Paolo Carlotti, Confessori e penitenti oggi. Elementi di teologia morale pastorale, (Saggi e proposte 34) LAS, Roma 2019.

di Gianni Cioli · Il volume di Paolo Carlotti, Confessori e penitenti oggi. Elementi di teologia morale pastorale, pubblicato nel 2019 nella collana “Saggi e proposte” della LAS, raccoglie una serie di studi di carattere teologico morale e pastorale relativi al sacramento della riconciliazione. Nonostante si tratti della riproposizione e della rielaborazione di saggi già pubblicati in precedenza, il libro offre comunque un percorso coeso e coerente su alcune problematiche nodali circa i soggetti, i contenuti e i presupposti della celebrazione sacramentale della penitenza nel contesto culturale della postmodernità. Carlotti nel profilare questo percorso premette di essersi voluto muovere nell’alveo di un’ermeneutica della continuità capace di coniugare l’attuale magistero di Francesco con quello di Giovanni Paolo II. «Sono due magisteri che hanno accentuazioni diverse ma sostanzialmente uguali. In ambito morale, quello di Francesco sottolinea maggiormente la condizione del soggetto morale senza divenire soggettivista, mentre quello di Giovanni Paolo II sottolineava le prerogative dell’oggetto morale senza divenire oggettivista. Non si può certo essere fedeli al papa che si vuole, scegliendone uno della lista», sottolinea l’autore: «occorre essere fedeli al magistero vivo della Chiesa, cioè per noi adesso, a quello di papa Francesco, valorizzando – come lui invita a fare – il soggetto morale e le sue situazioni esistenziali, senza discontinuità dottrinale. Questa nuova attenzione è forse ciò che i tempi attuali – ecclesiali e socio-culturali – richiedono e su cui l’azione pastorale e ancor più ministeriale sono invitati a sintonizzarsi» (p. 8).

Dopo l’introduzione il libro si articola in cinque capitoli.

Il primo, dedicato a I penitenti e i loro vissuti. Profili e tipologie, intende delineare una sorta di fenomenologia «del vissuto post-moderno in cui il penitente vive e da cui decifra l’esperienza del proprio peccato e della propria penitenza e conversione» (p. 10). La figura del penitente viene così considerata in quanto collocata nel tempo della post-modernità, nella sua identità di genere, in relazione alle età della vita, alla sua motivazione, alla sua frequenza al sacramento, alla qualità della vita cristiana.

Il secondo capitolo, intitolato La coscienza morale e la sua formazione. Elementi e sfide, è incentrato sull’identità della coscienza morale e sull’imprescindibile necessità di un sua adeguata educazione. La tematica è collocata nell’orizzonte del contesto contemporaneo mantenendo sempre presente il riferimento alla prospettiva formativa. Vengono affrontate le sfide rivolte alla coscienza morale particolarmente nel tempo presente (la coniugazione della coscienza morale con la fede religiosa, la dimensione soggettiva e oggettiva della verità morale, la polarità fra senso e risultato nell’agire morale, e fra orizzonte ideale e bene attualmente possibile) e si profilano i fondamentali della coscienza cristiana (filiazione divina, autonomia spirituale e comunione ecclesiale). «La formazione della coscienza morale – conclude Carlotti – è certo tra i ‘luoghi’ più significativi della nuova evangelizzazione, senza la quale questa semplicemente sta o cade. Anzi si potrebbe addirittura arrivare a pensare che la sua novità potrebbe risultare dal suo rinnovato e prioritario servizio alla coscienza morale cristiana. Contribuire a formare la coscienza è formare il formatore della persona umana e cristiana, con l’umile e permanente consapevolezza che lo Spirito di Dio è più intimo a noi di quanto noi non lo siamo a noi stessi» (p. 74).

