Una nuova commissione di studio sul diaconato femminile

71EvE-LmJ8Ldi Alessandro Clemenzia · È stata resa nota l’8 aprile 2020 la decisione di Papa Francesco di istituire una nuova commissione di studio sul diaconato delle donne; argomento oggetto d’indagine di numerosi dibattiti e ricerche, già da diversi decenni, sia in campo teologico che magisteriale. Nel 2003, un documento della Commissione Teologica Internazionale, intitolato “Il diaconato: evoluzione e prospettive”, affermava chiaramente: «Spetterà al ministero di discernimento che il Signore ha stabilito nella sua Chiesa pronunciarsi con autorità sulla questione». Senza minimamente entrare nel tema o nei diversi contributi che hanno via via approfondito l’argomento in questi ultimi decenni, vorrei qui evidenziare soltanto alcune tappe nell’odierno Pontificato in cui è chiaramente emersa la questione del diaconato femminile.

In un discorso tenuto in occasione di un’udienza con l’Unione Internazionale delle Superiore Generali (il 12 maggio 2016), papa Francesco – rispondendo alle domande dei presenti – aveva sottolineato il debole inserimento delle donne negli organi decisionali della Chiesa. Nelle sue risposte emergeva soprattutto la necessità di non ridurre l’ordinazione sacra a uno strumento per arrivare a una qualsiasi forma di leadership nella Chiesa. È necessario, dunque, avviare una riflessione teologica e storica sull’argomento, tenendo sempre presenti due grandi tentazioni: il femminismo, che parla di un diritto che deve essere concesso in virtù della distinzione sessuale e non in forza del battesimo, e il clericalismo, che porta con sé l’idea del potere come forma estrema di protagonismo a discapito degli altri. È necessario, secondo il Pontefice, approfondire con competenza questo tema: «Dunque, sul diaconato, sì, accetto e mi sembra utile una commissione che chiarisca bene questo, soprattutto riguardo ai primi tempi della Chiesa».

Fu così istituita, nel maggio 2016, una commissione di studio sul diaconato delle donne, presieduta dall’allora Segretario (oggi Prefetto) della Congregazione per la Dottrina della Fede Mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, che ha elaborato un rapporto finale, consegnato nelle mani del Papa per la sua personale riflessione, senza volerlo destinare alla pubblicazione.

Un’altra tappa significativa è quella dell’incontro di Papa Francesco con i partecipanti alla 21ª assemblea plenaria dell’Unione Internazionale Superiore Generali (il 10 maggio 2019), dove il Papa, in un discorso a braccio, anche alla luce dei frutti del lavoro della commissione, riferisce la necessità di approfondire maggiormente la questione: «Si deve studiare la cosa, perché io non posso fare un decreto sacramentale senza un fondamento teologico, storico». Sempre in quella occasione, egli ha ribadito l’importanza di non ridurre la figura della donna nella Chiesa a un semplice ruolo funzionale, ma di recuperare invece quale sia il suo vero carisma.

Nel recente Sinodo sull’Amazzonia è uscito nuovamente, insieme a tante altre questioni, il tema del diaconato femminile. Nel discorso pronunciato dal Papa al termine dell’assemblea sinodale (il 26 ottobre 2019), è stato affermato: «Vorrei solo sottolineare questo: che ancora non ci siamo resi conto di cosa significa la donna nella Chiesa e ci limitiamo solo alla parte funzionale, che è importante, […] ma il ruolo della donna nella Chiesa va molto aldilà della funzionalità. È su questo che bisogna continuare a lavorare».412EMwLpyxL

Anche nell’Esortazione postsinodale Querida Amazonia viene messa in luce l’importanza che hanno ricoperto le donne in Amazzonia, soprattutto in un territorio che per un lungo lasso di tempo ha conosciuto una totale assenza di presbiteri: «Donne che hanno battezzato, catechizzato, insegnato a pregare, sono state missionarie» (n. 99). Non si tratta di un semplice riconoscimento istituzionale, ma «ci invita ad allargare la visione per evitare di ridurre la nostra comprensione della Chiesa a strutture funzionali. Tale riduzionismo ci porterebbe a pensare che si accorderebbe alle donne uno status e una partecipazione maggiore della Chiesa solo se si desse loro accesso all’Ordine Sacro. Ma in realtà questa visione limiterebbe le prospettive, ci orienterebbe a clericalizzare le donne, diminuirebbe il grande valore di quanto esse hanno già dato e sottilmente provocherebbe un impoverimento del loro indispensabile contributo» (n. 100). È necessario, dunque, aldilà di una dimensione meramente funzionale, recuperare la figura della donna all’interno della struttura intima della Chiesa (cf. n. 101), cercando di stimolare, alla luce delle emergenze di questo preciso momento storico, il sorgere di nuovi servizi pastorali che valorizzino la donna per ciò che la rende peculiare nella sua vocazione e nel suo carisma. La scoperta del femminile, inoltre, deve essere contestualizzata a partire da una comprensione sinodale di Chiesa (cf. n. 103).

In questo contesto papa Francesco ha voluto approfondire maggiormente la figura della donna nei primi secoli della Chiesa, istituendo (lo scorso 8 aprile) una nuova commissione di studio, presieduta dall’Arcivescovo di L’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, e mostrando così come la Chiesa possa offrire una sempre nuova e più attuale risposta alle sfide odierne tornando alle sue origini.