Robert Schuman verso gli onori degli altari. Pietra miliare della nascente comunità europea.

di Francesco Romano • Il Papa Francesco ha riconosciuto l’eroicità delle virtù del Servo di Dio Robert Schuman e lo ha dichiarato venerabile autorizzando il 19 giugno 2021 la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgarne il decreto. Il Vescovo di Metz il 9 giugno 1990 decretava l’avvio della causa di beatificazione. Il processo diocesano si concludeva il 29 maggio 2004 dando inizio alla fase romana che si è protratta fino ai nostri giorni.

Robert Schuman si è distinto come uomo politico e di fede manifesta. La sua notorietà si è imposta per il ruolo fondamentale che ha svolto nel dare impulso alla costruzione dell’Europa unita tanto da essere stato riconosciuto come padre fondatore insieme ad altri due uomini cattolici, il tedesco Konrad Adenauer e l’italiano Alcide De Gasperi. Fondamentale il suo ruolo nella creazione del primo nucleo della comunità europea, la Ceca, che evolverà da Mercato Comune, a Comunità Economica Europea e infine a Unione Europea.

Schuman fu capo del governo francese nel 1947 e ministro degli Esteri dal 1948 al 1953. Era lorenese, di cultura tedesca e francese. Il padre, dopo l’annessione tedesca dell’Alsazia Lorena, diveniva cittadino del Reich e per questo preferì trasferirsi a Lussemburgo per non risiedere in terra germanica. Robert nacque cittadino tedesco, studiò diritto nelle università germaniche divenendo avvocato. Quando nel 1918 l’Alsazia e la Lorena ritornano alla Francia, lui intraprese la carriera politica come deputato del dipartimento della Mosella.

A seguito della profonda inimicizia dovuta alle tre guerre del 1870, 1914-1918 e 1939-1945, Schuman sentì la necessità di arrivare a una riconciliazione tra Francia e Germania. L’idea fu quella di coinvolgere la Germania in un comune progetto europeo proponendo ad Adenauer il piano di quella che sarà la Ceca (Comunità Europea del carbone e dell’acciaio) per mettere in comune le maggiori risorse di cui l’Europa occidentale disponeva allora. Il Cancelliere Adenauer gli diede fiducia accogliendo la sua proposta che consisteva in una condivisione di sovranità. Il carbone della Germania permetteva la ripresa industriale europea occidentale, e la Germania si vedeva internazionalmente riabilitata in un quadro occidentale.

Schuman si fece carico del progetto e riuscì a vederlo realizzato nella Dichiarazione del 9 maggio 1950, ricordata impropriamente come “bomba Schuman”. La storia ha dimostrato l’importanza della Ceca nell’avviare le relazioni di pace franco-tedesche e nell’essere solido fondamento della costruzione europea.

Schuman mosso dall’universalità della sua fede e dalla profondità delle sue convinzioni spirituali ha fatto esperienza degli orrori della Grande guerra e non ha mai desistito dal farsi operatore di pace tra la Francia e la Germania alle cui culture apparteneva. La militanza cattolica lo ha impegnato per tutta la vita trascorsa con sobrietà e umiltà, sentita come una missione di pace e la dedizione politica come un servizio.

Fu così che quando ancora l’Europa stava soffrendo per le conseguenze del secondo conflitto mondiale, iniziava ad aprirsi uno spiraglio che tornava a dare fiducia incoraggiandola a fare un cammino condiviso. Il 18 aprile 1951 a Parigi i governi di Francia, Germania Ovest, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo istituirono la CECA, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio con l’intento di realizzare un progetto federalista, sovranazionale. Figura di rilievo fu il ministro degli Esteri francese Robert Schuman che vedeva nella condivisione delle risorse minerarie e industriali della Francia e della Germania la possibilità di evitare il ripetersi, almeno in Europa, delle stesse cause che avevano portato al secondo conflitto mondiale. Il 25 marzo 1957 a Roma si ritrovarono in Campidoglio i rappresentanti degli stessi governi per istituire la Comunità Economica Europea (CEE) e la Comunità Europea dell’Energia Atomica (Euratom). I due trattati, chiamati Trattati di Roma, furono poi ratificati dai rispettivi parlamenti

