“Figlio, dove sei?” Spunti di pedagogia nell’«Amoris Laetitia»

Amoris-laetitiadi Stefano Liccioli • Si è parlato molto, in questi ultimi mesi, dell’esortazione apostolica di Papa Francesco, «Amoris laetitia». I media hanno valuto metterne in risalto alcuni aspetti, operando talvolta delle forzature o in altri casi delle semplificazioni eccessive, tali da non rendere giustizia al vero pensiero del Santo Padre sul tema dell’amore nella famiglia.

Quello che, a mio avviso, mi pare non sia stato messo in luce in maniera adeguata è l’intento educativo del documento o almeno di alcune parti di esso. In questa sede non posso sviluppare in maniera approfondita tutte queste riflessioni, mi soffermerò solo su alcune, quelle che ritengo più significative.

Innanzitutto Papa Francesco sembra chiarire quale debba essere l’autentico approccio educativo dei genitori nei confronti dei figli, essi devono «orientare e preparare i bambini e gli adolescenti affinché sappiano affrontare situazioni in cui ci possano essere, per esempio, rischi di aggressioni, di abuso o di tossicodipendenza» (AL, 260). In quest’ottica educare significa dare gli strumenti per affrontare le sfide della vita, evitando tutti quelli atteggiamenti di controllo ossessivo delle situazioni in cui si trovano i figli che non servono a formare, semmai a tentare di placare l’ansia dei genitori. «Quello che interessa principalmente è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia. Solo così quel figlio avrà in sé stesso gli elementi di cui ha bisogno per sapersi difendere e per agire con intelligenza e accortezza in circostanze difficili» (AL, 261).

Per quel che concerne la formazione ettca dei ragazzi e delle ragazze il Pontefice sottolinea la necessità di sviluppare in loro delle abitudini, consuetudini che si realizzano mediante l’insistenza degli adulti ed il rafforzamento della volontà: avere sentimenti socievoli e una buona disposizione verso gli altri non basta se non c’è un allenamento con la ripetizione di determinate azioni.

Particolarmente interessante è il riferimento che Papa Francesco fa all’importanza dell’empatia:«E’ indispensabile sensibilizzare il bambino e l’adolescente affinché si renda conto che le cattive azioni hanno delle conseguenze. Occorre risvegliare la capacità di porsi nei panni dell’altro e di pentirsi per la sua sofferenza quando gli si è fatto del male. Alcune sanzioni – ai comportamenti antisociali aggressivi – possono conseguire in parte questa finalità. È importante orientare il bambino con fermezza a chiedere perdono e a riparare il danno causato agli altri» (AL, 268). Il fenomeno del bullismo di cui tanto si parla ai nostri giorni nasce soprattutto, a mio parere, da questa mancanza di empatia, di mettersi nei panni di chi viene vessato.

L’educazione morale richiede un paziente realismo, occorre proporre piccoli passi perché esigendo troppo si rischia di non ottenere nulla.

Un’ultima considerazione riguarda la questione dell’educazione sessuale. Il Santo Padre si domanda:«Chi è capace di prendere sul serio i giovani? Chi li aiuta a prepararsi seriamente per un amore grande e generoso? Si prende troppo alla leggera l’educazione sessuale». Egli giudica irresponsabile ogni invito agli adolescenti a giocare con i loro corpi e i loro desideri, come se avessero la maturità, i valori propri del matrimonio:«E’ importante invece insegnare un percorso sulle diverse espressioni dell’amore, sulla cura reciproca, sulla tenerezza rispettosa, sulla comunicazione ricca di senso. Tutto questo, infatti, prepara ad un dono di sé integro e generoso che si esprimerà, dopo un impegno pubblico, nell’offerta dei corpi. L’unione sessuale nel matrimonio apparirà così come segno di un impegno totalizzante, arricchito da tutto il cammino precedente» (AL, 283).

Vale la pena osservare come Papa Francesco conduca queste riflessioni in maniera molto chiara e concreta, facendosi percepire al lettore come un vero esperto d’umanità.