Gennaio 2023

NOTA DEL DIRETTORE

Il 31 dicembre 2022 è morto Joseph Ratzinger-Benedetto XVI.

«Quando sono debole è allora che sono forte» (2 Cor 12,6); quest’espressione dell’Apostolo Paolo ben si addice al Papa emerito; tali parole furono da lui commentate nell’Udienza generale del 13 giugno 2012 facendo presente la necessità di avere un atteggiamento di profonda umiltà e di fiducia di fronte al manifestarsi di Dio, un atteggiamento – osservava – fondamentale per la nostra vita e per la nostra preghiera.

Considerazioni che sembrano preludere alla rinuncia alla Cattedra di Pietro che annunciò pochi mesi dopo l’11 febbraio 2013. Un gesto che forse però meditava da tempo.

Il 28 aprile del 2009 Joseph Ratzinger-Benedetto XVI visitando la città dell’Aquila, colpita dal terremoto, si recò nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, devastata dal sisma, per venerare l’urna di Papa Celestino V, rimasta intatta, e sulla quale volle deporre il Pallio che gli era stato imposto nella celebrazione di inizio di pontificato.

La sua abdicazione è stato un atto legittimo e rivoluzionario. Legittimo perché previsto dalla legge canonica, anche se da secoli non usata, per la quale se il Romano Pontefice si riconosce insufficiente a reggere la Chiesa universale e a sopportare gli oneri del sommo pontificato può rinunciare al papato ai suoi oneri e onori.

San Paolo VI ha scritto che i nostri tempi hanno bisogno di testimoni più che di predicatori. Joseph Ratzinger-Benedetto XVI è stato esemplare testimone di quel grande principio per cui bisogna servire la Chiesa, non servirsi della Chiesa.

Andrea Drigani nel 75° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione Italiana presenta alcune osservazioni circa la piena validità della I Parte e sulla possibilità di rivedere alcune disposizioni della II Parte. Francesco Vermigli introduce alla comprensione della figura di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, il discepolo del Signore che ha saputo estrarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Giovanni Campanella riferisce sul Servo di Dio cardinale Celso Costantini (1876-1958) in relazione alla sua opera di Delegato Apostolico in Cina, dal 1922 al 1933, di grande importanza per l’evangelizzazione di quel Paese. Gianni Cioli recensisce il volume di Paolo Carlotti sulla dimensione pastorale del Sacramento della Penitenza anche in riferimento ad un’adeguata formazione dei penitenti. Carlo Parenti ripercorre la storia del riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare attraverso la testimonianza di alcuni obiettori di coscienza in particolare di Fabrizio Fabbrini. Stefano Tarocchi conclude l’analisi dei Sinottici sul rapporto tra Gesù e il Battista, riconosciuto come più di un profeta, ina quanto primo annunciatore del Regno. Francesco Romano dinanzi al drastico ridimensionamento dell’istituto matrimoniale nelle legislazioni statali, richiama all’importanza del messaggio cristiano sul valore naturale e sacramentale del matrimonio. Alessandro Clemenzia rileva che la «renovatio» nella Chiesa non è un adattamento ai tempi, ma prima di tutto conversione interiore di ogni suo mebro. Antonio Lovascio presenta le iniziative, promosse da un apposito comitato nazionale, in occasione del centenario della nascita di Don Lorenzo Milani per celebrare un prete obbediente alla Chiesa e un pedagogista cristiano. Stefano Liccioli osserva, accogliendo l’invito di Francesco, che occorre una maggiore attenzione nei confronti degli altri, una gentilezza, che non è una regola di galateo, bensì un’espressione della Carità. Giovanni Pallanti svolge alcune considerazioni sui recenti scandali sorti nel contesto del Parlamento Europeo, e pure in altri ambiti, basati sull’ipocrisia di chi dice di servire la giustizia e la verità ed invece opera in modo esattamente contrario. Leonardo Salutati rileva che la scissione tra diritti e doveri, che di per sé sono inseparabili, con la prevalenza dei primi sui secondi, conduce ad un esasperato individualismo che con drammatiche conseguenze per la vita sociale. Nella rubrica «Coscienza universitaria» si fa memoria del professore Riccardo Del Punta, docente di diritto del lavoro all’Università di Firenze, recentemente scomparso.