Sant’Alfonso Maria de’ Liguori «Dottore zelantissimo»

di Andrea Drigani · Il 23 marzo 1871 il Beato Pio IX conferiva a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787) il titolo di Dottore della Chiesa (Cfr. il mio articolo su questa Rivista, maggio 2015, «Dottore della Chiesa»: un titolo a beneficio di tutti i cristiani)(vedi).

A centocinquant’anni da questa ricorrenza Papa Francesco ha voluto ricordare, con una lettera al Moderatore Generale dell’Accademia Alfonsiana, il patrono dei confessori e dei moralisti, presentandolo come un modello per tutta la Chiesa in uscita missionaria, poiché Sant’Alfonso indica ancora con vigore la strada maestra per avvicinare le coscienze al volto accogliente del Padre, perché la salvezza che Dio ci offre è opera della sua misericordia.

L’esperienza missionaria nelle periferie esistenziali del suo tempo, la ricerca dei lontani, e l’ascolto delle confessioni – osserva il Papa – portano Sant’Alfonso a diventare padre e maestro di misericordia, certo che il «paradiso di Dio è il cuore dell’uomo».

Nelle dispute teologiche – prosegue Francesco – preferendo la ragione all’autorità, non si ferma alla formulazione teorica dei principi, ma si lascia interpellare dalla vita stessa. Avvocato degli ultimi, dei fragili e degli scartati dalla società del suo tempo, difende il «diritto» di tutti, specialmente dei più abbandonati e dei poveri. Questo percorso lo conduce alla scelta decisiva di porsi al servizio delle coscienze che cercano, pur tra mille difficoltà, il bene da fare, perché fedeli alla chiamata di Dio alla santità.

Sant’Alfonso – rileva il Papa – non è né lassista né rigorista. Egli è un realista nel vero senso cristiano perché ha ben compreso che nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri. Sull’esempio di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, rinnovatore della teologia morale, si rende auspicabile e dunque necessario – continua Francesco – affiancare, accompagnare e sostenere i più destituiti di aiuti spirituali nel cammino verso la redenzione.

La radicalità evangelica non va contrapposta alla debolezza dell’uomo. E’ necessario sempre trovare la strada che non allontani ma avvicini i cuori a Dio come fece Sant’Alfonso con il suo insegnamento spirituale e morale.

Egli maestro e patrono dei confessori e dei moralisti, così proclamato da Pio XII nel 1950, ha offerto risposte costruttive alle sfide della sua epoca, attraverso l’evangelizzazione popolare, presentando uno stile di teologia morale capace di tenere insieme l’esigenza del Vangelo e le fragilità umane.

La formazione delle coscienze al bene appare meta indispensabile per ogni cristiano. Dare spazio alle coscienze, luogo dove risuona la voce di Dio, perché possano portare avanti il loro personale discernimento nella concretezza della vita è un compito educativo a cui bisogna restare fedeli.

Papa Francesco conclude la sua lettera esortando, come ha fatto Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ad andare verso i fratelli e le sorelle della nostra società. Ciò comporta lo sviluppo di una riflessione teologico-morale, capace di impegnarsi per il bene comune che ha la sua radice nell’annuncio del «kerygma», che ha una parola decisa in difesa della vita, verso il creato e la fratellanza.