In cammino verso il sinodo Panortodosso (A)

Hagia-Irenedi Basilio Petrà •

A CHE PUNTO E’ LA PREPARAZIONE.

 

Molti ricorderanno che dal 6 al 9 marzo 2014 si incontrarono a Costantinopoli, al Fanar, la sede del patriarcato ecumenico, i Capi o Primati (Prokathêmenoi) delle Chiese Autocefale Ortodosse.

La riunione o ‘Sinassi’, convocata dal patriarca ecumenico Bartolomeo I, aveva l’intento di discutere questioni comuni e di testimoniare il punto di vista ortodosso sui problemi odierni dell’umanità. Il Messaggio conclusivo della Sinassi volgeva così lo sguardo alle minacce alla pace in diverse parti del globo, alla condizione dei cristiani nel Medio Oriente, alle cause spirituali e morali della crisi economica ecc. Dedicava anche un inaspettato paragrafo alla questione del Sinodo panortodosso, che dalla prima Conferenza di Rodi (1961) è il grande obiettivo che ha guidato l’azione interortodossa del patriarcato ecumenico: “La Sinassi ha deciso di comune accordo che il lavoro preparatorio del Sinodo debba essere accelerato. Una speciale commissione interortodossa inizierà il suo lavoro a partire dal settembre 2014 e lo porterà a termine entro la santa Pasqua dell’anno 2015. Seguirà una conferenza panortodossa presinodale nella prima metà dell’anno 2015. Tutte le decisioni, sia durante i lavori del sinodo, sia nelle fasi preparatorie, saranno prese con il consenso di tutti (all’unanimità). Il grande e santo Sinodo della Chiesa ortodossa sarà convocato dal Patriarca ecumenico a Costantinopoli nell’anno 2016, salvo imprevisti. Il Sinodo sarà presieduto dal Patriarca ecumenico. I suoi confratelli Primati delle altre Chiese ortodosse autocefale siederanno alla sua destra e alla sua sinistra”.

Parole scritte con grande cura e sottoscritte, come tutto il Messaggio, dai seguenti primati presenti alla Sinassi: Bartolomeo di Costantinopoli, Teodoro di Alessandria, Teofilo di Gerusalemme, Cirillo di Mosca, Ireneo di Serbia, Daniele di Romania, Neofito di Bulgaria, Elia di Georgia, Crisostomo di Cipro, Ieronimo di Atene, Sava di Varsavia, Anastasio di Tirana. L’ordine delle firme non è casuale: rispecchia la successione dell’onore e della precedenza liturgica. All’inizio dunque i patriarcati storici, poi i patriarcati recenti, poi le chiese autocefale non patriarcali a cominciare da Cipro.

La descrizione delle fasi di preparazione e l’indicazione di alcune modalità della conduzione rispondono anch’esse a precise considerazioni: si tratta da una parte di preparare l’agenda dei lavori con i materiali pertinenti; dall’altra, si riconosce (da parte di tutti, compresa Mosca) che il diritto di convocare i primati è del patriarca ecumenico così come la presidenza della Sinassi, espressa dalla posizione centrale tra i primati; d’altra parte, si precisa che le decisioni non saranno prese a maggioranza ma con il consenso di tutte le chiese, secondo la tradizione orientale.

Altre informazioni accompagnarono il Messaggio: si prevedeva come sede del Sinodo l’antica Basilica di santa Irene, la chiesa del Secondo Concilio Ecumenico (381), mai trasformata in moschea e attualmente museo; inoltre, era prevista la partecipazione di ogni Chiesa con venti vescovi ma con un solo voto per ogni votazione.

Questo è quanto fu deciso nel marzo 2014. Ma a che punto è il cammino ? Ebbene, sulla base delle indicazioni della Sinassi è stata costituita la Commissione preparatoria interortodossa. Essa si è riunita una prima volta, sotto la presidenza del metropolita Giovanni (Zizioulas) di Pergamo, dal 30 settembre al 3 ottobre 2014, a Chambesy, presso il Centro Ecumenico del patriarcato di Costantinopoli. In quell’occasione sono state prese in esame e riviste bozze di un documento sui rapporti intercristiani preparato dalla III Consultazione Presinodale Panortodossa (28 ottobre-6 novembre 1986).

