Quando il cardinale Robert Louis Prevost è stato eletto Papa prendendo il nome di Leone XIV, vi è stata l’unanime considerazione del riferimento a Leone XIII ed in particolare all’Enciclica «Rerum novarum» pubblicata nel 1891.
Ma non è il solo documento di Leone XIII che ha ispirato il nuovo Pontefice, infatti in uno dei suoi primi discorsi ha voluto ricordare la Lettera Apostolica «Orientalium dignitas» del 30 novembre 1894.
Il 14 maggio nel ricevere in udienza i partecipanti al Giubileo delle Chiese Orientali, Papa Leone XIV ha esordito facendo presente che nella «Orientalium dignitas» si affermava che l’opera della redenzione umana iniziò nell’Oriente e si rivolgeva un appello affinchè la legittima varietà di liturgia e di disciplina orientale ridondi a grande decoro di tutta la Chiesa.
La sua preoccupazione di allora – ha detto Leone XIV – è molto attuale. La Chiesa ha bisogno di voi. Questo è il grande apporto che può darci oggi l’Oriente cristiano. Abbiamo la necessità – ha proseguito- di recuperare il senso del mistero, così vivo nelle vostre liturgie, che coinvolgono la persona umana nella sua totalità, cantano la bellezza della salvezza e suscitano lo stupore per la grandezza divina che abbraccia la piccolezza umana.
Quanto è importante riscoprire – ha continuato Leone XIV – anche nell’Occidente cristiano, il senso del primato di Dio, il valore della mistagogia, dell’intercessione incessante, della penitenza, del digiuno, del pianto per i peccati propri e dell’intera umanità, così propri delle tradizioni orientali.

S. Efrem il Siro (particolare del mosaico del monastero di Nea Moni)
Le vostre spiritualità, antiche e sempre nuove, sono medicinali. In esse – ha aggiunto il Papa – il senso drammatico della miseria umana si fonde con lo stupore per la misericordia divina, così che le nostre bassezze non provochino disperazione, ma invitino ad accogliere la grazia di essere creature risanate, divinizzate ed elevate alle altezze celesti. Con voi possiamo pregare le parole di Sant’Efrem il Siro e dire a Gesù: «Gloria a te che dalla tua croce hai fatto un ponte sulla morte…Gloria a te che ti sei rivestito del corpo dell’uomo mortale e lo hai trasformato in sorgente di vita per tutti i mortali».
Grazie a voi, cari fratelli e sorelle dell’Oriente, da cui è sorto Gesù, il sole di giustizia, per essere «luci del mondo». Continuate a brillare per fede speranza, speranza e carità e per null’altro. San Simeone il Nuovo Teologo additava un bell’esempio: «Come uno, gettando polvere sulla fiamma di una fornace accesa la spenge, allo stesso modo le preoccupazioni di questa vita e ogni tipo di attaccamento a cose meschine e di nessun valore distruggono il calore del cuore acceso agli inizi».
Concludendo Leone XIV ha affermato che lo splendore dell’Oriente cristiano domanda, oggi più che mai, libertà da ogni tendenza mondana e da ogni tendenza contraria alla comunione, per essere fedeli nell’obbedienza e nelle testimonianza evangeliche.
Queste riflessioni fanno venire in mente quanto più volte ha proclamato San Giovanni Paolo II cioè che la Chiesa, riunita da un unico Spirito, deve respirare con i due polmoni dell’Oriente e dell’Occidente.