La ricerca della verità punto di incontro tra fede e ragione

di Leonardo Salutati · Il magistero di Benedetto XVI è caratterizzato da un’attenzione specifica al rapporto tra fede e ragione che già da teologo il Papa aveva sviluppato nel suo lavoro di ricerca. Dal momento della sua elezione a Romano Pontefice, l’argomento è stato tematizzato in tre discorsi principali: il discorso Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni di Ratisbona (12 settembre 2006), l’allocuzione preparata per la Visita all’università “La Sapienza” di Roma e non pronunciata a causa del rifiuto di accogliere il Papa (16 gennaio 2008), il discorso per l’incontro con il mondo della cultura al “Collège des Bernardins” a Parigi (12 settembre 2008).

All’interno di queste riflessioni è possibile raccogliere alcuni elementi che li caratterizzano e che sono all’origine del carattere costitutivo del rapporto fede-ragione nel cristianesimo, ovvero: la centralità del Logos inteso come Ragione creatrice ed Amore che si fa uomo ed entra nella storia; la ricerca della verità; le radici dell’Europa plasmate dal modo di vivere e di pensare del monachesimo; il ruolo dell’università; il rapporto tra filosofia e teologia; la tensione tra il legame di intelletto-amore e libertà.

Il tema della centralità del Logos viene trattato nel discorso di Ratisbona ed in quello di Parigi. A Ratisbona il Papa parte dall’affermazione che non agire secondo ragione, secondo il Logos, è contrario alla natura di Dio, perché la ragione, la razionalità, sono costitutivi di Dio, il quale si è incarnato in Gesù, un fatto che ha cambiato per sempre la storia. Inoltre, il Logos/ragione è Amore e pertanto rivela l’unità esistente tra intelletto e cuore.

Nel discorso di Parigi, in cui il tema del Logos è trattato in rapporto a quello della comunità (il riferimento storico è ai monaci, ma per estensione Benedetto XVI intende l’intera comunità cristiana), il Papa ricorda che l’ascolto della Parola di Dio introduce alla comunione tra i fedeli, i quali solo mediante un impegno comune possono giungere alla verità che la Parola trasmette. L’ascolto e la comprensione della Parola è un atto fisico e spirituale insieme, proprio come Gesù, Logos incarnato, vero uomo e vero Dio, Ragione creatrice e salvifica, che si comunica alla ragione umana in modo che questa possa comprenderla.

Trattando del ruolo delle scienze e dei rapporti tra di esse, ricorda che carattere distintivo della scientificità è l’obbedienza alla verità e che la ricerca scientifica deve essere guidata dalla verità, perché lo scopo della ricerca è la soddisfazione del desiderio di conoscere la verità presente in ogni essere umano. Proprio perché i primi cristiani hanno riconosciuto che il Dio in cui credevano è verità ed hanno fatto propria la metodologia dell’interrogare socratico, sono nate in seno al cristianesimo le università.

Alla luce di queste considerazioni, il Papa si domanda come sia possibile che, dopo tutta la speculazione medievale, dopo la fioritura delle dimensioni del sapere in epoca moderna, oggi l’uomo si arrenda nei confronti della questione della verità. Con questo atteggiamento la ragione è piegata all’utile, la filosofia ridotta a positivismo, la teologia confinata nell’ambito dell’interesse privato e la scienza si trasforma in ideologia sedicente onnicomprensiva. La ragione è più piccola e la cultura europea, che su questa razionalità è stata costruita, va in frantumi (M. Coatti).

Del Vecchio Continente e delle sue radici parlano tutti e tre i discorsi, ma in particolare è nel discorso di Parigi che si sviluppa con precisione il tema, quando si ricorda che, in un periodo storico estremamente difficile e culturalmente decadente, i monaci riuscirono ad edificare una nuova cultura e una nuova civiltà, custodendo allo stesso tempo quella antica. In realtà questo risultato non era immediatamente ricercato. Quei religiosi desideravano semplicemente cercare Dio, la Vita eterna, ma poiché la ricerca di Dio richiedeva la cultura della parola, allora i monaci si resero conto dell’importanza delle scienze profane. Ecco allora che l’obiettivo delle scuole dei monasteri fu quello di educare la ragione per renderla capace di accogliere la fede.

Di conseguenza, rileva il Santo Padre, l’Europa è stata costruita con atteggiamento veramente filosofico, ovvero attraverso l’impegno di ricercare le “cose ultime”, relativizzando quelle “penultime”. Per cui un’Europa che considerasse la ricerca di Dio una perdita di tempo, e che valutasse il suo passato come un giogo di cui liberarsi, sarebbe destinata a dissolversi lentamente e tragicamente.

Benedetto XVI definisce fede e ragione una “coppia di gemelli” tra i quali non ci deve essere né distacco, né confusione, in modo tale che filosofia e teologia, operando entrambe secondo ragione, possano aiutarsi e chiarificarsi reciprocamente. In questa prospettiva il discorso preparato per “La Sapienza” sviluppa il tema dell’allargamento degli orizzonti della razionalità, come modalità per poter affrontare le sfide del presente e del futuro, sulla scorta dell’esempio lasciatoci dai primi secoli del cristianesimo e dall’età medievale, quando filosofia e teologia operavano fecondamente insieme.

È di fondamentale importanza, allora, come cristiani, prendere esempio dalla tensione per la ricerca della verità guidata dalla ragione, che ha caratterizzato non solo i monaci medievali, ma generazioni di cristiani, per dare il proprio contributo al meraviglioso edificio che è la cultura europea, ma anche per potersi confrontare con ogni uomo e donna di oggi, che ancora non hanno incontrato il Cristo ma che, a loro volta, sono alla sincera ricerca della verità.