«Minorità: la forma di Francesco. Attualità inattuale» di Domenico Paoletti

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minorita-la-forma-di-francescodi Dario Chiapetti · Domenico Paoletti (1955), frate minore conventuale, docente stabile di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università “San Bonaventura” di Roma, dove è stato Preside per due mandati, presenta al pubblico «Minorità: la forma di Francesco. Attualità inattuale» (Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2020, 129 pp.). Tale testo presenta in modo sintetico i tratti principali della nozione di minorità, colti sotto molteplici punti vista: biblico; dell’esperienza di Francesco; di Chiara; dell’Ordine; di tematiche quali l’ecologia, il dialogo e l’economia; del magistero di papa Francesco.

Innanzitutto, l’Autore mette in luce come il concetto di minorità sia proprio di Dio stesso, così come è rivelato dalla Scrittura. In primo luogo, nella Bibbia si incontra il Dio che crea contraendosi – è questa una lettura ebraico-cabalistica che l’Autore richiama e che questi collega addirittura a livello trinitario sulla base dell’affermazione di Francesco “Tu sei umiltà” – e che suggerisce la fondazione di una ontologia in cui la relazione reciproca sembra essere considerata la categoria ontologica ultima. Dio si rivela minore poi nell’Esodo, mettendosi dalla parte degli indifesi, fino al suo pieno disvelamento in Gesù Cristo il quale si spoglia della sua condizione di gloria per assumere quella di servo, segnata dalla povertà, dall’indigenza, fino alla morte per amore.

L’esperienza di Francesco nasce proprio dall’incontro col Dio minore rivelato in Gesù Cristo che egli riconosce nel crocifisso di san Damiano così come nei lebbrosi. È così che Francesco riceve la minorità che egli vive innanzitutto nei confronti di Dio stesso come accettazione stupita del dono, e che poi si traduce in fraternità, sia con i compagni che con tutte le creature. Essa mira a stabilire relazioni all’insegna della reciprocità, intensa sia come disponibilità non solo a donare ma anche a ricevere il dono dell’altro/che è l’altro, sia come movimento verso l’altro, atto a promuovere nell’altro la risposta, non tanto per appagare il desiderio di contraccambio, quanto per suscitare nell’altro il farsi fratello minore e quindi l’amore. Questa minorità si fa dialogo, che significa innanzitutto far passare l’altro da nemico a ospite, così come avvenne nell’incontro col Sultano, sia per quest’ultimo che per Francesco. Non da ultimo la minorità si fa cura ecologica giacché la creazione è riconosciuta non indifferente o soggiogata all’uomo ma sorella a cui dar voce per lodare Dio. La crisi ecologica attuale è quindi crisi socio-ecologica, in quanto si radica nel decadimento di rapporti di minorità tra gli uomini e chiede una differente economia che sappia interpretare maggiormente la minorità come «codice relazionale» che scaturisce dalla sorpresa di un Dio minore.download (1)

L’Autore riflette poi sul passaggio, che si è verificato a volte nella storia, dalla minorità di Francesco al minoritismo dei francescani, ossia dal carattere subordinativo del porsi e concepirsi di Francesco, che scaturisce dall’incontro col Dio minore, a quello dominativo dei suoi seguaci, i quali sono a volte caduti nella tentazione di esercitare la loro minorità come forma di superiorità o, meglio, di affermare la povertà senza che questa scaturisca dalla minorità.

Il testo si chiude col capitolo: «L’utopia della minorità è Chiara». In esso l’Autore mostra come Chiara non sia solo una plantula di Francesco (idea promossa da lei stessa) ma l’attuazione più piena della minorità – certo non possibile senza Francesco – sia perché l’utopia di Francesco incontrò da subito difficoltà e in qualche modo e in certa misura la arrestò, sia perché tale plantula fu «più forte e decisa del suo piantatore». Chiara, che già prima di incontrare Francesco, era dedita al servizio dei poveri, riesce a realizzare compiutamente l’essere minoritico innanzitutto grazie alla sua sensibilità femminile innamorata di Gesù «sposo celeste», che rivela, secondo l’Autore, un «cristocentrismo […] forse più evidente e immediato di quello di Francesco». Secondo poi, anche «la paupertas in Chiara ha connotati più mistici, assoluti e radicali», è Chiara che chiese con decisione al “signor papa”, il privilegium paupertatis. Esso fu vissuto concretamente nei confronti delle sue sorelle, ad esempio nel suo lavare i piedi, non solo alle servientes ma a tutte, sebbene Abbadessa, carica che non voleva ma che accettò per obbedienza verso Francesco. Ella poi dette forma alla minorità nel suo governo «in modo ancora più materno di Francesco» anche istituendo il «consiglio delle discrete per un’animazione corresponsabile della comunità».

Ecco tracciati gli aspetti principali che per Paoletti fanno della minorità un’attualità – ancora oggi tanta gente è affascinata dal Santo d’Assisi – inattuale – che rinnega l’immagine di uomo come individuo autocentrato per affermare quella di fratello minore. Ecco che la minorità si pone, secondo l’Autore, sotto la carica tensionale tra utopia e topia, tra il già e non ancora, tra l’attesa e il progetto.

Come viene ricordato in chiusura del testo, Papa Francesco, nell’incontrare i membri della Famiglia Francesca del Primo Ordine e del Terzo Ordine Regolare nel 2017, ha affermato che, non la fraternità, non la povertà, ma la minorità è l’«elemento costitutivo» della vocazione e della missione francescana. La minorità, quale luogo dell’incontro con Dio, con i fratelli e le sorelle, tutti gli uomini e le donne e con tutto il creato, è il segno distintivo del carisma di Francesco che è così attuale per la sua inattualità. E il testo di Domenico Paoletti, con tratti rapidi, precisi ed efficaci, ricorda alla Famiglia Francescana e a tutti la forza di un Dio minore e dell’uomo come fratello minore per la realizzazione di una fraternità cosmica.

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Dario Chiapetti

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