Papa Francesco, la Pedofilia e gli orrori di Caivano

d3cae96c07a3983db142d40c6a5e2685-2332-kLHE-U10408913592T0F-640x320@LaStampa.itdi Antonio Lovascio • Il timone della Chiesa è ben saldo nelle mani di Papa Francesco. Checché ne dica certa stampa, che si ostina ad accentuare la diversità delle posizioni emerse nell’ultimo Sinodo sulla famiglia. L’obiettivo di Bergoglio era ed è tuttora quello di riaffermare il metodo della collegialità, per “seminare con pazienza”. C‘è riuscito e nell’assemblea sinodale ordinaria del 2015 – come in questo numero de “il Mantello della Giustizia” ipotizza il direttore monsignor Andrea Drigani – annuncerà soluzioni che certo non intaccheranno la linea dottrinale e teologica dei suoi  predecessori. Predica “misericordia” il pontefice venuto da lontano, ma la fermezza non gli fa difetto e si accompagna ad una forte capacità di ascolto e mediazione. Lo ha dimostrato del resto su una questione molto scottante per la comunità ecclesiale:  la pedofilia.  Fin dall’inizio della sua missione petrina ha espresso, con fatti concreti, il desiderio di fare pulizia: “tolleranza zero”, dunque, nei confronti di sacerdoti e vescovi  che commettono reati (e peccati) così gravi, come nel caso dell’ex nunzio polacco Josef Wesolowski, messo agli arresti domiciliari. Nessuna preoccupazione di salvare l’immagine della Chiesa, che deve dare l’esempio. Francesco ha incontrato nel luglio scorso – lo aveva già fatto Benedetto XVI, in almeno sei occasioni – un gruppo di vittime con i loro familiari. Due sono le novità della sua azione rispetto a quella di Ratzinger. Ha  costituito una commissione per la tutela dei minori, chiamando a farne parte un numero pari di uomini e di donne. Ha chiesto perdono “per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso”.

La svolta è evidente. Solo negli ultimi dodici mesi  la Congregazione per la Dottrina della Fede ha trattato circa 600 posizioni d’accusa, che in buona parte risalgono a decenni precedenti. Le nuove leggi canoniche e le disposizioni interne messe a punto dalla Santa Sede hanno portato all’espulsione di centinaia di sacerdoti e religiosi indegni. Una linea di rigore giuridico scattata da quando si è saputo dei primi abusi, come ha recentemente confermato un testimone attendibile di quegli anni, l’ex direttore della Sala Stampa Vaticana Joaquin Navarro Valls, riportando alcuni esempi a sostegno: la decisione del 2001 di Giovanni Paolo II di “attribuire alla Congregazione per la Dottrina della Fede poteri speciali, tra cui l’incarico di indagare, valutare e sanzionare questi abusi gravissimi”; la scelta di “cambiare le norme del diritto canonico”, per poter istruire la procedura per via amministrativa “anziché seguendo le antiche norme canoniche”; in ultimo, la linea rigorista di Benedetto XVI “finita nella famosa lettera pastorale del 2010 ai cattolici di Irlanda”.

Sempre guardando al passato, riferendosi alla situazione italiana, il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino ha chiarito che «per un malinteso senso di prudenza, qualche volta è capitato che una persona che fosse accusata di questi crimini – perché nel caso della pedofilia  di crimini si tratta – fosse stata spostata da un’altra parte perché si pensava che così si potesse risolvere il problema>.

Ora le strutture ecclesiali sono state messe in sicurezza. Ma il problema è fuori, in tutti i Paesi del mondo. La rete dei pedofili è ramificata, potente a livello internazionale per il business creato dal turismo sessuale; gode di appoggi, molti e altolocati, anche perché si sta diffondendo a macchia d’olio una cultura violenta e predatoria nei confronti dei bambini, una cultura che si insinua nelle pieghe della tv, della pubblicità. Ancor più ampliata da Internet, che divulga senza ritegno video e pedofoto. Un pezzo di tragica vita reale. Migliaia di fanciulli coinvolti. Persino neonati. Torturati e vessati. Legati ed imbavagliati. Ma anche piccoli nudi “rubati” solo per immagini nelle spiagge e nei campeggi, immediatamente diffuse nei canali pedofili.

Ecco perché il Vaticano, tramite il Sostituto alla Segreteria di Stato monsignor Giovanni Angelo Becciu,  ha invitato il mondo esterno ad ”unire le forze, laici e cattolici, per combattere questa piaga. Senza pregiudizi”. E’ giunta l’ora di allargare il campo visivo: il problema è reale, diffuso nelle famiglie e nella società. Dobbiamo prima di tutto chiederci se l’attenzione è sufficiente, se le leggi sono adeguate. Indubbiamente la lotta contro la pedofilia e lo sfruttamento dei bambini è un capitolo complesso, che richiede lo sforzo congiunto di tutte le istanze sociali: il Parlamento, il servizio pubblico televisivo, la scuola, gli ambienti sportivi. E poi, a livello europeo, l’assemblea di Strasburgo e la Commissione esecutiva di Bruxelles. E, sul piano mondiale, i singoli governi  che devono cooperare con l’Onu.

La Chiesa di Papa Francesco ha fatto e continuerà a fare la sua parte: < Posso dire con certezza  che oggi nei seminari solo giovani  umanamente solidi  e spiritualmente profondi vengono ammessi. E’ così anche in altri settori solitamente a contatto con l’infanzia?> si è giustamente chiesto monsignor Becciu. Invece nel tritacarne mediatico è finita ancora la Chiesa, dopo l’arresto di un vescovo che pagherà per quello che ha fatto.  Finché un bel giorno l’Italia si sveglia e scopre dai giornali e dalle Tv che un casermone di edilizia popolare a Parco Verde di Caivano   (Napoli) è teatro di potenziali stupratori e assassini. Ma a renderlo un palazzo degli orrori non ci sono solo la violenza sessuale e l’omicidio della piccola Fortuna, la morte misteriosa – un anno fa – del suo compagno di giochi Antonio e il terribile sospetto di almeno un’altra bambina abusata. A trasformare gli otto piani (con porte di ferro stile carcere e muri scrostati) in infernali gironi danteschi, c’è un degrado socio-culturale, prima ancora che economico, che attanaglia le vite di chi vi alloggia in una morsa difficile da scardinare. Buona parte degli uomini di quel rione è agli arresti domiciliari o è appena uscita di cella. Giovani madri si prostituiscono per 5 e 10 euro con i vecchi pensionati del quartiere e la compiacenza dei conviventi-sfruttatori. E i bambini non sono bambini, ma adulti abbruttiti in miniatura, con tutte le perversioni che possono derivare da un’allarmante promiscuità sessuale e una dilagante abitudine all’illegalità.

Questo è uno “spaccato” sconvolgente di Napoli , ma in Italia ci sono purtroppo decine e decine di Caivano. E nel mondo quanti sono ? Papa Bergoglio l’ha capito ed anche per questo ha lanciato la sua sfida contro la pedofilia. Perché alle Nazioni Unite e nei Parlamenti, insieme alle sofferenze dei minori feriti o uccisi nelle guerre, si facciano vedere con uno sguardo pieno di vergogna lo scempio della carne innocente, la devastazione ed il trauma di violenze ed abusi sessuali che provocano danni permanenti.