Solo da poche settimane poi si è svolta la seconda sessione della stessa Commissione, che si è tenuta sempre a Chambesy dal 15 al 20 di febbraio, sotto la presidenza del metropolita di Pergamo, coadiuvato dai segretari: l’archimandrita Maximos Pothos e l’arcidiacono John Chryssavgis. A tale sessione hanno preso parte tutte le chiese autocefale, compresa la Chiesa di Cechia e Slovacchia, la cui assenza era stata notata nella prima sessione dal metropolita Hilarion, ed è stata definita la Segreteria incaricata della Preparazione del Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa (dizione ufficiale), costituita dal metropolita di Svizzera, Geremia, coadiuvato dal professore Vlasios Fidas, insigne canonista, e dal prof. Konstantinos .Delikonstantis. In tale sessione è stato ripresa e rivista la bozza del documento, anch’essa già preparata nel 1986, su: “Il contributo della Chiesa ortodossa al trionfo della pace, della giustizia, della libertà, della fraternità e dell’amore tra le nazioni e all’eliminazione delle discriminazioni razziali e di altre forme di discriminazione”. Si è anche diffusa la notizia che il Sinodo dovrebbe tenersi nella Pentecoste del 2016 (19 giugno).

Una terza sessione dovrebbe svolgersi prossimamente e dovrebbe ancora lavorare sul documento già elaborato e insieme preparare le restanti bozze sui temi posti in passato all’ordine del giorno del Sinodo panortodosso, cioè la questione del calendario comune tra le chiese ortodosse, gli impedimenti matrimoniali, l’importanza del digiuno e la sua osservanza oggi. Secondo il percorso delineato dal Messaggio surricordato questo lavoro di preparazione dei documenti dovrebbe avere termine entro Pasqua (per gli ortodossi, il 12 aprile). I documenti poi dovrebbero essere riconsiderati dalla Conferenza presinodale interortodossa prevista per la metà dell’anno in corso.

Per quanto possibile noi seguiremo questo cammino ortodosso.

GLI INTERVENTI DEL METROPOLITA HILARION A CHAMBESY

Quando la Commissione preparatoria interortodossa si è riunita a Chambesy il 30 settembre 2014, sotto la presidenza del metropolita di Pergamo, Giovanni (Zizioulas), rappresentante del patriarcato di Costantinopoli, c’è stato un importante intervento del capo della Delegazione russa, il metropolita di Volokolamsk, Hilarion (Alfeyev), responsabile del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca.

I punti essenziali dell’intervento sono stati pubblicati sul sito del Dipartimento e disegnano in modo molto efficace la posizione assunta dal patriarcato di Mosca in rapporto alla preparazione del Sinodo del 2016.

Il metropolita ha innanzitutto sottolineato che “il futuro Sinodo non può essere chiamato ecumenico” e dunque non può essere collocato allo stesso livello dei sette concili ecumenici sui quali l’intera Ortodossia si basa. Una precisa messa in guardia nei confronti di ogni tentativo di modificare surrettiziamente i Sacri Canoni dell’Ortodossia. E’ dottrina comune nell’Ortodossia che solo un nuovo Concilio Ecumenico può modificare qualcosa dei Sacri Canoni, senza cambiare naturalmente la dottrina e la pietà. Questa questione è ben presente a tutte le Chiese ortodosse e non è un caso che successivamente sia stato nominato consigliere del metropolita Geremia di Svizzera, segretario generale per la Preparazione del Sinodo, uno dei canonisti greci che più ha studiato la questione della modificazione dei canoni, cioè il professore Vlasios Fidas.

Ha quindi espresso il desiderio che il Sinodo Panortodosso, che si va preparando da oltre cinquant’anni, possa diventare “un evento che unisca le Chiese ortodosse e aiuti a pervenire a chiare posizioni comuni” sui temi all’agenda del Sinodo futuro. Di qui, la grande importanza attribuita dalla Chiesa russa “al processo della sua preparazione” e al compito della Commissione che nel preparare le bozze dei documenti è chiamata non solo a fare un lavoro di editing ma “anche a introdurre serie modifiche per rendere questi testi davvero vitali”. Il Metropolita si riferisce in particolare al documento sulle relazioni intercristiane preparato nel 1986 e oggetto di revisione da parte della Commissione nella sua prima sessione. E subito chiarisce quel che intende: “bisogna prendere in seria considerazione il fatto che in un buon numero di comunità protestanti che sono nel Consiglio Ecumenico delle Chiese si sono avuti seri cambiamenti, poiché molte di esse hanno assunto il sentiero della liberalizzazione della dottrina e dell’insegnamento morale”, al punto –egli aggiunge- che la Chiesa russa ha sospeso il dialogo con molte di esse. I documenti del Sinodo dovrebbero chiaramente mostrare che la partecipazione degli ortodossi nel lavoro delle organizzazioni intercristiane “si basa sulla ferma convinzione che soltanto la Chiesa Ortodossa rappresenta la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica”. Come si vede, il Metropolita ribadisce la posizione del patriarcato di Mosca dell’impossibilità di un dialogo con chiese o tendenze segnate da cedimenti –veri o presunti- al secolarismo liberale. Sottolinea poi con forza la necessità che il Sinodo sia un’occasione, anzi –com’egli dice- “un evento” di unione delle chiese ortodosse. Questa, del resto, è la preoccupazione ampiamente emersa già nella Sinassi del marzo 2014: tutte le chiese ortodosse sono consapevoli che il Sinodo si svolgerà dinanzi al mondo intero e che eventuali problemi interni potrebbero diventare una sera controtestimonianza.

