Annunciamo il Vangelo per placare l’ansia di Gesù

primopiano_7519di Stefano Liccioli • Con la fine di ottobre si è concluso il mese missionario straordinario indetto da Papa Francesco per il centesimo anniversario della lettera apostolica “Maximum Illud” di Papa Benedetto XV. Il tema del mese, “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”, ha il merito a mio avviso di mettere in evidenza il legame tra il sacramento del Battesimo e la missionarietà: l’adesione di fede a Gesù Cristo comporta necessariamente l’annuncio del Vangelo. Ha scritto Papa Francesco nel messaggio per la giornata missionaria mondiale:«Così, nella paternità di Dio e nella maternità della Chiesa si radica la nostra missione, perché nel Battesimo è insito l’invio espresso da Gesù nel mandato pasquale: come il Padre ha mandato me, anche io mando voi pieni di Spirito Santo per la riconciliazione del mondo (cfr Gv 20,19-23; Mt 28,16-20)». Il Pontefice, nel proseguo del testo, tocca inevitabilmente l’argomento della cosiddetta “missio ad gentes”:«Anche oggi la Chiesa continua ad avere bisogno di uomini e donne che, in virtù del loro Battesimo, rispondono generosamente alla chiamata ad uscire dalla propria casa, dalla propria famiglia, dalla propria patria, dalla propria lingua, dalla propria Chiesa locale. Essi sono inviati alle genti, nel mondo non ancora trasfigurato dai Sacramenti di Gesù Cristo e della sua santa Chiesa».

Ma il profondo valore di radicare nel Battesimo l’azione missionaria dei cristiani fa sì che l’annuncio della Parola di Dio e la testimonianza del Vangelo non siano un compito riservato a pochi, a degli specialisti del settore, ma un mandato per ogni cristiano:«Ogni battezzata e battezzato è una missione. Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita. Nessuno è inutile e insignificante per l’amore di Dio. Ciascuno di noi è una missione nel mondo perché frutto dell’amore di Dio».

In questa prospettiva ogni battezzato, nessuno escluso, si deve sentire coinvolto nell’azione evangelizzatrice della Chiesa, ciascuno nel proprio stato di vita. E’ un richiamo importante per tutti i laici che spesso non sono consapevoli del ruolo particolare che hanno in virtù di essere incorporati a Cristo nel battesimo e di vivere nel secolo. A tal proposito è sempre bene ricordare cosa afferma la Lumen Gentium:«Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità». (LG 31) Sono sempre più convinto che la vera valorizzazione dei laici non sia nell’affidarli maggiori compiti un tempo riservati a sacerdoti e religiosi, ma nel formarli e renderli consapevoli che sono chiamati ad essere “sale della terra e luce del mondo” nell’ambiente in cui lavorano, studiano o nelle proprie famiglie, lì dove i membri dell’ordine sacro fanno più fatica ad arrivare.primopiano_8811

Sul modo in cui portare questo annuncio Papa Francesco nell’omelia della Santa Messa per la Giornata Mondiale Missionaria dello scorso 20 ottobre ha detto:«L’annuncio credibile non è fatto di belle parole, ma di vita buona: una vita di servizio». In tal senso vale la pena ribadire che le parole ammoniscono, ma gli esempi trascinano. San Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi ricordava:«L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». (EN, 41), ma sempre San Paolo VI precisava:«[…] Anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata – ciò che Pietro chiamava «dare le ragioni della propria speranza» – esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù. La Buona Novella, proclamata dalla testimonianza di vita, dovrà dunque essere presto o tardi annunziata dalla parola di vita». (EN 22). Una testimonianza ed un annuncio che sono resi a tutti, come ha indicato nella suddetta omelia Papa Francesco:«Il testimone di Gesù va incontro a tutti, non solo ai suoi, nel suo gruppetto». Il mio augurio è che la conclusione del mese di ottobre dischiuda e rafforzi la consapevolezza che ciascuno di noi “è una missione su questa terra” (EG 273). Ancora Papa Bergoglio:«Siamo qui per testimoniare, benedire, consolare, rialzare, trasmettere la bellezza di Gesù. Coraggio, Lui si aspetta tanto da te! Il Signore ha una sorta di ansia per quelli che non sanno ancora di essere figli amati dal Padre, fratelli per i quali ha dato la vita e lo Spirito Santo. Vuoi placare l’ansia di Gesù? Vai con amore verso tutti, perché la tua vita è una missione preziosa: non è un peso da subire, ma un dono da offrire. Coraggio, senza paura: andiamo verso tutti!».