«Etica teologica della vita»

di Gianni Cioli · Il pomeriggio del 23 gennaio 2023, a Firenze, presso La Facoltà teologia dell’Italia centrale, si è tenuto un Seminario di studio organizzato congiuntamente dall’Associazione teologica italiana per lo studio e della Teologia morale (ATISM), Sezione Centro e dalla Facoltà. L’evento era previsto prevalentemente in presenza con la possibilità di seguirlo on line, ma, a causa del mal tempo che ha paralizzato il centro Italia proprio nella data prevista, la maggior parte dei partecipanti, fra cui due dei tre relatori, hanno seguito interattivamente gli interventi da remoto.

Il Seminario ha inteso approfondire, e anche dibattere, il testo della recente pubblicazione Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche (Libreria Editrice Vaticana 2022), curata da mons. Vincenzo Paglia e dedicata agli Atti del Seminario del novembre 2021, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita.

La pubblicazione è articolata in 12 capitoli, preceduti da un “testo base” sulle principali questioni riguardanti la vita umana dal punto di vista dell’etica teologica che, redatto su mandato della Pontificia Accademia per la Vita da un gruppo di teologhe e di teologi, è stato oggetto del confronto seminariale che ha permesso di dare corpo al contenuto del libro.

Scorrendo i titoli dei capitoli si coglie immediatamente che si è inteso collocare i temi bioetici in un frame metatetico e, soprattutto, di Teologia morale fondamentale.

Questo appare con evidenza dalle tematiche dei primi cinque capitoli, nei quali, si parte da una sintesi dei punti più rilevanti dei discorsi e dei documenti sulla vita di papa Francesco; si passa a interpretare l’insegnamento sulla vita nella Bibbia; si considerano gli elementi principali della cultura odierna; si propone un’ermeneutica della tradizione magisteriale e teologica rispetto al quinto comandamento; si approfondiscono i temi della coscienza, della norma e del discernimento morale.

I capitoli da 6 a 10 sono invece dedicati alle grandi domande antropologiche, etiche e teologiche: casa comune e prospettiva globale; nascere, amare e generare; il soffrire e la vita «messa alla prova»; età della vita e gioia della vita offerta; la morte, il compimento dell’esistenza e la cura del morente.

Gli ultimi due capitoli considerano, rispettivamente, le sfide etiche emergenti nell’epoca contemporanea e l’orizzonte escatologico dischiuso dalla rivelazione.

Secondo Jorge José Ferrer, che al volume ha dedicato una articolata nota su La Civiltà cattolica (Quaderno 4129, Anno 2022, Volume III pp. 60 – 71), un elemento trasversale, qualificante quest’opera, sarebbe lo sforzo di rileggere l’etica della vita ascoltando le sollecitazioni che papa Francesco ha rivolto ai teologi, senza tralasciare gli aspetti controversi che attualmente segnano il confronto in campo bioetico. Si tratterebbe, inoltre, di un contributo che, per l’ampiezza degli argomenti e la pluralità di punti di vista degli autori che sono intervenuti, presenterebbe un carattere marcatamente inclusivo e, per così, sinodale.

Il Seminario di studio svoltosi a Firenze ha inteso collocarsi in quest’orizzonte, articolandosi in tre interventi, seguiti da un dibattito.