Infine egli ha colto l’occasione per esprimere il suo profondo dispiacere che non fossero stati invitati rappresentanti della Chiesa Ortodossa di Cechia e Slovacchia, auspicando un ripensamento riguardo a questo punto. Anzi ha messo letteralmente in guardia, dicendo:”senza un tale ripensamento è impossibile realizzare in modo appropriato le risoluzioni adottate dall’incontro ad Istanbul dei Primati delle Chiese Ortodosse locali secondo le quali tutte le decisioni preparatorie per il Sinodo Panortodosso devono essere prese sulla base del consenso tra le delegazioni di tutte le chiese locali autocefale dotate di uguale diritto”. L’avvertimento molto serio è stato recepito, giacché nella seconda sessione – dal 15 al 20 febbraio 2015- la Chiesa di Cechia e di Slovacchia è stata presente attraverso Giorgio, il metropolita di Michalovce e Košice. Si noti che nel suo intervento il metropolita Hilarion evita accuratamente di parlare dell’incontro dei Primati come avvenuto a Costantinopoli e preferisce usare il nome civile di Istanbul. E’ probabile che non sia casuale, considerata la posizione russa che tende a ridurre il ruolo del patriarcato ecumenico nella comunione delle chiese ortodosse.

Di fatto, nella seconda sessione della Commissione preparatoria, tenutasi a Chambesy dal 15 al 20 febbraio 2015, il metropolita Hilarion non ha avuto necessità di ritornare su nessuna di tali puntualizzazioni.

L’OMOSESSUALITA’: UN “POMO DELLA DISCORDIA” A CHAMBESY ?

Il 3 marzo 2015, due settimane dopo la fine del secondo incontro della Commissione Preparatoria Interortodossa a Chambesy (16-20 febbraio) esce sul sito greco Agioreitikobêma1 -vicino al Monte Athos ma indipendente da esso- un articolo anonimo dal titolo provocatorio: “L’omosessualità, pomo della discordia tra i gerarchi ortodossi a Chambesy presso Ginevra“. In esso sono offerti presunti “particolari sensazionali” sui lavori della Commissione nel febbraio scorso dedicati a “Il contributo della Chiesa ortodossa al trionfo della pace, della giustizia, della libertà, della fraternità e dell’amore tra le nazioni e all’eliminazione delle discriminazioni razziali e di altre forme di discriminazione”.

L’estensore, in base –dice– a “informazioni esclusive”, parla di un’inaspettata discussione tra i membri della Commissione, accalorata al punto che le voci “sono arrivate dalle stanze dei lavori agli orecchi sia del personale tecnico del Centro Ortodosso, che degli studenti che studiano lì la teologia ortodossa”. Tutto, a motivo dei diritti delle minoranze sessuali. Il metropolita di Pergamo avrebbe proposto di aggiungere al documento una frase sul rispetto dovuto alle “minoranze di natura etnica, religiosa, linguistica e di altra natura”, espressione riferentesi alle minoranze ‘sessuali’. I vescovi greci –di varia provenienza- avrebbe tutti appoggiato la posizione del metropolita, mentre i gerarchi slavi si sarebbero decisamente opposti. Si ricorda in particolare l’intervento del canonista Vlasios Fidas, Preside per altro dell’Istituto di Teologia Ortodossa di Chambesy, con le seguenti parole dette a sostegno del metropolita: “Le minoranze sessuali esistono, sono come noi membri della Chiesa, partecipano alla sua vita, sono peccatori ma anche tutti noi siamo peccatori. Lo stato li riconosce come membri rispettabili della società, perciò anche noi non possiamo ignorarli. I peccati sessuali non sono per niente i più gravi, perciò dobbiamo confrontarci con la comunità LBGT non condannando ma con amore e rispetto”.

