Le «Pietre» di Renato Ranaldi.

di Giovanni Pallanti · Renato Ranaldi poeta, pittore, scultore, in una sola parola artista creativo scrive di se stesso in un pezzo fino ad oggi non pubblicato da altra parte se non qui: “Un amico poeta che non ha mai scritto un verso, un giorno mi disse che ero un dandy che drammatizza. Conosceva la mia diffidenza per quello che è facile da esprimere, che va liscio come l’olio, e quanto ci tenga che nessuno calpesti la mia terra piena di pietre: l’ho arata e concimata coi veleni estratti dalle forme inospitali che frequento. Secondo lui avrei potuto scrivere a proposito di solitudine che s’incrocia con spunti comici: una vita d’artista segnata dal grandioso successo del fallimento, il meccanismo inceppato del sé, cigolante, il ridicolo che incalza a causa dell’ossessione del proprio nome in mezzo a una congrega di angeli e demoni”. In questa autopresentazione c’è tutta la grandezza della ricerca artistica ultradecennale, Ranaldi è nato nel 1941, di un’arte perennemente rinnovata in equilibrio tra il dramma e la commedia. Per capire quest’equazione la mostra “Pietre”, organizzata dalla galleria fiorentina Il Ponte è essenziale. Come si può vedere nella copertina del catalogo di questa mostra la combinazione di un bastone da passeggio appoggiato ad una pietra è più eloquente di qualsiasi altra spiegazione. Ranaldi è arrivato ad un punto focale della sua ricerca artistica mai doma e sempre alla ricerca di valori estetici e antropologici essenziali per avvicinarsi al mistero del Creato. Proprio questo lavoro sulle pietre è l’approdo decisivo al mistero della Creazione: Le Pietre. Sul pianeta terra generazioni di esseri umani, di animali e di piante nascono e muoiono in tempi più o meno lunghi. Le pietre rimangono. Questo è il vero mistero della creazione che Ranaldi affronta con intelligente umorismo critico come chi affacciandosi ad un burrone si domandasse che cosa potrebbe succedere se ci cascasse dentro. Ranaldi è un artista vero non uno di quelli che mascherandosi dentro le cosiddette avanguardie nascondono le loro incapacità creative. Ranaldi sa pitturare e scolpire, è lontano, e non lo nasconde dalla visione dell’arte e del mondo e della spiritualità del tempo di Michelangelo e dalla gloria militaresca e mondana di un artista dell ‘800 come David. Però rimane uno degli artisti più importanti della sua generazione, forse il più innovativo. Questa mostra sulle pietre è diversa, ma conseguente a tutta la sua ricerca artistica passata, dalle pietre partono piccole architetture, colpi di colore che aiutano a capire e a comprendere il mistero della creazione e tutto ciò che su di essa l’uomo ha, con più o meno successo, tentato di costruire.

Un’ ultima riflessione: nel catalogo che accompagna la mostra di Ranaldi sulle pietre non c’è cenno di quanto ho pensato, si tratta di un fatto straordinario sul valore dato alle pietre nella storia dell’umanità.

Gesù rivolgendosi a Pietro dice : «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa» (Mt 16,18). Nello scritto di Ranaldi non c’è nessun riferimento a questo avvenimento. Ma come succede quando si affrontano argomenti fondamentali ci si accorge che non siamo mai primi a confrontarsi sul mistero della Terra.