In ricordo di Leone Piccioni

download (1)di Giovanni Pallanti • Leone Piccioni è morto il 15 Maggio a Pienza. Aveva 93 anni. Era figlio di Attilio Piccioni già Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Esteri, fondatore della Democrazia Cristiana. Leone è stato uno dei più grandi critici letterari del Novecento. Cattolico ma senza nessuna bigotteria. Ispirato cristianamente alla vita culturale e politica, come il padre Attilio che fu collaboratore della rivista “Rivoluzione Liberale” di Piero Gobetti, ha studiato la genesi delle poesie di Giuseppe Ungaretti di cui era grande amico. Leone Piccioni si era formato all’Università di Firenze alla scuola di Giuseppe De Robertis che ebbe tra gli allievi anche Giorgio Luti e Luigi Baldacci. Piccioni con De Robertis maturò la sua professione di critico diventando al contempo studioso della letteratura italiana e critico militante. Solo Carlo Bo può essere messo al pari e forse qualcosa di più, di Piccioni. Carlo Betocchi, Nicola Lisi, Mario Luzi sono stati compagni di strada di Leone. Con Mario Luzi aveva scelto come residenza la cittadina di Pienza fondata da Enea Piccolomini passato alla storia come Pio II°. Anche Mario Luzi è stato oggetto dello studio di questo grande critico letterario definito dagli amici diretto, franco, leale tanto nei confronti di ciò che leggeva quanto nella quotidianità dei rapporti di amicizia. Leone Piccioni non conosceva l’ambiguità. Una sua allieva Silvia Zoppi Garampi ha detto del suo metodo critico:” la sua critica era un corpo a corpo con la poesia, perché legata da amicizia , al contatto diretto, ai rapporti epistolari. La letteratura e il suo vissuto erano per lui una cosa sola”, come diceva Carlo Bo e come l’amicizia che lo ha legato a Ungaretti e a Luzi, ha ben dimostrato. Di Giuseppe Ungaretti, Piccioni, è stato lo studioso più importate pubblicando numerosi studi. Dopo avere diretto la prestigiosa trasmissione “L’Approdo” per la Rai, il critico letterario cattolico si era dedicato ad una vita di studi e agli amici con cui amava spesso andare a pranzo e a cena con uno spirito allegro e giovanile. Fino agli ultimi giorni della sua vita. La sua morte rappresenta una grande perdita per la cultura italiana.