«Giorgio La Pira». La fede cambia la vita e la storia

193 300 Stefano Liccioli
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download (5)di Stefano Liccioli • «In un momento in cui la complessità della vita politica italiana e internazionale necessita di fedeli laici e di statisti di alto spessore umano e cristiano per il servizio al bene comune, è importante riscoprire Giorgio La Pira, figura esemplare per la Chiesa e per il mondo contemporaneo. Egli fu un entusiasta testimone del Vangelo e un profeta dei tempi moderni; i suoi atteggiamenti erano sempre ispirati da un’ottica cristiana, mentre la sua azione era spesso in anticipo sui tempi». E’ un passaggio del discorso che Papa Francesco ha pronunciato in occasione del convegno nazionale delle associazioni e dei gruppi intitolati al Venerabile Giorgio La Pira che si è tenuto in Vaticano venerdì 23 novembre 2018. L’attualità di La Pira richiamata dal Santo Padre è testimoniata anche dalla editoria che continua a pubblicare raccolte di scritti del Sindaco santo oppure saggi e profili biografici su di lui come il recente testo di Valerio Lessi intitolato “Giorgio La Pira. La fede cambia la vita e la storia” (Paoline, 2018). Nel presentare la sua opera l’autore prende spunto da una frase del Cardinal Benelli:«Nulla può essere capito di Giorgio La Pira se non è collocato sul piano della fede. Tutto, al contrario, diventa chiaro se si pone in un’ottica soprannaturale». E’ con questa chiave di lettura che Lessi intende interpretare i diversi passaggi della vita del Professore. Non solo dunque una ricostruzione della sua biografia, bensì una riflessione approfondita su tutte quelle visioni di fede che hanno fondato questa o quell’iniziativa di La Pira. «Per lui La fede – scrive Lessi – non è un pietismo formalistico e non è il rivestimento spirituale di una vita che continua a scorrere secondo altri criteri. La fede è il criterio, è l’ipotesi di lavoro». E’ così che si ripercorrono gli anni siciliani di La Pira, la sua conversione, il trasferimento a Firenze, l’apostolato in università, la nascita della Messa del Povero nella chiesa di San Procolo. Uno spazio è dedicato anche al periodo della guerra durante il quale La Pira, tra il 1943 ed il 1944, dovette allontanarsi da Firenze perché ricercato dalla polizia fascista. Non poteva mancare poi una presentazione del Professore e del suo contributo nell’assemblea costituente così come della sua esperienza di sindaco di Firenze. Tutti questi passaggi vengono ricostruiti, come si diceva, con un’attenzione particolare più che alla ricostruzione dettagliata dei fatti (che comunque si presenta accurata e puntuale) alle radici di fede di cui certe scelte politiche sono il frutto: si pensi alla vicenda della crisi della Pignone, alla costruzione di case in una città in espansione demografica, in generale alle “attese della povera gente”.

In questa ottica è degno di nota il capitolo intitolato “I pilastri dell’esperienza di fede di Giorgio La Pira” in cui, facendo riferimento ad una lettera scritta da La Pira in occasione della Pasqua del 1970, viene messo in luce tutto ciò in cui ha creduto ed ha mosso la sua vita: la fede ferma nella resurrezione di Cristo, un fatto da cui dipende la storia intera degli uomini e del cosmo, l’amore per la Vergine Maria, la fedeltà ai sacramenti ed alla preghiera così come alla Chiesa. Su quest’ultimo aspetto viene riportata una frase di Fioretta Mazzei, amica e collaboratrice di La Pira:«Fedeltà alla Chiesa, assoluta, fu la sua unica preoccupazione. Il dubbio di poterle non essere fedele era la sola cosa capace di farlo star male fino all’inverosimile».

Significative anche le pagine del libro dedicate alle amicizie del Professore anche queste intese come compagnie nel cammino insieme a Cristo verso il Padre. Ed a proposito di legami come non citare quello con don Raffele Bensi, parroco di San Michele Visdomini e padre spirituale di La Pira dal momento del suo arrivo a Firenze fino agli ultimi giorni di vita.

Un ampio spazio del volume di Lessi è riservato anche al Giorgio La Pira costruttore di pace: i suoi viaggi a Mosca ed in Viet Nam mossi non tanto da strategie diplomatiche, ma dal fatto che “gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9).

Concludo con le parole dell’autore:«Guardare alla vita ed alle opere di La Pira a partire dalla sua ipotesi di lavoro, la fede, permette di saper distinguere ciò che rimane valido della sua testimonianza da ciò che invece è frutto delle circostanze e dei condizionamenti storici. […] Possiamo insomma riferirci alla fede di La Pira ed imparare da lui che la fede è un grande fattore di cambiamento nella vita personale e nella storia del mondo».

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Stefano Liccioli

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