Alla scuola del Cantico dei Cantici per educare i giovani all’amore
di Stefano Liccioli • Da alcuni mesi sto portando avanti l’esperienza di leggere e commentare insieme con degli ex-allievi, ora studenti universitari, alcuni passi del Cantico dei Cantici. A mio parere, infatti, una delle difficoltà maggiori per i giovani è quella di sapersi districare nel complicato campo delle emozioni e dei sentimenti, in una società come la nostra che esalta il messaggio, a volte rischioso, del “Va’ dove ti porta il cuore”. In questo senso ho ritenuto che proporre un percorso di riflessione sul Cantico dei Cantici potesse essere una occasione formativa importante per approfondire il tema dell’amore, visto come dimensione fondamentale della persona umana. Innanzi tutto è stato necessario fare chiarezza ed evitare qualsiasi interpretazione riduttiva: l’Amore, cioé l’apertura di se stesso all’altro, è la vocazione specifica di qualunque persona che, in quanto creata da Dio che è Amore, l’ha resa simile a sé, capace di intessere una relazione con Lui, ma anche con le altre persone. Questa, prima di essere una verità di fede, è una verità antropologica: l’amore, inteso come dono gratuito di sé al prossimo, ci realizza come uomini e donne. L’ha scritto Edith Stein:«Si diventa se stessi donando se stessi», l’ha ribadito anche Martin Buber:«Io divento io dicendo tu. Solo l’Uomo con l’Uomo è un’immagine piena» e, facendo un salto temporale all’indietro, arriviamo al filosofo latino e pagano Seneca che ha affermato:«Se vuoi vivere per te stesso devi vivere per un altro». Spiritualmente, psichicamente ed anche fisicamente siamo fatti per essere in rapporto con altro da noi. Condizione indispensabile perché si possa amare è la libertà, non si può essere costretti ad amare.
Fatta questa opportuna premessa, abbiamo cominciato a concentrarci sull’amore di coppia, seguendo i passi di quel Lui e di quella Lei raccontati nel Cantico dei Cantici, che rappresentano, a mio avviso, un itinerario esemplare di qualsiasi coppia che nasce e cresce. Abbiamo avuto così modo di riflettere su una delle prime tappe, quella dell’attrazione sessuale che rappresenta come una spinta a farci uscire da se stessi per andare verso il tu. E’ la forza dell’Eros che porta l’uomo verso la donna (o viceversa). C’è però un rischio che è quello di cercare nell’altro soprattutto il proprio piacere personale, perdendo di vista, in questo modo, il tu e rimanendo prigionieri del proprio io: la coppia implode se ognuno è schiavo del proprio io. L’Eros deve dunque essere educato perché non diventi egoismo, perché l’attrazione sessuale non sia considerata come un fine, ma solo un mezzo per andare incontro all’altro. In quest’ottica abbiamo riflettuto su come la castità possa difendere il sesso dall’egosimo, in quanto essa aiuta a vedere l’altro oltre i suoi beni sessuali. E’ questa la strada che conduce all’innamoramento, a desiderare non solo il corpo dell’altra persona, ma a rivolgersi ad essa nel suo insieme. E’ una dinamica così ben espressa in queste parole del Cantico:«Tu mi hai rapito il cuore sorella mia, mia sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo». La persona amata viene sentita come la pienezza di vita che si sta cercando. D’altra parte abbiamo messo anche in evidenza che l’innamoramento è ancora contraddistinto dal rischio di affidarsi troppo all’emozione ed ai sentimenti, che per loro natura sono mutevoli e dunque, sebbene utili, non bastano a fondare la vita di coppia in maniera stabile e duratura nel tempo.
Ci aspetta un’ultima tappa, il passaggio dal sentimento alla volontà su cui costruire un amore maturo in cui ci si sente responsabile del bene dell’altro. Come ha scritto Giovanni Paolo II:«La grande forza dell’amore vero consiste nel desiderare la felicità per l’altro».
Abbiamo discusso anche sui momenti di crisi che a volte segnano il cammino di una coppia ed abbiamo convenuto che non necessariamente sono segnali che l’amore sta finendo, ma devono essere occasioni per fare un salto di qualità, verso un amore più grande, verso un “per sempre”.
A tal proposito riporto quello che l’anno scorso disse Papa Francesco ai fidanzati il giorno di San Valentino:«Come l’amore di Dio è stabile e per sempre, così anche l’amore che fonda la famiglia vogliamo che sia stabile e per sempre. Per favore, non dobbiamo lasciarci vincere dalla “cultura del provvisorio”. Questa cultura che oggi ci invade tutti, questa cultura del provvisorio. Questo non va».