Appunti sulla morte
di Giacomo Funghi · La Fuci quest’anno affronta il tema del “trans umanesimo e post umanesimo”, movimenti culturali e politici che, tra le molte cose, si prefiggono di sconfiggere la morte, superare i limiti biologici del corpo per giungere a una vita piena e felice. A dicembre insieme ai gruppi Fuci di Lucca, Bologna e Padova ci siam ritrovati due giorni per fare insieme il ritiro di avvento e, tra le varie attività, abbiamo invitato suor Costanza Galli, primario di cure palliative, il reparto dei malati terminali, a Livorno. Suor Costanza è una figlia della carità di san Vincenzo De Paoli, da anni sta accanto ai malati terminali, pertanto, con lei abbiamo voluto parlare della morte, di seguito gli appunti di quella sera. Gli appunti non sono stati rivisti da suor Costanza
Dalla sofferenza nasce sempre una vita, morte e rinascita, chicco di grano e frutto. Anche uno psicologo dice che “se ci fosse solo il sole ci sarebbe stagnazione”. La morte e la sofferenza danno vita perché costringono lo spogliamento di sé, ti obbliga alla relazione.
Le persone muoiono come hanno vissuto.
Bisogna mettere insieme alla morte e alla sofferenza il fine della nostra vita che sono le relazioni.
Stare accanto a chi soffre è speranza, ti insegna a vivere nel qui ed ora. Ricevere da un malato terminale non è semplice, usa poche parole, a volte solo sguardi. La sofferenza abilita certe parole e certe corde che la vita più piena non abilita.
Pensate a Maria, l’immagine dello stabat mater (poesia attribuita a Jacopone da Todi). Nella sofferenza di chi ci sta intorno non esistono formule magiche, facciamo come Maria, stava, nient’altro. Le avevano detto che avrebbe partorito il figlio di Dio che avrebbe salvato il mondo e ora glielo stanno crocifiggendo davanti, la peggiore delle condanne a morte. Maria non fa cose straordinarie, stava. Dobbiamo stare con chi soffre, stargli accanto e non fare cose particolari, solo stare, esserci, farsi parte con la presenza del loro dolore. Nient’altro, Maria stava e soffriva.
Eutanasia, poiché ho paura della morte e della sofferenza voglio essere io a decidere il quando. Chi soffre, invece, fa l’esperienza di deporre il potere ed è un elemento di conversione.
Secondo me Qoelet, mi perdoneranno i teologi, era un po’ depresso, ma noi dovremmo essere in grado di stare in una casa in lutto con un cuore in festa.
Vi lascio l’immagine di Gesù e la vedova di Nain (Lc, 7, 11-17), Gesù si ferma, tocca. Abbiamo bisogno del corpo, dobbiamo toccare il corpo dei morti, sentirne la durezza, sentire l’odore della morte. Gesù ha compassione, ma non è una misera pietà, il verbo greco splankìzomai (σπλαγχνίζομαι) indica il rivoltamento delle viscere, è il verbo delle doglie del parto, “contorcere le budella”, e dà il nome al nervo che fa contrarre l’addome.
Se non credessi che le madri potessero riavere i loro figli allora sarebbe la disperazione e avrei lasciato questo lavoro tempo fa.
È la solitudine che ci fa soffrire, quasi un sentirsi orfano, l’essere persona è: “il grido di essere che dico a un altro”, il nostro dna è trinitario, siamo relazione abbiamo bisogno degli altri. L’esperienza della morte ti spinge prepotentemente a quel grido e ci insegna misericordia.
La consegna di quello che facciamo nella morte è testimonianza e responsabilità verso il mondo, è l’ultima parte che doniamo. I regali di Natale dei genitori li dimentichi, ma come muore un genitore non te lo scordi mai per tutta la vita.
Tenete cari questi momenti, il ritiro, la Fuci, fare un’adorazione tutti insieme, ora non ve ne accorgete, ma sono momenti importantissimi della vostra vita. Alla fine della vita lo capirete. Vivete sapendo che dovete morire, imparate a morire.
E quando amate non amate solo con i sentimenti, si sono importanti, ma non costruite una vita con un’altra persona sui sentimenti, ma amate con volontà e cervello perché non vi ritroviate a quanta-cinquant’anni a lasciare la persona che avete sposato con anche dei figli. Non sapete quanta sofferenza questo crei nei momenti della morte.
Deporre il potere e amare veramente con volontà e cervello.