In memoria del Prof. Del Punta

di Samuele Cosimo Fazzi · Lo scorso 18 novembre è venuto a mancare il Prof. Riccardo Del Punta, docente di Diritto del Lavoro presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze. Ho avuto la fortuna di essere stato uno dei suoi ultimi allievi, lo ricordo come un maestro capace di trasmettere ai suoi studenti non solo la passione ma anche una particolare sensibilità alle tematiche riguardanti il mondo del lavoro.

Come sancisce l’Art 1 C.1 della nostra Costituzione, “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, purtroppo oggi appare un’affermazione paradossale, da ricordare la nota vicenda della GKN, multinazionale responsabile di un licenziamento collettivo avvenuto nello stabilimento di Campi Bisenzio (citata dal Professore durante le sue lezioni), fino alle recenti morti di studenti durante i cosiddetti PCTO (percorsi di competenze trasversali e di orientamento), ma di esempi ce ne sono tanti e altrettanti ce ne saranno e non solo nel nostro paese, basti pensare che in alcune parti del mondo la dignità dei lavoratori è sacrificata nell’interesse di poche e potenti persone.

Noi come uomini e donne dobbiamo assumere posizione contro questa situazione di continuo sfruttamento e mancata dignità del lavoro e dei lavoratori su 3 piani distinti:

1) come cittadini siamo chiamati a rispettare le leggi senza cercare giustificazioni o colpe altrui, in una società civile dove siamo ognuno responsabile delle proprie azioni e tutti corresponsabili verso l’ordinamento.

2) come giuristi (o aspiranti tali, come il sottoscritto), mi rivolgo a chi studia diritto e ha ruoli di responsabilità non solo politico-istituzionale ma anche accademica, dobbiamo porre una maggiore attenzione al diritto del lavoro, branca giuridica poco studiata ma indispensabile, in virtù del fatto che, come dicevo prima rappresenta il fondamento del nostro stato.

3) come cristiani, non possiamo scindere la nostra fede dalla realtà in cui viviamo: non possiamo definirci credenti se andiamo in chiesa la domenica e ci accostiamo ai sacramenti ma poi rifiutiamo di prendere posizione di fronte alle ingiustizie; come d’altro canto, non possiamo basare interamente il nostro credo sulla lotta alle ingiustizie sociali dimenticando la verità essenziale, altrimenti nelle chiese, le croci potrebbero essere sostituite con la falce e martello. Nel mondo attuale questi due aspetti sono complementari infatti se uno dei due manca la nostra fede è fuffa.

Piuttosto che fare un panegirico del Professore, rischiando di proporre un ritratto sentimentalista, ho preferito riportare ciò che ho ricevuto da Lui e sono sicuro che da lassù apprezzerà.