Torniamo a riflettere sulla sinodalità …

di Alessandro Clemenzia · È lecito domandarsi se sia opportuno soffermare l’attenzione sempre sugli stessi temi, quale appunto la sinodalità della Chiesa. Probabilmente l’opportunità è garantita dai numerosi discorsi di Papa Francesco, il quale molte volte riafferma alcuni principi e criteri fondamentali su tale vexata quaestio; e il tornare del Pontefice sempre sui medesimi argomenti è comprensibile soprattutto a causa, non soltanto delle voci critiche su questi temi, ma anche di coloro che in un modo o in un altro, pur partendo dal citare il Papa, arrivano a conclusioni diametralmente opposte alle sue. Come Francesco, dunque, ribadisce costantemente il suo pensiero sul tema della sinodalità e della riforma della Chiesa a causa delle numerose interpretazioni odierne, così l’opportunità di recuperare le sue parole sempre nuove su questo tema è giustificato da una letteratura ecclesiologica che, pur partendo dalla sua riflessione magisteriale, si orienta verso altri lidi.

Nell’ultimo discorso rivolto all’assemblea generale dell’Unione delle Superiore Maggiori d’Italia (13 aprile 2023), il Papa ha recuperato il ruolo della donna nella Chiesa e il significato di sinodalità. Prendendo spunto dal tema della 70a Assemblea Generale dell’USMI, intitolato “In cammino sinodale, donne testimoni del Risorto”, Francesco ha mostrato come le donne siano davvero state le prime testimoni della resurrezione di Gesù, le quali, con coraggio, «si sono lasciate sorprendere e spingere dalla forza e dalla luce del Risorto e si sono messe in cammino per cercarlo. Erano coscienti di quanto è importante avere il Signore vivo nel cuore». La testimonianza, spiega così il Papa, scaturisce dallo stupore della resurrezione: essa non è un evento come gli altri, ma esprime una realtà “altra”, una nuova modalità d’esistenza di Gesù e, dunque, la possibilità di poterlo sempre incontrare. Ciò che muove la testimonianza non è immediatamente la narrazione della propria esperienza di fede, ma il mettersi in cammino per cercare una persona viva che ha ogni giorno qualcosa di nuovo da dire e da dare.

L’invito del Papa alle religiose è stato quello di cercare in ogni momento il Signore e di ascoltare ciò che di nuovo ha da dire, lasciandosi determinare da tale novità. Questo, dunque, è il primo aspetto sottolineato da Francesco in relazione all’evento pasquale: la contemporaneità di Cristo, il fatto cioè che, attraverso la sua resurrezione, egli sia vivo e possa farsi presente nella quotidianità di ciascuno. Ciò è di fondamentale importanza, in quanto mostra che la Chiesa, per vivere della presenza di Cristo, non sia chiamata a tornare indietro nella storia, in quanto è lui stesso a rendersi costantemente presente nell’oggi. E le donne sono coloro che per prime devono continuare a testimoniare questa contemporaneità.

Legato a questo primo aspetto c’è il secondo, vale a dire il cammino sinodale. Francesco lo introduce rivolgendo l’attenzione al passo del Vangelo in cui si afferma che «le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli» (Mt 28,8). Questo correre insieme è il primo effetto dell’incontro con il Maestro, che «non ci chiude in noi stessi, ci spinge verso l’incontro con gli altri e verso la decisione di camminare con gli altri. Queste donne non hanno scelto né di tenere la gioia dell’incontro solo per sé, né di fare il cammino da sole: hanno scelto di camminare insieme agli altri».

La sinodalità, dunque, non è un’operazione costruita a tavolino, non è una questione organizzativa, ma è la spinta che scaturisce dall’incontro con il Risorto, la quale fa scaturire un nuovo “metodo” di testimonianza: il camminare insieme. Dopo aver mostrato cosa intenda per cammino sinodale, il Papa mostra alcune derive che scaturiscono proprio dal desiderio di realizzare una Chiesa sinodale: «A volte mi viene un po’ di paura quando parliamo di spirito sinodale e subito si pensa: “Adesso devono cambiare questo, questo, questo…”, e torniamo a chiuderci in altro modo. No, il cammino in spirito sinodale è ascoltare, pregare e camminare. Poi, il Signore ci dirà le cose che dobbiamo fare. Ho visto in alcune proposte: “Adesso dobbiamo prendere questa decisione, questo, questo, questo…”. No, questo non è cammino sinodale. Questo è “parlamento”. Non dimentichiamo che il cammino sinodale lo fa lo Spirito Santo: Lui è il capo del cammino sinodale, Lui è il protagonista». Il chiacchiericcio a cui Francesco qui allude è quello che si vive dentro l’odierno scenario ecclesiale, in cui si è più preoccupati di riformare le strutture della Chiesa che del mettersi in ascolto alla voce dello Spirito. La spinta che scaturisce dall’avere incontrato il Risorto e che porta al correre insieme agli altri per annunciare la grande novità di vita non coincide necessariamente con una certa attenzione dell’opinione pubblica ecclesiale, riversata quasi esclusivamente sul raggiungimento di alcuni obiettivi prefissati. Ha spiegato ancora Francesco: «Il cammino sinodale non è avere risposte e prendere decisioni. Il cammino sinodale è camminare, ascoltare – ascoltare! –, sentire e andare avanti. Il cammino sinodale non è un parlamento; il cammino sinodale non è una raccolta di opinioni. Il cammino sinodale è mettersi in ascolto della vita sotto la guida dello Spirito Santo che è il protagonista del Sinodo».

È solo dall’incontro con il Risorto e dal mettersi in ascolto dello Spirito Santo che si diventa veri seminatori e seminatrici di speranza, capaci di avere uno sguardo vero e sempre attento alla concretezza della realtà.