Il valore della parità. Una riflessione a partire dal rapporto del Centro Studi per la Scuola Cattolica

scuola-cattolicadi Stefano Liccioli • E’ stato presentato lo scorso ottobre il XIX rapporto del Centro Studi per la Scuola Cattolica intitolato “Il valore della parità”. Già il titolo ci suggerisce che oggetto del rapporto è l’intero sistema della scuola paritaria, di cui gli istituti cattolici rappresentano la parte maggioritaria. Il tema della parità ha delle implicazioni che riguardano il pluralismo e la libertà di scelta educativa, ma anche il reale impegno dello Stato nel garantire l’esistenza di scuole pubbliche non statali, attraverso un sostegno economico significativo sul modello degli altri Paesi europei. Su questo aspetto, durante la presentazione del rapporto, è intervenuto Sergio Cicatelli, coordinatore scientifico del Centro Studi per la Scuola Cattolica che ha affermato:«Nel dibattito pubblico italiano sembra infatti spesso che il problema della scuola paritaria si debba ridurre a una questione meramente economica: quanto costa tenere in vita una scuola non statale, quanto (e se) lo Stato deve versare alle scuole paritarie per il loro servizio, quanto costerebbe allo Stato la scomparsa delle scuole paritarie. Rimangono troppo spesso in ombra le questioni di principio legate all’esistenza di una scuola non statale: se davvero i genitori siano i titolari del diritto/dovere educativo nei confronti dei figli, se si debba garantire ai genitori (o agli stessi studenti) la libertà di scelta educativa, se sia giusto e utile un monopolio statale dell’educazione scolastica, se si possa (o si voglia) parlare sul serio di sussidiarietà nella scuola italiana». Cicatteli ha ragione: quando si parla di scuola paritaria ci sono in gioco grandi questioni (la libertà di scelta educativa, in primis), non è solo questione di soldi. D’altra parte è anche vero che il dibattito pubblico spesso viene catalizzato dai temi più urgenti e la sostenibilità economica delle scuole paritarie cattoliche è uno di questi: non si potrà parlare di libertà di scelta, se non ci sono più scuole tra cui scegliere.

Sempre durante la presentazione è intervenuto anche Mons. Galantino sostenendo che punto di partenza deve essere la responsabilità educativa dei genitori e la libertà che deve essere loro assicurata di poter scegliere la scuola dei figli senza condizionamenti di sorta: economici, pratici, giuridici. La libertà deve essere effettiva o non è libertà”. Mons. Galantino ha anche ricordato come il sistema di istruzione e formazione del nostro Paese rimanga ancora incompiuto sotto almeno tre punti di vista: quello della autonomia (garantita solo per una parte del sistema nazionale), quello della parità (pur sancita dalla legge da ormai 17 anni) e quello della effettiva libertà di scelta, ridotta ad un puro enunciato teorico.

Credo che il rapporto del Centro Studi per la Scuola Cattolica dedicato al valore della parità sia un contributo importante perché mette ulteriormente in risalto un tema su cui il nostro Paese risulta essere fanalino di coda in Europa (anche se per diversi “benpensanti” il confronto con l’Europa su questo argomento non risulta significativo come lo è invece per altri temi).

Parlando di parità non dobbiamo però cadere in «quell’ “eccesso diagnostico”, che non sempre è accompagnato da proposte risolutive e realmente applicabili» di cui parla Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium. Abbiamo già tanti elementi sull’importanza delle scuole paritarie in Italia, in particolare di quelle cattoliche: i molti soldi che fanno risparmiare allo Stato, la buona qualità dei servizi offerti alle famiglie, le pratiche educative innovative. Credo che ora servano, in tempi molto rapidi, dei provvedimenti concreti per garantire un’effettiva parità tra scuole statali e non statali: negli altri Paesi europei ci sono modelli a cui ci potremmo ispirare e che garantiscono alle famiglie un vera libertà, non condizionata da fattori economici. Occorre però una vera volontà.

Credo che anche all’interno della Chiesa (e con Chiesa non mi riferisco solo alla gerarchia, ma faccio riferimento a tutto il popolo di Dio) debba maturare la consapevolezza del ruolo che hanno le scuole cattoliche che devono essere viste non come un’occupazione esclusiva degli ordini religiosi (quando sono rimasti ancora gli ordini religiosi a gestirle), ma come collaboratrici alla missione della Chiesa in ordine all’evangelizzazione, così come ci suggerisce il documento conciliare “Gravissimum Educationis”: elemento caratteristico della scuola cattolica è infatti «di dar vita ad un ambiente comunitario scolastico permeato dello spirito evangelico di libertà e carità, di aiutare gli adolescenti perché nello sviluppo della propria personalità crescano insieme secondo quella nuova creatura che essi sono diventati mediante il battesimo» (GEd 8).