Dopo circa sette ore di discussioni, sarebbe stata messa ai voti una formulazione di compromesso:““le minοranze di altra natura non devono costituire oggetto di discriminazione, ma questo non esige da nessuno che condivida le loro visioni e principi “. Formulazione respinta però a maggioranza.

L’anonimo estensore del testo conclude con un sospiro di sollievo: la dottrina della Chiesa non è cambiata, ma anche con tristezza, per quel che ritiene un tradimento (subdolo) in atto da parte di alcuni nei confronti della dottrina biblica e patristica e nei confronti dello stesso popolo di Dio..

Come si può immaginare, la notizia ha fatto il giro dei blog ortodossi, specialmente quelli più legati alla tradizione, suscitando preoccupazione e reazioni. E’ stata poi ripresa nel numero di Orthodoxos Typos (Stampa Ortodossa) del 13 marzo, con una presentazione di Th.Zisis, teologo duro con l’ecumenismo, il quale ha chiesto formalmente la sostituzione dei rappresentanti delle Chiese che hanno appoggiato la proposta del metropolita di Pergamo.

Questo può spiegare perché il 12 marzo un sito ben conosciuto –molto vicino alla metropolia del Pireo, poco ecumenica, e forse per questo scelto- ovvero Syn-odoiporia2 ha pubblicato un articolo assai elaborato e preciso a firma di un canonista autorevole, Theodoros Yankou3 , Preside del Dipartimento di Teologia Pastorale e Sociale dell’Università di Tessalonica, dal titolo: Ciò che realmente è avvenuto durante i lavori della Commissione Preparatoria Interortodossa e con sottotitolo: Le calunnie concernenti un presunto sostegno dell’omosessualità.

Nel suo intervento, Yankou non nega che sia insorta la discussione, nega invece con decisione che qualcuno dei gerarchi abbia sostenuto l’omosessualità in quanto tale. Quel che è stato sostenuto è ben altro, egli dice, e così lo esprime: “la Chiesa non condanna gli uomini, cioè le creature di Dio, ma il peccato. Questo è un principio ovvio e fondamentale dell’antropologia cristiana. Anche le penitenze canoniche sono imposte ai peccatori penitenti non come pena ma come pedagogia, «per la cura delle passioni e la terapia delle anime» (cfr. i cann.2 e 102 del Concilio in Trullo). I santi della Chiesa pregano intensamente anche per la salvezza del diavolo; Cristo ha insegnato l’amore perfetto per tutti gli uomini. E’ caratteristica la tesi di san Teodoro Studita, che nella Seconda Venuta del Signore sarà bruciato solo il male, e non le creature di Dio, cioè gli esseri e gli spiriti razionali. «Quel che è da Dio, cioè la nostra natura, in quanto prodotta da Dio, non può essere consumata da quel fuoco. Quel che non viene da Dio, cioè il peccato, creato dalla libera decisione dell’agente, poiché non è parte delle realtà che davvero sono, ma si è introdotto collateralmente, se ne andrà perduto non essendo ordinabile con le cose che sono» (PG 99, 1501AB).

La sua preoccupazione maggiore tuttavia non è quella di respingere le calunnie. Sembra esserci in lui un timore assai più rilevante, cioè che questa manovra mediatica miri a mostrare l’Ortodossia divisa, a diminuire previamente l’autorità del Sinodo nella coscienza ecclesiale e principalmente a impedire la reale effettuazione del Sinodo. Solo quando i documenti preparatori saranno tutti approntati e offerti al dibattito delle Chiese, si potrà più adeguatamente valutare la fondatezza di questo timore che non può lasciare tranquillo nessuno che abbia a cuore il futuro del cammino ecumenico.

1 In greco moderno, agioreitiko fa riferimento allo Agion Oros, ovvero alla Santa Montagna dell’Athos; il termine bêma oltre al generico ‘passo’, può indicare la tribuna o il podio; nel linguaggio ecclesiastico indica la parte della chiesa che corrisponde al nostro presbiterio. Il sito evidentemente richiama i vari sensi insieme, cosa che in italiano non può essere resa facilmente.

2 Traducibile letteralmente come: Con-viandanti.

3 Egli ha adottato la seguente forma di trascrizione in inglese: Theodoros Giagou.