Clericofascismo. Tra questi lumi di luna, ed anche tra ad uscio e bottega

umanesimo-integraledi Carlo Nardi • Tra i neologismi della Treccani (2008 in rete) appare il “clericofascismo” come “posizione che riassume orientamenti ideologici di impronta clericale e fascista”. La parola parrebbe introdotta dalla sinistra non ancora spennacchiata. Ora, il “succo di tutta la storia”, per dirla col Manzoni, mi par di trovarlo di già dell’Humanisme intégral del filosofo Jacques Maritain, libro già abbozzato nell’agosto del 1934 in Spagna e pubblicato in Francia il 25 aprile 1936. Dopo guerra, in italiano, fu “finito di stampare” “Roma” “per conto della Editrice Studium, Lungotevere Vaticano 1, il 20 luglio 1946”, come Umanesimo integrale, J. Maritain, che apriva la collana Cultura.

Ne leggo alcuni passi. Intanto una costatazione: “Le diverse specie di ‘fascismo’ […] non possono nutrire il loro dinamismo morale e passionale che con la visione storica retrospettiva di alcune forme ideali del passato (l’Impero romano dei Cesari per il fascismo italiano, il mondo mitico del germanesimo primitivo per il nazionalsocialismo tedesco, il Sacro Impero per i fascismi di tipo cattolico” (p. 216). Poi, Maritain parla di “fascismo cattolico”, che direi “clericofascismo”, stile Salazar in Portogallo, che mi fa pensare romanzo Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi (1994), con relativo film, regia di Roberto Faenza (1995) e un delizioso Marcello Mastroianni. E il filosofo Maritain sembra toccare e sbugiardare cose di questi giorni. Diceva: “l’ateismo dichiarato non è l’unica forma di resistenza ai voleri divini, di ‘empietà’ di negazione pratica di Dio nel senso antico della parola, né l’unica forma di negazione pratica di Dio. C’è un ateismo che dichiara che Dio non esiste e che fa d’un idolo il suo Dio; e c’è un ateismo che dichiara che Dio esiste, ma che fa di Dio stesso un idolo, perché nega coi suoi atti, se non colle parole, la natura e gli attributi di Dio, e la sua gloria; invoca Dio, ma come un genio protettore addetto alla gloria di un popolo o d’uno Stato contro tutti gli altri, o come un demone della razza” (p. 219).maritain-672x372 (1)

E in Italia? L’Editrice Studium stampava già dal 1927 ed essa fa subito pensare a Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI, al quale era carissima quell’Editrice. Ora il giovane Montini, nato a Concesio (Brescia 1897), aveva da padre spirituale, nonché amico, l’oratoriano padre Giulio Bevilacqua della cosiddetta Chiesa della Pace in Brescia. Dello stesso Oratorio era il giovane Antonio Cistellini, anche lui di Brescia (n. 1905), che però fin dal 1955 abitò ed operò nell’Oratorio di Firenze. Lo ebbi professore di storia ecclesiastica moderna in seminario al Cestello. Doveva essere il 1977. Ci parlò di padre Bevilacqua e di se medesimo: erano in treno ed era freddo, molto freddo, quell’undici febbraio 1929. Fu una gran gelata anche a Firenze, mi raccontava il nonno. Suonarono a festa le campane. Il padre Giulio, con un sospiro, si espresse: “La questione romana è risolta. Diciamo il Te Deum”. E mi par di sentirlo, il padre Cistellini: “Dicemmo un Te Deum che era un De profundis”.