Papa Francesco lascia al suo successore una serie di questioni da affrontare. Qui ne esaminiamo alcune.
1) Francesco è stato un papa “innovativo”. A cominciare dalla residenza che scelse in Santa Marta piuttosto che nel Palazzo Apostolico, ma soprattutto nel suo stile comunicativo. Egli ha rilasciato più di 200 interviste a media a volte impensati, parlando senza filtri. Le sue interviste sull’aereo papale hanno rivelato una grande libertà. Inoltre, Papa Francesco ha focalizzato l’attenzione del papato sui poveri e sugli emarginati; ha condiviso con il mondo la sua preoccupazione per il dialogo interreligioso, in particolare con l’Islam, aprendo nuove prospettive; ha rinnovato l’approccio della Chiesa cattolica sull’ecologia, collegando la tutela della natura alla giustizia sociale. Il futuro Papa dovrà familiarizzare con la varietà dei linguaggi mediatici attuali per diffondere il suo messaggio.
2) Il prossimo papa avrà il compito di rilanciare il cattolicesimo nei Paesi di antica tradizione cattolica. Il pontificato di Francesco, infatti, non ha fermato la “secolarizzazione” in Occidente, un fenomeno complesso e di lunga data che si riflette in un costante calo delle vocazioni. Dal 2011 al 2021, l’Europa ha visto un calo di 27.000 sacerdoti, 6.000 seminaristi e quasi 80.000 suore. A livello mondiale i sacerdoti erano 413.418 nel 2011, rispetto ai 407.872 del 2021. Nello stesso periodo Africa e Asia hanno registrato un aumento del numero di sacerdoti anche se in Asia il numero di seminaristi è diminuito durante il suo pontificato (-9% dal 2011 al 2021). Da segnalare come germe di speranza in questo difficile contesto la forte ripresa dei battesimi di adulti e giovani in Francia e nel Regno Unito.
3) Garantire l’unità nella Chiesa. Questioni divisive non sono mai mancate nella Chiesa. Una di queste sotto il pontificato di Francesco è stata la restrizione alla celebrazione della Messa tridentina. Il prossimo papa dovrà affrontare questo tema insieme alla delicata questione del dialogo con la Fraternità San Pio X, che non è in comunione con la Chiesa e che promuove la Messa tridentina. Inoltre, dal 2021, l’ampio processo del “Sinodo sulla sinodalità” ha messo a fuoco numerose questioni relative al governo della Chiesa e alla responsabilità condivisa tra sacerdoti e laici, nonché al ruolo delle donne. Fra l’altro scegliendo di non pubblicare un’esortazione apostolica al termine del Sinodo, Papa Francesco ha lasciato il suo successore libero di prendere decisioni sulle questioni più delicate. A questo si aggiunga che a distanza di quasi sette anni dalla firma di un accordo provvisorio sulle nomine episcopali, volto a riunire la Chiesa ufficiale controllata dal governo e la Chiesa clandestina che mantiene la fedeltà al Papa, l’unità della Chiesa cattolica in Cina rimane tra le questioni più complesse e spinose.
4) Riforma della Curia romana. Papa Francesco ha portato avanti un ambizioso programma di riforme volto a ripensare il funzionamento della Curia Romana, formalizzato nel 2022 con la promulgazione della costituzione apostolica Praedicate Evangelium. Il suo obiettivo era quello di rendere la Santa Sede un’entità più aperta, trasparente e moderna al servizio delle diocesi. Tuttavia, la determinazione del pontefice ha incontrato diversi ostacoli, cui si sono aggiunte decisioni controverse sulla gestione delle risorse umane che hanno creato tensioni tra i dipendenti. Inoltre Papa Francesco non è riuscito a rimettere le finanze vaticane su basi sostenibili, con l’aggravio del calo delle donazioni dei fedeli. In più lo scandalo finanziario che ha coinvolto il cardinale Angelo Becciu ha evidenziato una certa persistente opacità nella gestione finanziaria del Vaticano, condizionata da situazioni di nepotismo e dilettantismo. Il prossimo papa dovrà necessariamente proseguire con le riforme, promuovendo le competenze già presenti e superando gli ostacoli esistenti.
5) Unità dei cristiani. Papa Francesco avrebbe dovuto visitare la Turchia a maggio per commemorare il Concilio di Nicea (325) e con l’intenzione di un riavvicinamento con la Chiesa ortodossa. I contatti tra Roma e il Patriarcato di Costantinopoli sono stati intensi e il Patriarca di Costantinopoli è aperto all’unità con Roma, ma gli altri patriarchi non sono tutti d’accordo. Il principale ostacolo è il Patriarcato di Mosca che, tra l’altro, sostiene attivamente l’offensiva russa in Ucraina definendola una “guerra santa”, una posizione inaccettabile per Roma. Inoltre, nel 2023, la dichiarazione Fiducia Supplicans ha causato profonda incomprensione tra le Chiese ortodosse orientali. Tra queste la Chiesa copta ha annunciato la sospensione del dialogo teologico con la Chiesa cattolica nonostante gli sforzi del Vaticano per riavviarlo. Sul fronte delle altre confessioni cristiane (anglicani, luterani, evangelici, valdesi) si sono registrati progressi e il suo successore potrà basarsi su questi risultati per rafforzare i partenariati tra le Chiese.
6) Un mondo in guerra. La proliferazione delle guerre è stata una “croce” per il pontificato di Francesco che ha costantemente richiamato alla riconciliazione durante i delicati viaggi in Bosnia, Repubblica Centrafricana, Colombia, Myanmar, Iraq, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan. La guerra in Ucraina, iniziata nel 2014 ed estesasi a tutto il Paese dal febbraio 2022, è stata al centro dell’attenzione di Papa Francesco che ha lanciato innumerevoli appelli a favore dell'”Ucraina martirizzata”, ricevendo al contempo critiche per le sue posizioni, percepite o come troppo neutrali o persino compiacenti nei confronti della Russia. Tuttavia, l’incontro tra Trump e Zelensky a margine del suo funerale dimostra che il Vaticano rimane una preziosa piattaforma di contatti. La guerra a Gaza, innescata dall’offensiva di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023, che ha causato la morte di oltre 50.000 palestinesi, è stata al centro del cuore di Francesco. Grazie all’attenzione mediatica che le sue telefonate alla Parrocchia di Gaza hanno attirato, questa è stata uno dei pochi luoghi che gli israeliani non hanno osato bombardare. Tuttavia, la voce del Papa non ha impedito alla guerra di continuare.
Più in generale, dati gli sviluppi geopolitici globali, il mondo del 2025 appare sempre più frammentato. Il futuro papa dovrà fare i conti con l’ascesa di vari movimenti populisti e con la crescente influenza di regimi autoritari che di fatto rallentano gli sforzi per la costruzione della pace tra i popoli.