Leone XIV e la nuova rivoluzione industriale

Il tema è però complesso, infatti nel richiamare «le condizioni dell’azienda» il Compendio cita Quadragesimo anno del 1931 che, trattando a sua volta del “giusto salario”, introduceva il tema del “datore di lavoro indiretto” (n. 73), poi sviluppato da Laborem exercens (1981), ovvero tutti quei fattori economico-sociali e politici esterni all’azienda, di livello sia nazionale che internazionale, consistenti in «persone e istituzioni di vario tipo, come anche i contratti collettivi di lavoro e i principi di comportamento (…) i quali determinano tutto il sistema socio-economico o da esso risultano» (LE 17), capaci di condizionare le scelte dell’imprenditore circa il livello di salario ma anche circa la possibilità di operare efficientemente sul mercato.

In presenza oggi di un mondo sempre più ricco ma con le risorse finanziarie distribuite sempre meno equamente (cf. i dati aggiornati del Rapporto Oxfam, Disuguaglianza-Povertà ingiusta e ricchezza immeritata, 2025), Papa Francesco rilevava che «Nel mercato ci sono imprenditori “mercenari” e imprenditori simili al buon pastore», nella Bibbia ci sono infatti i trenta denari di Giuda e i due denari del Buon Samaritano. Lo stesso denaro può essere usato, ieri come oggi, per tradire e vendere un amico o per salvare una vittima. I denari di Giuda e quelli del buon samaritano convivono negli stessi mercati, nelle stesse borse valori, nelle stesse piazze. L’economia potrà crescere e diventare umana quando i denari dei samaritani diventeranno più numerosi di quelli di Giuda (Francesco, 2022). A fronte tu tutto questo l’auspicio è che come la Rerum novarum di Leone XIII provocò un terremoto e sconvolse le coscienze con «l’idea semplice che il lavoro non è una merce, sottomessa alla legge della domanda e dell’offerta, che non si può speculare sui salari, sulla vita degli uomini, come sul grano, lo zucchero o il caffè» (G. Bernanos, Diario di un curato di campagna, 1936), anche Leone XIV, sulla linea del suo predecessore, possa scuotere le coscienze degli uomini di oggi, senza però che succeda, come annotava Quadragesimo anno, che «i troppo tenaci dell’antico disdegnino questa nuova filosofia sociale, i pusillanimi paventino di ascendere a tanta altezza con taluno che, pure ammirando questa luce, la reputi come un ideale chimerico di perfezione più desiderabile che attuabile» (n.13).