Il papa a Pasqua. L’ultimo appello alla speranza.

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di Agnese Lerda • Quest’ultimo mese è stato segnato da molti eventi importanti, ma riflettendo per capire a quale di questi ispirarmi per scrivere questo articolo, ho ritrovato un filo rosso che li unisce tutti che è la Speranza. Il 20 aprile 2025, nel giorno di Pasqua, nel messaggio Urbi et Orbi, Papa Francesco ha parlato di speranza, nel giorno di Pasqua perché la risurrezione di Cristo è il fondamento della speranza.
“la risurrezione di Gesù è il fondamento della speranza: a partire da questo avvenimento, sperare non è più un’illusione. No. Grazie a Cristo crocifisso e risorto, la speranza non delude! Spes non confundit! (cfr Rm 5,5). E non è una speranza evasiva, ma impegnativa; non è alienante, ma responsabilizzante.”. La Pasqua ricorda che la morte non è la fine, che è il momento della risurrezione di Cristo e la vittoria della vita sulla morte.
Continua Papa Francesco “Quanti sperano in Dio pongono le loro fragili mani nella sua mano grande e forte, si lasciano rialzare e si mettono in cammino: insieme con Gesù risorto diventano pellegrini di speranza, testimoni della vittoria dell’Amore, della potenza disarmata della Vita.” Sperare significa fidarsi, affidarsi. Speranza è lasciarsi andare a Dio, ma allo stesso tempo mettersi in moto, agire, non essere passivi e in balia solo degli accadimenti della vita.
Nel ritiro di Quaresima svolto a Lucca abbiamo riflettuto sul vangelo di Luca 9,57-62 in cui Gesù esorta con “va’ ” chi gli dice che lo seguirà ma solo dopo aver sbrigato alcune faccende. La chiamata di Gesù non accetta condizioni, a tutte le giustificazioni che a noi sembrano accettabili e comprensibili Gesù risponde in modo secco. Ad esempio:
«Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio».

L’annuncio di Gesù è così grande, così certo, che non accetta compromessi. Per questo utilizza l’imperativo, perché nella speranza e nella fiducia in Lui la bella notizia c’è, è vera e va annunciata. Non si può solo ascoltare ma deve essere condivisa e il suo ordine è di mettersi in moto, come dice Papa Francesco “pellegrini di speranza, testimoni della vittoria dell’amore, della potenza disarmata della vita”. Papa Francesco aggiunge anche che la speranza è impegnativa, responsabilizzante perché ci chiede di lasciarci andare, di fidarci completamente. Il fatto che venga usato il verbo “va’ ” ci esorta a staccarci, a muoverci quando siamo paralizzati dalla paura, dalle incertezze e quando ci sentiamo persi. Questo essere pellegrini di speranza è il motto del Giubileo 2025. Questi tempi segnati da guerre, incertezze globali fa barcollare la speranza nel futuro e rischia di fermarci. Ma come esorta Francesco non dovremmo fermarci, ma pregare, ricordarci degli altri, non far venire mai meno il principio di umanità, aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire le iniziative che promuovono lo sviluppo.
Il messaggio di speranza, di affidamento a Dio e del principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano ci permette di sperare, di credere che la pace sia possibile “Dal Santo Sepolcro, Chiesa della Risurrezione, dove quest’anno la Pasqua è celebrata nello stesso giorno da cattolici e ortodossi, s’irradi la luce della pace su tutta la Terra Santa e sul mondo intero”. La preghiera non dimentica nessuno: chi soffre, chi è perseguitato, i migranti e i popoli in guerra.
Noi cristiani, pellegrini di speranza, che andiamo nel mondo siamo chiamati a portare la luce della pace, della speranza dove non c’è e a ricordare che l’umanità non sarà finita fino a che la parola di Dio riecheggerà in noi.

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