Gli adolescenti di oggi: una fotografia in bianco e nero dell’Istituto superiore di sanità

di Stefano Liccioli · Ho trovato particolarmente interessante un recente report dell’Istituto superiore di sanità (ISS), presentato lo scorso febbraio, che ha coinvolto un campione di oltre 89.000 ragazzi e ragazze, appartenenti a tutte le regioni d’Italia, di 11, 13, 15 e, per la prima volta quest’anno, di 17 anni.

I dati raccolti sono stati messi a confronto con lo stato di salute di un gruppo analogo di adolescenti che era stato studiato nel 2017/2018.

Sono numerosi gli aspetti di questi indagine. Ne metto in risalto solo alcuni, quelli che mi hanno fornito maggiori spunti di riflessione, anche in base alla mia esperienza e professione che mi porta a stare quotidianamente a contatto con gli adolescenti.

La prima considerazione riguarda alcuni stili di vita. La quota di adolescenti che afferma di aver fumato almeno un giorno nell’ultimo mese cresce con l’età, passando dall’1% a 11 anni, all’8% a 13, al 24% a 15 anni.

L’11% dei quindicenni (16% nel 2017/2018) e il 10% delle coetanee femmine ammette di aver fatto uso di cannabis nel corso degli ultimi 30 giorni.

Per quel che concerne il fenomeno di abuso di sostanze alcoliche, emerge un aumento rispetto al passato tra le ragazze di 15 anni che dichiarano di essersi ubriacate almeno due volte nella vita: nel 2022 la quota raggiunge il 21% fra le femmine e scende al 16% fra i maschi (quando lo aveva riportato il 16% delle quindicenni sia nel 2017/2018 che nel 2014, e il 19 e 20%, rispettivamente, dei coetanei maschi).

Non sono dati che mi sorprendono, soprattutto quelli legati all’aumento del consumo dell’alcol. Sempre più ragazzi e ragazze fanno ricorso a bevande alcoliche e, spesso, superalcoliche, in maniera smodata, con la scusa di “stare allegri e socializzare”, finendo però più o meno deliberatamente per perdere il controllo di se stessi con tutto quello che ne consegue.

L’elemento che più mi appare preoccupante è la convinzione che serpeggia tra questi adolescenti secondo la quale per divertirsi e stare bene in compagnia ci sia bisogno di alterare il proprio stato psicofisico con stupefacenti o, appunto, l’alcol creando una vera e propria dipendenza verso questo tipo di sostanze. Di fronte a questi comportamenti il rischio è di ritenerli scelte di tipo personale che, finché non portano ad infrangere la legge, possono non essere condivise, ma devono essere rispettate. Credo che invece sia necessaria una risposta di tipo educativo che aiuti i più giovani a capire che possono trovare dentro di loro le risorse per stare allegri, senza dover far ricorso ad altri strumenti.

Un altro aspetto della fotografia dell’Istituto superiore di sanità sul mondo degli adolescenti che ho trovato interessante riguarda il loro rapporto con la scuola. Alla maggioranza di loro non piace la scuola. Solo il 13% dei ragazzi afferma di apprezzare la scuola. Percentuale che cala al 6% tra i quindicenni. Inoltre quasi il 75% dei ragazzi si sente accettato dai propri insegnanti, ma solo la metà si fida molto di loro (55%) e percepisce da parte dei professori un vero interesse nei propri confronti (49%), con un trend in riduzione al crescere delle età.

Leggendo questi numeri mi domando il motivo di questa poca fiducia dei più giovani nei confronti dei loro insegnanti. Non ho una risposta, ma non posso fare a meno di constatare che nel corso del tempo la professione del docente ha avuto un calo di prestigio e considerazione sociale. Al di là di tanti pubblici proclami sull’importanza del ruolo dei professori nella nostra società o di numerosi film e serie tv che raccontano le gesta dei docenti (più nelle vesti di detective o di assistenti sociali che di insegnanti), mi sembra che il mondo degli adulti non riservi più una particolare stima per la figura del docente. Non sono solo i casi estremi di cronaca (le notizie di aggressioni ed insulti agli insegnanti) la prova di quello che dico, ma un clima di diffidenza nei confronti degli insegnanti e del loro lavoro che si consuma nella quotidianità in maniera, a mio avviso, sempre crescente. E gli alunni spesso sono lo specchio di quello che vedono o percepiscono negli adulti. Non ci dobbiamo dunque sorprendere

Infine non poteva mancare un focus dell’ISS sul rapporto degli adolescenti con le proprie famiglie. Il 68% dei ragazzi e il 60% delle ragazze percepisce una famiglia in grado di supportarli ed aiutarli nel prendere decisioni, di fornire loro un sostegno emotivo quando ne hanno necessità e di dare ascolto ai loro problemi. Negli adolescenti quindicenni però questa percentuale cala al 52% nelle ragazze ed al 61% nei ragazzi, evidenziando un andamento negativo rispetto all’indagine del 2017/18 (67% nelle ragazze e 70% nei ragazzi).

Ci sarebbe molto da dire a partire da questi numeri. Mi limito ad una sola considerazione: la richiesta degli adolescenti di essere ascoltati.

Spesso, infatti, da più parti si chiedono indicazioni su come affrontare in maniera corretta le problematiche di ragazzi e ragazze, dimenticando che il primo passo (e quello più importante) è stabilire con loro una relazione in cui si sentano accolti, ascoltati e sostenuti. È all’interno di questo rapporto che può essere poi promossa la capacità di scelta dei giovani o, per dirla in altri termini, il discernimento vocazionale. Su questi aspetti c’è la tentazione della delega agli specialisti, psicologi in primis:«Ci pensino loro, che ne sanno di più», viene da dire. Se per un verso è vero che ci sono persone che hanno competenze particolari nel campo dell’accompagnamento personale ed è bene che ci siano, dall’altro il bisogno di ascolto dei giovani interpella tutti noi adulti, chiedendoci “solo” di spezzare il nostro tempo per loro.