Papa Francesco da San Pio da Pietrelcina

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pietrelcina-6di Leonardo Salutati • Il prossimo 17 marzo 2018 il Santo Padre si recherà in visita nella Diocesi di Benevento e in quella di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. Due diocesi strettamente legate alla vita di San Pio da Pietrelcina (1887-1968). Nella prima, luogo di nascita del Santo, sarà ricordato il centenario della sua stimmatizzazione (20 settembre 1918), nella seconda il 50° anniversario della sua morte avvenuta il 23 settembre 1968.

Così facendo Papa Francesco si colloca sulla scia dei suoi predecessori che, unanimemente, avevano intravisto e riconosciuto l’elevato spessore della testimonianza sacerdotale in quel religioso che sarebbe stato poi elevato sugli altari quale faro di santità. Papa Benedetto XV fu il primo Pontefice che incrociò la vita di Padre Pio di cui era convinto che fosse un santo. Pio XI, essendo molto amico di Padre Gemelli, all’inizio del suo pontificato appoggiò le idee di Gemelli, ma in seguitò si dissociò varie volte dalle decisioni dei Cardinali del Sant’Uffizio. Pio XII, appena eletto Papa disse: «Lasciate in pace Padre Pio» e vide raccolto il suo appello, espresso il 17 febbraio 1942 mentre la seconda guerra mondiale sconvolgeva l’Italia, l’Europa e il mondo, affinché molti si riunissero a pregare insieme per la pace, con la costituzione da parte di Padre Pio dei Gruppi di Preghiera.

San Giovanni XXIII era un sostenitore di Padre Pio, ma nel 1960, di fronte a una mole di documenti che gli furono portati dal generale dei Cappuccini, risultati poi falsi, ma che accusavano il Padre di delitti contro i voti di povertà, di castità e di obbedienza, non potette, suo malgrado, non ordinare una ennesima visita apostolica che, data l’età del religioso, fu tra le più severe e dolorose. In seguito Papa Giovanni scoprì, con sollievo, di essere stato imbrogliato. Il Beato Paolo VI fu sempre un estimatore di Padre Pio dal quale, a sua volta, è stato sempre sostenuto nel suo difficile pontificato. A lui è indirizzata dal Santo una delle ultime lettere, il 12 settembre 1968 pochi giorni prima di morire, dove rinnovava la sua obbedienza e il suo sostegno al Papa, in occasione della pubblicazione della Lettera Enciclica Humanae vitae che suscitò tanto scalpore, accrescendo il cruccio del Santo Padre già molto provato da vari altri avvenimenti in quei difficili anni postconciliari. Paolo VI il 20 febbraio 1971, ad appena tre anni dalla morte del santo frate, parlando ai Superiori dell’Ordine Cappuccino, dirà di lui: «Guardate che fama ha avuto, che clientela mondiale ha adunato intorno a sé! Ma perché? Forse perché era un filosofo? Perché era un sapiente? Perché aveva mezzi a disposizione? Perché diceva la Messa umilmente, confessava dal mattino alla sera, ed era, difficile a dire, rappresentante stampato delle stimmate di nostro Signore. Era un uomo di preghiera e di sofferenza». Infine Papa Wojtyla, testimone diretto di strepitosi miracoli, è stato il promotore e sostenitore del processo di beatificazione e poi di canonizzazione.

Il giornalista Ignazio Ingrao in un suo libro del 2016, ha indagato sulla inaspettata devozione di Papa Francesco verso San Pio, le cui spoglie, insieme a quelle di San Leopoldo Mandic, volle a Roma in occasione del Giubileo della Misericordia. Infatti, fino a quel momento, mai papa Francesco aveva citato San Pio nei suoi discorsi e nelle sue omelie e non si conoscono libri o pubblicazioni in cui si parli di un legame tra Bergoglio e il Santo del Gargano. In realtà nel 2002, quando Bergoglio era già cardinale di Buenos Aires, fu incuriosito dal clamore mediatico della canonizzazione di San Pio, di cui aveva fino a quel momento notizie solo frammentarie, e dalla scoperta in tale occasione della diffusione capillare dei gruppi di preghiera nella capitale argentina. Lo racconta padre Marciano Morra, per venticinque anni segretario generale dei gruppi di preghiera, che incontrò gli inviati del Card. Bergoglio a San Giovanni Rotondo ad approfondire la conoscenza di San Pio e dei suoi gruppi di preghiera e che fu invitato, insieme a Mons. Ruotolo, allora presidente di Casa Sollievo della Sofferenza e dei gruppi di preghiera, a recarsi in Argentina per avere un colloquio personale con Bergoglio.

Accettato l’invito fu organizzato l’incontro, durante il quale furono fornite tutte le notizie relative ai gruppi di preghiera che, fin dalla loro nascita nel 1942, furono sollecitati da Padre Pio a nutrirsi della Sacra Scrittura, cosa non comune prima del Concilio Vaticano II. Questo aspetto colpì molto Bergoglio insieme al tema delle opere di carità, in quanto i gruppi di preghiera non sono solo un movimento di orazione ma si propongono anche di portare aiuto ai bisognosi. Testimonianza vivente di questa attività è Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale di San Giovanni Rotondo voluto personalmente da San Pio, oggi anche “Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico” e centro di eccellenza internazionalmente riconosciuto.

Un ulteriore approfondimento che emerse da quell’incontro e che colpì il futuro Papa, fu la dedizione di San Pio al ministero della Riconciliazione che lo rese un vero “apostolo del confessionale”, da dove espresse il massimo della sua carità verso il prossimo accogliendo, per oltre 50 anni, moltissime persone che accorrevano al suo ministero, al suo consiglio e al suo conforto e da dove faceva rinascere la fede, distribuendo grazia e portando luce.

In definitiva, da quell’incontro a Buenos Aires nacque un profondo legame tra Bergoglio e San Pio emerso in occasione del Giubileo, quando il Papa argentino fece di San Pio un simbolo della Misericordia e che, in occasione delle due ricorrenze del 2018, dopo le visite di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, sarà rinnovato e rafforzato con la visita di Papa Francesco a Pietrelcina e a San Giovanni Rotondo.

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Leonardo Salutati

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