Esperanto, ovvero il sogno di una lingua universale

Inutile dirlo, ma questo desiderio di una lingua universale che possa aiutare la comprensione reciproca tra i popoli e tra le persone, rimanda ad un episodio fondamentale della nostra fede. Rimanda al momento in cui un gruppo di credenti in un uomo che era Dio, che era morto e poi risorto, mentre sono raccolti in preghiera, ricevono dall’alto la capacità di farsi comprendere dagli altri. Il brano che dice «siamo Parti, Medi, Elamiti… e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio» (Atti 2,9-11) è stampato nella memoria di ogni cristiano. E che cosa indica quell’episodio, cosa vuol significare quel giorno di Pentecoste, se non che il desiderio della comprensione tra i popoli finalmente si realizza?