La diligenza del buon padre di famiglia e la legge vaticana sugli appalti

550 364 Andrea Drigani
  • 0

jpeg-fbdi Andrea Drigani · Nel diritto romano la nozione di «diligentia» («diligenza») era il criterio interpretativo circa l’adempimento delle obbligazioni che veniva poi concretamente precisato con le espressioni: «diligentia diligentis patris familias» e «exactissima diligentia custodiendae rei», tenendo presente che nella custodia s’intende anche la cura. Questa «diligentia» dal diritto romano è poi passata, e tuttora permane in molti ordinamenti civili. A ciò si è espressamente riferito Papa Francesco nel Motu Proprio del 19 maggio 2020 col quale ha emanato le norme sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Il Papa ha esordito osservando che la diligenza del buon padre di famiglia è principio generale e di massimo rispetto, sulla base del quale tutti gli amministratori sono tenuti ad attendere alle loro funzioni; in particolare per quanto attiene agli appalti, la possibilità di realizzare economie grazie alla selezione di molteplici offerte è decisiva, dice ancora il Papa, nella gestione dei beni pubblici, ove è ancora più sentita e urgente l’esigenza di un’amministrazione fedele e onesta. Il nuovo testo legislativo, un vero e proprio codice degli appalti, consta di 86 articoli più altri 12 sul contenzioso, assume la Convenzione dell’ONU contro la corruzione sottoscritta a Merida dal 9 all’11 dicembre 2003 e vengono sostituite le precedenti norme. La finalità prioritaria di questa legge vaticana sugli appalti è quella dell’impegno sostenibile dei fondi interni, della trasparenza delle procedure di aggiudicazione, della parità di trattamento e della non discriminazione degli offerenti, mediante misure in grado di contrastare gli accordi illeciti in materia di concorrenza e la corruzione. Per questo vengono previste procedure di verifica e di controllo, con speciale riferimento alle disposizioni sul conflitto d’interesse che, come è stato osservato, in Vaticano si tratta di un tema particolarmente sensibile, onde evitare qualsiasi distorsione della concorrenza. Saranno esclusi dall’iscrizione all’apposito Albo e dalla partecipazione alle gare operatori economici che siano in quel momento sottoposti a indagine, a misure di prevenzione o condanne in primo grado per partecipazione ad organizzazione criminale, corruzione, frode, reati terroristici, per riciclaggio di proventi di attività criminose e sfruttamento del lavoro minorile. Nel codice vaticano degli appalti si stabilisce, poi, che tutti i beni e i servizi, sotto pena di nullità del relativo contratto, sono ordinariamente acquisiti dagli enti in modo centralizzato. Gli enti centralizzati sono due: l’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) relativamente ai dicasteri della Curia Romana e alle istituzioni collegate dalla Santa Sede ed il Governatorato per lo Stato della Città del Vaticano. Fino ad oggi, di fatto, non era così poiché i vari organismi agivano spesso come isole staccate dal contesto generale. Presso la Segreteria dell’Economia, che viene ulteriormente confermata nel suo ruolo di vigilanza, viene istituito un elenco dei dipendentiVincenzo-Buonomo-1024x744 e degli incaricati professionali temporanei abilitati a svolgere le funzioni di progettista perito e di membro della commissione giudicatrice. Saranno sorteggiati e parteciperanno a rotazione alle commissioni. Sono molte dettagliate le incompatibilità con l’iscrizione all’elenco, tra le quali c’è la parentela fino al quarto grado e l’affinità fino al secondo grado di un soggetto riferibile ad un operatore economico che abbia presentato offerta, come pure l’essere socio o l’esserlo stato nei cinque anni precedenti di un operatore economico che abbia presentato offerta. Il professor Vincenzo Buonomo, Rettore della Pontificia Università Lateranense e Consigliere dello Stato della Città del Vaticano, uno dei protagonisti della stesura della nuova legge vaticana, ha rilevato che: «Se l’elaborazione di queste norme è il risultato di un impegno quadriennale, l’esigenza della loro redazione è nella volontà di Papa Francesco di dare continuità alle riforme avviate sugli assetti economici e sui criteri di gestione della Curia Romana e dello Sato della Città del Vaticano. Nella nuova normativa – ha concluso – si ritrova l’idea della Dottrina Sociale della Chiesa di legare l’azione alle reali esigenze di una comunità».

image_pdfimage_print