamico. Occorre sottolineare gli atti del profeta Maometto che negli ultimi dieci anni della sua vita—dopo la conquista della Mecca—ha personalmente partecipò ad almeno nove guerre ogni anno o vi delegò altri. Il versetto cinquantuno della quinta sura del Corano dice: << O voi che credete, non sceglietevi per amici né giudei né cristiani >>. Infine, basta leggere il comandamento di Allah nel quinto versetto della nona sura (l’ultimo capitolo fondamentale del Corano che sia stato scritto: da tener presente che i capitoli non seguono uno stretto ordine cronologico) relativo al comportamento da tenere con cristiani, ebrei ed altri non musulmani: << Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete gli idolatri dovunque li incontriate! Catturateli, assediateli e tendete loro ogni sorta d’insidie >>.

Monsignor Bagobiri nella sua denuncia descrive quella che si potrebbe definire una sistematica persecuzione religiosa portata avanti da gruppi di musulmani estremisti contro i Cristiani in generale ed i Cattolici in particolare. Emmanuel Ogebe, un attivista di diritti umani in Nigeria, afferma che le motivazioni di queste stragi sono religiose ed economiche. Secondo Ogebe le bande armate Fulani hanno lanciato il Jihad contro cattolici e cristiani della regione per distruggere i villaggi e occupare le terre per far pascolare il loro bestiame.

La Conferenza Episcopale della Nigeria ha pubblicamente chiesto a Buhari di dimettersi in seguito al massacro di Mbalom sostenendo, che si è deliberatamente messo al servizio dei sostenitori di una sola religione. Il presidente della Camera dei rappresentanti nigeriana Yakubu Dogara ha convocato pubblicamente Buhari per rispondere a domande sulle sue scelte politiche e e fornire le prove del suo impegno concreto per mettere fine in modo all’ondata di omicidi in diversi stati della Federazione.

Per comprendere meglio la motivazione religioso-politica del jihad, basta leggere alcune parole nella Sirat Rasul Allah (La vita del messaggero di Allah) di Muhammad Ibn Ishaq (c. 706-773), la prima biografia su Maometto: Allah disse: << Non è permesso a nessun profeta di prendere prigionieri fino a quando non ha fatto un massacro sulla terra >>, cioè << ha massacrato i suoi nemici finché non li ha cacciati dalla terra. Tu [Maometto], desideri i tesori di questo mondo, i suoi beni e il riscatto dei prigionieri. Ma Allah desidera il prossimo mondo >> cioè, uccidere gl’infedeli per manifestare la religione che egli vuole che regni in terra e grazie alla quale il nuovo mondo può essere realizzato. (Ibn Ishaq. Sirat Rasul Allah, tradotto da A. Guillaume. Oxford: Oxford University Press, 1982, 326-327).

Purtroppo, i leaders del mondo, come gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Cina, continuano a vendere gli armi alla Nigeria e ad altri paesi oppressivi; essi mostrano più interesse per il commercio che alla difesa della dignità dell’essere umano e la pace mondiale. In altre parole, come disse Benedetto XVI durante il suo intervento alle Nazioni Unite il 18 aprile 2008, la comunità internazionale nella sua << indifferenza o mancanza di intervento [hanno recato] danno reale ». Oppure, come ha detto papa Francesco durante il suo discorso al Congresso statunitense nel 2015 che questa vendita di armi, sotto la pretesa di combattere il male, è << un affare sporco di sangue >>.

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Mario Alexis Portella

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