Chi è come Dio? San Michele ancora oggi…

Nelle grandi visioni del libro di Daniele, Michele viene detto ancora “principe” delle schiere, ma viene anche definito come colui che corre in aiuto nella battaglia (Dn 10) e che vigila sul popolo di Dio (Dn 12). L’episodio dei tre giudei salvati dalla fornace ardente in Dn 3, con l’intervento di un angelo protettore – sebbene nella tradizione sia spesso stato riconosciuto come un’ulteriore occorrenza su Michele – formalmente non può essere considerato tale, perché appaiono troppo generici i rimandi alla sua figura.

Infine, nell’Apocalisse Michele – guidando le schiere celesti alla vittoria contro il diavolo e i suoi angeli – partecipa con un ruolo di primo piano alla vittoria escatologica del bene sul male, quella che apre la nuova era e traccia le linee definitive della storia della salvezza.

Come pare avere un’incredibile valenza attuale il significato del nome dell’arcangelo Michele. Come noto, il nome di Michele nasconde la frase “chi è come Dio”. Cioè, il suo nome nasconde una dichiarazione di fede sulla assoluta preminenza di Dio su ogni creatura del cielo e della terra. “Chi è come Dio?”: agli occhi del credente è una domanda retorica, che chiede una risposta unica: “Nessuno!”. Eppure, anche la vita del credente può essere condotta a non riconoscere che non c’è niente e nessuno che si possa paragonare a Dio.

Michele, la sua figura di angelo fedele, la sua missione nella storia della salvezza, la sua spada sguainata, il drago ai suoi piedi e la sua bilancia… ricordano ad ogni uomo che la via dell’idolatria – sempre alla portata di mano – si sconfigge riconoscendo che non c’è nessuno come Dio. In questo unico modo.