Il terzo capitolo, intitolato Secondo misericordia. L’autenticità del pentimento in situazioni di irregolarità matrimoniale stabilizzata, affronta la problematica della possibile assoluzione dei fedeli divorziati risposati, tenendo conto di quanto la recente esortazione apostolica Amoris laetitia ha offerto circa il discernimento del bene possibile operato dalla coscienza morale. Si tratta di una problematica molto attuale e molto discussa a livello teologico e soprattutto pastorale, e questo giustifica lo spazio più ampio che la recensione offrirà al riassunto di questo capitolo. Il criterio chiave, che Carlotti enuclea per affrontare la questione, è che ogni peccato può e deve essere perdonato se si da autentico pentimento. La condizione dei divorziati risposati non impedisce in ogni caso la possibilità e l’autenticità del pentimento, ma richiede certamente un discernimento intellettualmente onesto. Nel caso dei divorziati risposati è difficile ipotizzare che il pentimento possa condurre di norma ad una interruzione della nuova unione per testimoniare la dovuta fedeltà al legame indissolubile che ci si pente di aver spezzato. Un nuovo legame che si è instaurato comporta infatti nuove responsabilità morali soprattutto nei confronti di una eventuale prole. Ma se non pare giusto imporre un’interruzione della convivenza fra i coniugi risposati civilmente, secondo Carlotti, che si pone in continuità con l’insegnamento di Giovanni Paolo II, il pentimento dovrebbe comunque comportare l’accettazione della plausibilità di una convivenza in cui ci si astiene dai rapporti sessuali, congiuntamente all’impegno, certo non facile, di convivere rinunciando agli atti propri dei coniugi. Tuttavia, puntualizza Carlotti, al divorziato penitente che assumesse l’impegno di portare avanti la convivenza senza avere rapporti sessuali, «non è richiesto di assicurare in modo assoluto il mantenimento del proposito assunto, ma quello di impegnarsi con sincera e buona volontà a compierlo. […] Ora si può comprendere che un divorziato risposato, pur capendo ed accettando la coerenza dell’indicazione morale ecclesiale, possa altresì dubitare delle proprie forze per mantenere quanto gli viene richiesto, prevedendo appunto in futuro un facile cedimento. Questa prevedibilità della colpa non rende inautentico il suo pentimento e questo occorre, per giustizia oltre che per carità, notarlo e rimarcarlo, soprattutto nel momento dell’amministrazione del sacramento penitenziale» (p. 97). Questi criteri chiave possono, secondo Carlotti, essere di ausilio nel «discernimento» operato da parte della coscienza, a cui orienta il magistero di papa Francesco (AL 303), «del possibile morale […] come incarnazione salvifica nel frangente esistenziale concreto» (p. 98). Il divorziato risposato può giungere ad un giudizio di coscienza «che il confessore rispetta, pur verificandolo secondo la prassi morale che si attiva in simili circostanze, cercando di individuare eventuali razionalizzazioni pretestuose. Non si può affermare, per esempio, che un determinato comportamento è il concreto possibile del bene, se non si è almeno tentato di vivere quelli che si escludono e che risultano più rispondenti al bene oggettivo.

È da notare che il discernimento del bene possibile non identifica questo col bene tout court, e quindi impegna il soggetto morale a rendersi capace di una pratica piena del bene oggettivo. Per questo questa è una valutazione provvisoria, nel senso che è dinamica, perché in futuro può rendersi possibile quello che al momento non lo è» (p. 99).

Il quarto capitolo, considera Il senso, il soggetto e l’oggetto del sigillo sacramentale, sia dal punto di vista della teologia morale che da quello del diritto canonico, mettendo in luce che «il presbitero, ministro del sacramento della penitenza, è colui che è disponibile per il peccatore e per la sua conversione sempre, senza che vi siano ricadute penali o accusatorie nei confronti di chi si avvicina solo per chiedere perdono a Dio» (p. 11).

Il quinto e ultimo capitolo, dedicato al rapporto tra Sacramento della riconciliazione e direzione spirituale, lascia emergere la spiccata sintonia e l’alta conciliabilità, insieme alla distinta prospettiva che caratterizza la penitenza sacramentale e la direzione spirituale. «Entrambe su piani e livelli diversi sono qualificata espressione della vita di comunione della Chiesa, che ha la sua fons generativa nel Cristo, rivelatore del Padre e dell’Amore che li unisce. Entrambe sono pure una qualificata espressione di solidarietà fraterna per ogni uomo che cammina verso il Regno, che fronteggia ogni giorno la gioia e la fatica di questo cammino e con esse riceve un balsamo per le ferite riportate» (p. 143).

Il volume termina con un’ampia bibliografia articolata in tre categorie: Documenti ministeriali e della S. Sede; Testi specifici; Testi di riferimento.

La raccolta di saggi che Carlotti ci offre risulta certamente un sussidio utile per gli studenti di teologia, come lettura complementare alle trattazioni manualistiche sulla prassi della confessione che hanno dato negli ultimi anni buona prova e che necessitano di essere aggiornate soprattutto alla luce del magistero di papa Francesco. Il libro risulta sicuramente anche uno strumento prezioso per i presbiteri impegnati nel ministero sacramentale della riconciliazione per maturare nuovi e più adeguati criteri di discernimento nell’orizzonte culturale odierno.