Cristianofobia – Le persecuzioni dei cristiani

 

trasferimentodi Carlo Parenti •  Il rimuovere in Francia (maggio 2015) un grande gruppo scultoreo dedicato a Giovanni Paolo II perché incompatibile con le leggi di separazione fra Chiesa e Stato, trattandosi di un’opera troppo «vistosa»; il cancellare a Firenze, nei giorni della presenza papale, una visita scolastica alla mostra “Bellezza divina”, per non urtare le famiglie non cattoliche; l’impedire a novembre 2015 la visita del vescovo di Cagliari a una scuola per lo stesso motivo. Ciò significa alzare muri e abbattere ponti. Si tratta di una pericolosa deriva del pensiero.

Occorre poi riflettere poi sulla ben più grave realtà della condizione dei cristiani nel mondo e alla violenza che subiscono specie in Medio Oriente, nell’Africa subsahariana e perfino in India e in Estremo Oriente. Essi sono infatti ridotti al silenzio e assassinati a migliaia. Il saccheggio di chiese e abitazioni e la profanazione di cimiteri sono all’ordine del giorno, così come crocifissioni, roghi di persone vive, mutilazioni, decapitazioni a colpi di accetta. Tutto ciò accade nel silenzio della comunità internazionale, dimentica del fatto che «la libertà di pensiero, di coscienza e di religione» è sancita dalla Dichiarazione dei diritti dell’Uomo. Anche gli ebrei e i musulmani, osserva René Guitton nel libro Cristianofobia1, sono perseguitati, ma il riconoscimento delle loro sofferenze non deve avvenire al prezzo della negazione di quelle dei cristiani. Vi sono forse-osserva l’autore- vittime buone e vittime cattive, vittime di cui si deve parlare e altre riguardo alle quali si deve tacere?

E il tacere sembra la chiave con cui il mondo affronta questa strage. Papa Francesco, nel messaggio urbi et orbi pronunciato il giorno di Pasqua, 5 aprile 2015, dalla loggia della Basilica Vaticana, ha ricordato «i fratelli perseguitati» solo perché cristiani. Li aveva già ricordati al termine della Via Crucis del Venerdì Santo 2015 al Colosseo, rivolgendosi al «Cristo crocifisso e vittorioso» con queste parole: «In Te, divino amore, vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice». E ancora, nel successivo Lunedì dell’Angelo, salutando dopo il Regina Coeli la delegazione del Movimento Shalom che fa capo a don Andrea Cristiani, «arrivata dalla Toscana all’ultima tappa della staffetta solidale per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo» ha detto:

Il vostro itinerario sulle strade è finito, ma deve continuare da parte di tutti il cammino spirituale di preghiera intensa, di partecipazione concreta e di aiuto tangibile in difesa e protezione dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, perseguitati, esiliati, uccisi, decapitati per il solo fatto di essere cristiani. Loro sono i nostri martiri di oggi, e sono tanti, possiamo dire che sono più numerosi che nei primi secoli. Auspico che la Comunità Internazionale non assista muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine, che costituisce una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari. Auspico veramente che la Comunità Internazionale non volga lo sguardo dall’altra parte”.

Papa Francesco ha così da ultimo2 ricordato:

Gesù preannuncia ai discepoli il rifiuto e la persecuzione che incontreranno: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome» (cfr Mt 10,v. 22). Ma perché il mondo perseguita i cristiani? Il mondo odia i cristiani per la stessa ragione per cui ha odiato Gesù, perché Lui ha portato la luce di Dio e il mondo preferisce le tenebre per nascondere le sue opere malvage (…)Anche oggi la Chiesa, per rendere testimonianza alla luce e alla verità, sperimenta in diversi luoghi dure persecuzioni, fino alla suprema prova del martirio. Quanti nostri fratelli e sorelle nella fede subiscono soprusi, violenze e sono odiati a causa di Gesù! Io vi dico una cosa, i martiri di oggi sono in numero maggiore rispetto a quelli dei primi secoli. Quando noi leggiamo la storia dei primi secoli, qui, a Roma, leggiamo tanta crudeltà con i cristiani; io vi dico: la stessa crudeltà c’è oggi, e in numero maggiore, con i cristiani. Oggi vogliamo pensare a loro che soffrono persecuzione, ed essere vicini a loro con il nostro affetto, la nostra preghiera e anche il nostro pianto. Ieri, giorno di Natale, i cristiani perseguitati nell’Iraq hanno celebrato il Natale nella loro cattedrale distrutta: è un esempio di fedeltà al Vangelo. Nonostante le prove e i pericoli, essi testimoniano con coraggio la loro appartenenza a Cristo e vivono il Vangelo impegnandosi a favore degli ultimi, dei più trascurati, facendo del bene a tutti senza distinzione; testimoniano così la carità nella verità”.

1 Cristianofobia, la nuova persecuzione, Torino, Lindau, 2010.

2 ANGELUS del 26 dicembre 2016