Il Pensiero di Schuman, insieme alla visione europea condivisa da De Gasperi e Adenauer, segna l’orizzonte europeo alla base del quale vi è il suo stesso vissuto di uomo di fede. Una sua particolare caratteristica è stata la grande fiducia nella Provvidenza che lo portava a dire: “Siamo tutti strumenti ben imperfetti di una Provvidenza che se ne serve per realizzare dei grandi disegni che ci sorpassano. Questa certezza ci obbliga a molta modestia, ma ci dà anche una serenità che non ci potrebbe dare la nostra esperienza personale”. Questa consapevolezza di uomo di fede lo rende capace di coltivare la speranza anche negli insuccessi, di esercitare la pazienza nel sopportare le contrarietà suscitate da invidie e calunnie, di nutrire la fiducia che l’integrità e la coerenza alla fine ripagano.

Se Schuman è stato il Padre fondatore e la pietra miliare di una precisa idea di Europa, questo presupposto ci richiama alla mente le meditazioni di S. Giovanni Paolo II in occasione degli “Angelus” nei mesi di luglio agosto 2003, quindi in prossimità del fallito progetto di Costituzione europea. Il 17 agosto del 2003 il Papa esortava l’Europa a recuperare la forza unificante del cristianesimo che ha saputo integrare tra loro diversi popoli e culture, inoltre “il processo di allargamento dell’Unione Europea ad altri paesi non può riguardare unicamente aspetti geografici ed economici, ma deve tradursi in una rinnovata concordia di valori da esprimersi nel diritto e nella vita”. Nell’esortazione del 24 agosto 2003 il Papa rivendica per il Trattato le radici cristiane dell’Europa quale principale garanzia per il futuro, mentre un buon ordinamento della società deve radicarsi in autentici valori etici e civili, il più possibile condivisi dai cittadini.

Parlare di radici cristiane dell’Europa non significa fare una scelta confessionale come principio ispiratore, bensì ricordarsi anche della storia che riguarda la fondazione dell’Europa, soprattutto a partire dall’Italia, come tradizione che si forma durante il millennio dell’unità giuridica, per dirla con l’illustre studioso Francesco Calasso: “la Chiesa che dopo il crollo del mondo antico aveva accettato la lex romana come propria lex saeculi, accanto alla lex spiritualis ne era nato il connubio dell’utraque lex“. Da questo connubio con la legge ecclesiastica che si dirigeva a tutto l’orbe cattolico, la legge romana traeva le prime istanze ideali di universalità, alle quali forniva la base politica per la rinnovazione dell’Impero Romano d’Occidente. Il diritto giustinianeo, restituito dall’insegnamento di Irnerio della scuola di Bologna all’integrità originaria, si irradiò in gran parte d’Europa e oltre i confini dell’Europa romanza fino all’entrata in vigore delle codificazioni moderne, rappresentando il diritto comune, cioè l’unum ius dell’unum imperium, pur riconoscendo la validità di ciascun diritto particolare con la nascita degli stati nazionali. Il diritto canonico contribuì all’irradiazione del diritto comune in gran parte dell’Europa perché l’insegnamento del diritto canonico obbligava allo studio del diritto romano.

L’Europa è debitrice a uomini come Robert Schuman, umile per virtù, ma grande per ingegno e ideali permeati dalla fede e dalle radici cristiane della sua storia. La prudenza evangelica, regina delle virtù, è stato il faro che ha guidato i passi della sua vita, sostenuta dalla vasta e profonda competenza che gli derivavano dagli studi giuridici e nelle varie discipline da renderlo capace di discernere i valori cristiani e di incarnali nell’esercizio della sua professione e nell’azione politica. È stato instancabile nello studio che lo ha reso capace di approfondire i problemi e nel confronto al quale si è sottoposto volentieri insieme allo sforzo di accogliere le idee e i suggerimenti altrui.