Che cos’è la dottrina sociale della Chiesa?

635 416 Leonardo Salutati
  • 0

di Leonardo Salutati · Dal giorno della sua elezione, l’8 maggio scorso, Papa Leone XIV più volte ha richiamato la dottrina sociale della Chiesa (DSC). Lo ha fatto all’indomani della sua elezione in occasione dell’incontro con i cardinali il 10 maggio per spiegare il motivo della scelta del nome; lo ha fatto nel discorso rivolto ai partecipanti alla Giornata Internazionale per la Lotta contro la Droga (26 giugno) quando ha sottolineato che la fedeltà alla DSC è in molti luoghi considerata sovversiva; in particolare ha richiamato la DSC nel discorso rivolto ai vescovi italiani il 17 giugno scorso, quando ha raccomandato di avere cura che «i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica».

Proprio per la frequenza di questi richiami è utile capire bene che cosa sia la DSC. La risposta a questa domanda è complessa, non tanto per la materia in se, ma perché è complessa la realtà sociale.

Tradizionalmente la DSC nasce con la Rerum novarum di Leone XIII (1891), nelle cui intenzioni la riflessione sul sociale voleva essere una lettura filosofica del sociale, intendendo per filosofia il lavoro del filosofo che consiste nel rendere esplicita la visione della realtà che si trova implicita nella Rivelazione (E. Gilson), al fine di aiutare gli uomini a conoscere adeguatamente la realtà e ad avvicinarsi alla verità sull’uomo e sulla società. La necessità di tale ausilio nasce dal contesto storico in cui si è trovato ad esercitare il suo ministero. Un tempo in cui, venute meno le istituzioni cristiane ed emarginata la presenza pubblica della Chiesa, essa si vide costretta a confrontarsi con ideologie avverse che posero problemi nuovi alla società e che imposero alla Chiesa di elaborare una riflessione per offrire a tutti gli uomini, credenti e non, una soluzione ai nuovi e drammatici problemi sociali coerente con la dignità e la verità della persona umana.

È lo stesso Leone XIII che in uno dei suoi ultimi documenti, la Lettera apostolica Vigesimo quinto anno del 19 marzo 1902 (il Papa morirà l’anno successivo il 20 luglio 1903), esplicita tale intenzione quando afferma che la finalità della Chiesa consiste nel continuare la missione redentiva del Signore Gesù, al fine di contribuire a mantenere, con ponderato equilibrio, i giusti limiti in tutti i diritti e in tutte le prerogative relativi alla società e «impedire l’anarchia della ragione emancipata dalla Fede e abbandonata a se stessa»; senza per questo ledere «i diritti della libertà, che sono superiori a quelli della Verità, i diritti della giustizia che sono superiori a quelli del numero e della forza, i diritti di Dio, che sono superiori a quelli dell’uomo». Detto altrimenti il fine è l’edificazione di una società cristiana, che sostenga gli uomini nel loro cammino di salvezza e santificazione: esattamente il motivo per cui esiste la Chiesa. Per questo, nella stessa lettera apostolica, Leone XIII ricorda l’ordine razionale, e non cronologico, con cui leggere le sue encicliche con le quali ha perseguito tale finalità: Aeterni Patris (1879) sulla filosofia cristiana, Libertas praestantissimum (1888) sulla libertà umana, Arcanum divinae sapientiae sul matrimonio cristiano (1880), Humanum genus sulla massoneria (1884), Diuturnum illud sul governo civile (1881), Immortale Dei sulla costituzione cristiana degli Stati (1885), Quod Apostolici muneris sul socialismo (1878), Rerum novarum sui diritti e doveri del capitale e del lavoro (1891), Sapientiae christianae (1890) sul cristiano nella città.

La proposta di Leone XIII troverà forte resistenza e il pensiero sociale cristiano, che nel corso del tempo si arricchirà dei contributi dei successivi pontefici, dovrà confrontarsi con critiche, accuse di dogmatismo e addirittura di essere ideologico.

Su questo fronte interverrà Giovanni Paolo II nell’enciclica Sollicitudo rei socialis del 1987 dove, al n. 41, ci offrirà quella che potremmo considerare la migliore definizione della DSC. Egli spiega che la Chiesa «non propone sistemi o programmi economici e politici, né manifesta preferenze per gli uni o per gli altri, purché la dignità dell’uomo sia debitamente rispettata e promossa». Tuttavia, in forza del suo mandato, che consiste nel proporre l’offerta di salvezza di Cristo a tutti gli uomini di tutti i tempi, la Chiesa è spinta «a estendere necessariamente la sua missione religiosa ai diversi campi in cui uomini e donne dispiegano le loro attività», anche perché «non può ridursi a problema “tecnico” ciò che […] tocca la dignità dell’uomo e dei popoli». Così facendo essa adempie la missione di evangelizzare e contribuisce alla soluzione degli urgenti problemi sociali proclamando «la verità su Cristo, su se stessa e sull’uomo, applicandola a una situazione concreta». A questo fine la Chiesa utilizza la sua dottrina sociale che «non è una “terza via” tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure […] un’ideologia, ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale» al fine »di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente» e «orientare […] il comportamento cristiano». Per questo la Dottrina sociale della Chiesa «appartiene […] non al campo dell’ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale».

Purtroppo, è facile constatare come i documenti sociali siano velocemente scivolati nell’oblio. Il richiamo frequente alla DSC di Leone XIV è un invito a riscoprirne l’attualità perché ogni battezzato possa contribuire alla missione della Chiesa, che «mira a questo solo: continuare, sotto la guida dello Spirito consolatore, l’opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito (Gaudium et spes, n.3).

image_pdfimage_print
Author

Leonardo Salutati

Tutte le storie di: Leonardo Salutati