Il primo, di Pier Davide Guenzi, Presidente dell’ATISM, è consistito in una presentazione del “testo base” del quale sono state illustrati aspetti peculiari, novità, approccio, criticità. Dal “testo base” e dal complessivo sviluppo dei capitoli emergerebbe in particolare l’invito ad elaborare un’etica teologica della vita culturalmente situata ma che sappia superare il rischio dello storicismo radicale e della relativizzazione della possibilità di distinguere tra il bene e del male. Il documento farebbe appello a un’etica più sapienziale che normativa, più argomentativa che assertiva, attenta a valorizzare le prerogative della coscienza personale e il ruolo del discernimento prudenziale nella soluzione delle questioni morali. L’etica teologica, secondo il “testo base”, prendendo umilmente coscienza della propria marginalità, dovrebbe anche porre attenzione a curare la coerenza delle proprie affermazioni e dovrebbe adottare una forma espressiva comprensibile e argomentabile di fronte agli altri saperi senza rinunciare, tuttavia, a esprimere la propria originalità per corrispondere alle attese degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Il secondo intervento, di Maurizio Pietro Faggioni, Ordinario di Bioetica all’Accademia Alfonsiana, pur essendo dedicato alle questioni relative al fine vita, con particolare riferimento al cap. X del volume, prima di affrontare le specifiche tematiche bioetiche (accompagnamento della persona, proporzionalità delle cure, cure palliative, sedazione terminale) ha voluto focalizzarsi sui presupposti fondamentali che hanno guidano la trattazione. Faggioni considerando del tutto condivisibile la scelta dell’orizzonte filosofico, fenomenologico e soprattutto ermeneutico, in cui il testo si colloca, ha tuttavia avanzato dei rilievi critici circa la scelta, nell’elaborazione di un’etica della vita, di concedere uno spazio preponderante alle questioni fondative che, di per sé, non farebbero parte immediatamente della bioetica. Come bioeticista egli ha ravvisato, nell’impostazione e nello sviluppo del volume, una carenza nell’esplicitare una criteriologia funzionale al passaggio dalle esperienze umane fondamentali alla norma concreta dell’agire, attraverso orientamenti, o linee guida, in grado di offrire adeguate modalità di controllo delle procedure decisionali di fronte ai dilemmi bioetici. Un’etica teologica della vita, senza doversi ridurre a una sorta di codice normativo, necessiterebbe insomma, comunque, di una criteriologia che, dai principi fondamentali, possa aiutare a decidere ciò che, nel caso concreto, potrebbe essere doveroso fare, oppure non fare.

L’Ethos, e l’ethos cristiano nell’orizzonte di una riflessione teologica, ha comunque bisogno di trovare il modo di rispondere alle sfide del tempo attraverso norme generali, che garantiscano una comunicabilità dell’esperienza morale ovvero di strategie di comportamento, messe in atto e verificate come autentiche.

In quest’ottica, ha ricordato Faggioni, emerge l’opportunità di valorizzare il tema della prudenza, da intendersi come interpretazione della norma che, nella sua valenza simbolica, custodisce il bene. Il discernimento prudenziale si farebbe interprete del bene nella concretezza della situazione.

Il terzo intervento, di Alessandro Picchiarelli, delegato ATISM per la Sezione del centro Italia, è stato invece dedicato a una delle sfide etiche emergenti nell’epoca contemporanea: il digitale, e il rapporto fra macchine ed esseri umani (con particolare riferimento a cap. XI). In proposito, il relatore ha ricordato che, nella prospettiva di un approccio incentrato sull’uomo, e del principio di non maleficenza e di beneficenza, è importante che gli uomini mantengano la supervisione su ciò che progettano, programmano, applicano, riducendo o, auspicabimente, annullando l’imprevedibilità. La tecnologia e i suoi artefatti non sono solo degli elementi del mondo dell’uomo che interrogano il nostro agire, ma sono dei luoghi antropologici ove ci è svelata la nostra stessa costituzione. La tecnologia, dunque, non può essere mai disgiunta da un’antropologia di riferimento.

È anche necessario considerare il profilarsi di una nuova soggettività: uomo più artefatto. In rapporto alle tecnologie digitali, la cura e la responsabilità dell’agire umano si articolano concretamente in precisi riferimenti etici in grado di dare adito a determinate attitudini operative.

Il Seminario tenutosi a Firenze, s’inserisce, di fatto, in un percorso corale e, come si diceva, sinodale, sulle prospettive offerte e sulle provocazioni suscitate dal libro, che ha coinvolto e coinvolgerà anche altre Istituzioni (ad esempio la Fondazione Lanza ha promosso un evento analogo il 26 gennaio 2023).

In effetti, questo testo, aveva sottolineato Ferrer nella citata nota su La Civiltà Cattolica: “è un buon pre-testo per proseguire il dibattito e l’approfondimento dell’etica teologica della vita, che non può rimanere aggrappata al passato. Il magistero della Chiesa e la teologia morale, che intrattengono fra loro un circolo virtuoso, hanno il dovere di approfondire il messaggio evangelico e la sua inesauribile novità, per dare risposta alle sfide di ogni momento storico al servizio del popolo di Dio e della missione evangelizzatrice della Chiesa. Sarebbe auspicabile organizzare incontri regionali per analizzare e indagare gli apporti di questo volume, anche per sviluppare una riflessione che si inserisca in contesti culturali differenti, valorizzando la ricchezza della tradizione e altre forme di pensiero all’interno delle quali la teologia svolge il suo compito di interpretazione critica nell’orizzonte della fede”.