Il centro estivo e quella ricchezza educativa da non perdere

Centri-estivi-09di Stefano Liccioli • Giugno è il mese in cui iniziano i centri estivi. In questi anni si sono moltiplicate le proposte che, una volta concluso l’anno scolastico, impegnano bambini e ragazzi al mattino come al pomeriggio. Sono ormai tante le realtà che organizzano queste attività: non più solo parrocchie, ma anche associazioni culturali e sportive. Il motivo dell’aumento dell’offerta deve essere rintracciato, a mio parere, nel fatto che oramai, in molte famiglie, lavorano entrambi i genitori e c’è bisogno di qualcuno che si occupi dei figli in quel periodo di tempo in cui non c’è più l’attività scolastica: a volte la presenza generosa dei nonni non basta. Occorre, secondo me, vagliare bene però queste proposte e riconoscere, tra i centri estivi, quelle proposte che abbiano alla radice una seria e valida proposta educativa e non solo motivazioni di business. Infatti, in una logica di mercato, è sempre in agguato il rischio che dietro alla crescente domanda, da parte delle famiglie, di iniziative per i propri figli, ci siano anche realtà che sono mosse, nel loro operare, solo dalla ricerca del profitto economico. Lo stile di chi opera con i ragazzi per passione è molto diverso da chi lo fa per business, ma soprattutto dobbiamo salvaguardare la potenzialità educativa che hanno esperienze come un centro estivo. Una tale proposta non può essere vista solo come intrattenimento o “babysitteraggio”, ma è un’occasione per formare le giovanissime generazioni, proponendo i grandi valori. Non è mai troppo presto infatti per educare bambini e ragazzi ai quei principi come l’amicizia, il rispetto e l’aiuto per gli altri, che riteniamo fondamentali per la convivenza civile, a prescindere da ogni prospettiva religiosa.

In questo ambito il mondo cattolico non deve perdere l’occasione di entrare in contatto con fanciulli e giovanissimi, attraverso campi-scuola e, appunto, i centri estivi. Sono iniziative che appartengono alla storia di parrocchie ed aggregazioni laicali e, in numerosi casi, arricchiscono il bagaglio della memoria di persone oggi adulte. Quanti, dopo ad esempio un campo-scuola, hanno preso una decisione importante nella loro vita, sollecitati anche dai temi trattati durante queste esperienze. Sono momenti forti, da un punto di vista aggregativo, situazioni adeguate per veicolare messaggi significativi e, nel caso di proposte in ambito cattolico, per favorire l’incontro con Gesù e la sua Parola.

A tutti i livelli c’è un gran parlare su come le realtà ecclesiali possano entrare in contatto con le nuove generazioni. Spesso però sfuggono o vengono trascurate occasioni come quelle appena descritte, si lascia che la domanda delle famiglie venga intercettata da altre associazioni, adducendo come causa (o scusa?) la mancanza di forze. Se è vero, da una parte, che per organizzare e gestire iniziative come un campo estivo servono molte energie, dall’altra tali energie potrebbero essere recuperate con una collaborazione efficace tra parrocchie vicine (l’unione fa la forza, anche in questo caso) oppure “sfrondando” certe attività meno importanti.

Nei mesi scorsi l’Arcivescovo di Bologna, Mons. Matteo Zuppi, in un’intervista a “Famiglia cristiana” affermava:«Mi piacerebbe che, nelle parrocchie dove c’è già un doposcuola, questo venisse potenziato e dove non c’è venisse creato. Penso sia un modo efficace per creare un rapporto di amicizia, fiducia e credibilità con le famiglie e con i giovani». Anche quello del doposcuola è un mezzo per avvicinare i ragazzi, anche quelli più lontani dalla Chiesa, a volte anche di altre religioni, facendo leva su un bisogno reale come quello di un supporto scolastico soprattutto per persone che non possono permettersi costose ripetizioni e che non hanno genitori preparati che li possano accompagnare nello studio. Ma questo sarebbe un altro discorso che magari possiamo approfondire in un’altra circostanza.

Concludo con un invito al mondo cattolico: non perdiamo l’opportunità di educare ed evangelizzare i ragazzi in contesti aggregativi come i centri estivi, non facciamoci rubare da altri le esperienze dei campi-scuola, ma mettiamone in risalto tutta la loro ricchezza educativa, al di là di ogni business.