Alla dottrina! Un invito dal vescovo Elia Della Costa in Padova, anno Domini 1927.

di Carlo Nardi · Mi piace pensare che possa essere utile un pensiero di Elia Della Costa, allora vescovo di Padova. L’ho ritrovato in questi giorni nella Parrocchia di Santa Maria a Quinto, di cui ho cura d’anime, in un libro Esortazioni e regole di vita pastorale negli scritti del Servo di Dio, il Card. Elia Dalla Costa Arcivescovo di Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, Stampato in Firenze dalla Libreria Editrice Fiorentina, dicembre 1986, come dono per tutti i preti, voluto dall’arcivescovo Silvano Piovanelli e attuato da monsignor Gilberto Aranci.

La vera catechetica, in Esortazioni e regole di vita pastorale …, pp. 303-304.

Uno dei compiti più necessari e più difficili affidati al sacerdote è quello di insegnare il catechismo ai fanciulli e agli adulti.

S. Agostino non ha dubitato di scrivere un trattato sulla catechizzazione degli ignoranti, e vi furono dottori della Chiesa che si resero illustri nella catechesi.

In che consista la vera scienza catechistica emerge dal fatto che l’uomo ragiona e vuole, e il catechista deve indirizzarsi alla intelligenza e alla volontà di chi vuole catechizzare: alla intelligenza per mezzo dell’istruzione; alla volontà per mezzo dell’educazione. La scuola vera di religione non può essere solamente istruttiva, deve anche essere educativa.

Preoccuparsi della sola cultura religiosa, considerando i catechizzandi solo come esseri pensanti, è grave errore, perché così si viene a misconoscere l’importanza della coscienza accanto alla scienza.

Presso qualche nazione dove l’insegnamento della Dottrina cristiana viene impartito ufficialmente nella scuola, con insegnanti capaci, con orario fisso, con ricchezza di testi e di mezzi didattici, può tuttavia riscontrarsi una grande corruzione di costumi e una profonda indifferenza religiosa. Il motivo? Forse si sarà dimenticata per l’istruzione della mente l’educazione del cuore.

Da questo è facile argomentate che due doti si esigono nel catechista: il sapere e la virtù; la scienza di ciò che insegna e la fede in quello che insegna: la conoscenza del catechismo e la vita conforme agli insegnamenti del catechismo.

Comprendiamo di qui quali siano persone più adatte per assumere l’ufficio nobilissimo di catechisti: e cioè i sacerdoti che alla scienza uniscono la santità della vita; le Suore che alla santità della vita uniscano la scienza: i laici che conoscano bene il catechismo e siano dei ferventi cristiani.

Parlando poi dei laici, siccome gli ascritti alla Azione Cattolica devono anzitutto essere dei veri cristiani e insieme possedere lo spirito di apostolato, basterà che loro si fornisca la scienza necessaria e saranno dei buoni catechisti. E quale azione più veramente cattolica di quella che si compie insegnando a dovere il catechismo? (Bollettino di Padova, ossia della Chiesa Padovana, anno 1927, p. 243).

Qualche considerazione. Dice il vescovo: S. Agostino non ha dubitato di scrivere un trattato sulla catechizzazione degli ignoranti e, d’altra parte, già nel 1927 il giovane prete Giuseppe De Luca (1898-1962) pubblicò il primo suo libro: S. Agostino. La prima istruzione cristiana (De catechizandis rudibus). Prefazione e traduzione appunto del sac. Giuseppe De Luca / seguita dal testo latino [Testi cristiani], Libreria Editrice Fiorentina (L.E.F), Firenze 1923, allora Tipografia S. Maria Novella (Via de’ Pucci). Tuttavia nei primi giorni del 2006, se non del 2005, il direttore della suddetta Libreria, il caro e dotto Giannozzo Pucci mi chiese di illustrare il suddetto scritto. Volli accettare, e volentieri. Il Giuseppe De Luca, S. Agostino del ’23 divenne nel 2006 S. Agostino. La prima istruzione cristiana (De catechizandis rudibus). Introduzione di don Carlo Nardi. Traduzione del sac. G. De Luca seguita dal testo latino, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina. Il titolo della mia Introduzione era La Libreria Editrice Fiorentina e don Giuseppe De Luca, Agostino e i ‘piccoli’, 2006, pp. iii-liv. Una Scheda dettagliata del Pucci fa capire: “Traduzione e prefazione a cura di don Giuseppe De Luca, introduzione di don Carlo Nardi, comprende il testo originale in latino. Avviene ai parroci e ai Vescovi di restare confusi davanti all’ignoranza di molti fedeli. Per loro S. Agostino ha scritto quasi piccolo libro all’epoca in cui scriveva le Confessioni (intorno al 400) per illuminare sulla maniera con cui presentarsi alle soglie del catecumenato, ma sono tanto vive e profonde le osservazioni che egli fa, da riuscire utilissime a qualsiasi istruzione cristiana”.

Riflettendo su queste tematiche dopo diversi anni balza agli occhi come l’ufficio sacerdotale riceva forza da tali scritti e come, viceversa, lo studio venga animato dalla quotidianità della vita cristiana. Ho in mente tante persone, quasi uno per uno, uomini e donne, vivi e defunti, giovani e vecchi, a Castello, all’Impruneta, a Quinto, e tant’altri che affollano la memoria e il cuore. Che pensare, che dire? Dio ve ne renda merito.