La giornata mondiale dei Poveri
di Carlo Parenti • Papa Francesco al termine del Giubileo della Misericordia aveva istituito la Giornata Mondiale dei Poveri che per la prima volta si è quindi celebrata lo scorso 19 novembre 2017.
Il Papa, nel messaggio di presentazione della I Giornata, ha proposto per tale evento il tema “Non amiamo a parole ma con i fatti”, riprendendo così tutto il suo apostolato, attraverso il richiamo alla concretezza: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18) che riecheggia quanto disse a Firenze ai vescovi e alla Chiesa italiana: “Non mettere in pratica, non condurre la Parola alla realtà, significa costruire sulla sabbia, rimanere nella pura idea e degenerare in intimismi che non danno frutto, che rendono sterile il suo dinamismo”.
Lì, nei poveri, si manifesta la presenza di Gesù, che da ricco si è fatto povero (cfr. 2 Cor. 8,9). Per questo in loro, nella loro debolezza, c’è una “forza salvifica”. E se agli occhi del mondo hanno poco valore, sono loro che ci aprono la via al cielo, sono il nostro “passaporto per il paradiso”. Per noi è dovere evangelico prenderci cura di loro, che sono la nostra vera ricchezza, e farlo non solo dando pane, ma anche spezzando con loro il pane della Parola, di cui essi sono i più naturali destinatari. Amare il povero significa lottare contro tutte le povertà, spirituali e materiali.
L’iniziativa di Francesco mi ha commosso e come fiorentini ci deve far ricordare una assonante opera di Giorgio La Pira. Questi era così ricco verso tutti quelli che incontrava perché in ciascuno – carcerati, poveri, senza tetto – vedeva il volto di Cristo: «ebbi fame e mi desti da mangiare, ebbi…». Da questa sua ricchezza, anche su ispirazione di don Bensi, derivò il desiderio di spiegare agli ultimi il Vangelo: anche loro hanno il diritto di capire quella Storia di cui sono, pur ultimi, protagonisti. Nacque così nel 1934 la messa del povero nella chiesa di San Procolo, che poi per ragioni di spazio si tenne nella chiesa alla Badia fiorentina. Vi parteciparono fino a 1500 persone. Dopo la messa La Pira parlava ai presenti e pregava con loro per i grandi temi della pace, della giustizia e della Chiesa. Si distribuiva un pane benedetto e veniva offerto un piccolo obolo, che non era un’elemosina, ma il segno di una condivisione che poteva aspirare ad azioni più alte e significative. «L’Opera», diceva La Pira, «non ha presidente, non si scrive nulla, chi partecipa partecipa e la cassiera è la Madonna». È così anche oggi. I suoi volontari vanno ai crocicchi, raccolgono chi dorme alla stazione, i senzatetto, i rifugiati e gli altri. Lui diceva: «Nel Duemila vi ritroverete in casa i popoli della fame, tutti da voi».