Sviluppo, principi, criteri e orientamenti recenti della DSC

sorgedi Giovanni Campanella Bartolomeo Sorge (direttore emerito de La Civiltà Cattolica, del mensile internazionale Popoli e della rivista Aggiornamenti Sociali) è un gesuita rinomato anche a livello internazionale per la sua approfondita conoscenza della Dottrina Sociale della Chiesa [=DSC] e per varie opere incentrate su di essa. La Queriniana Edizioni ha pubblicato il suo libro più recente Brevi lezioni di dottrina sociale il 10 febbraio 2017 all’interno della collana “Giornale di teologia”. Tale libro affronta brevemente 10 argomenti di morale sociale attualmente rilevanti, in 10 lezioni. E’ pensato per essere di ausilio in dibattiti e conferenze in parrocchie, circoli, movimenti e associazioni. Non è quindi propriamente definibile come compendio della DSC. E’ suddiviso in 4 parti.

La prima parte corrisponde alla prima lezione. Si occupa dello sviluppo storico della DSC, sviluppo del quale individua 5 fasi: la fase dell’”ideologia cattolica” (1891-1931), la fase della “nuova cristianità” (1931-1958), la fase del “dialogo” (1958-1978), la fase di un nuovo “umanesimo globale” (1978-2013) e la “rivoluzione” di Papa Francesco.

La seconda parte (“principi di riflessione”) contiene 3 lezioni. La lezione II è dedicata al principio del personalismo. In essa, ad esempio, sono argomentate la fecondità e la indissolubilità del matrimonio tra uomo e donna. La lezione III riguarda il principio di solidarietà e si sofferma soprattutto sull’attuale crisi sociale ed economica, auspicando una sempre maggiore affermazione della cosiddetta “economia sociale di mercato”, sempre accompagnata da una equipollente funzione politica. La lezione IV è incentrata sul principio del bene comune e analizza più a fondo la questione della politica. Sorge qui sottolinea che l’etica non può autosostenersi: deve necessariamente poggiare su un presupposto esterno.

«La democrazia – riconosce N. Bobbio – ha dimostrato di non essere in grado di sapersi alimentare spontaneamente, di non essere autosufficiente. Anche Jürgen Habermas – riprendendo il «teorema» di Ernst-Wolfgang Böckenförde, secondo il quale lo Stato non può generare da sé le condizioni per la propria esistenza, ma ha bisogno di presupposti esterni – arriva a sostenere che c’è bisogno della religione per ricivilizzare la modernità: la religione, tradotta politicamente in linguaggio laico, può aiutare la società europea a conservare le proprie risorse morali. Infatti, la democrazia è uno strumento, un metodo; non può essere autosufficiente, non ha in sé le radici con cui alimentarsi. Pertanto, il problema più urgente per uscire dalla crisi presente è aiutare la democrazia a ritrovare la sua fondazione etica, la quale però – come già spiegava B. Croce, il patriarca della cultura liberale – poggia necessariamente sul senso religioso. Bisogna, però, evitare il pericolo della “religione civile”, cioè di ridurre la fede religiosa a sostegno della politica e all’utilità che essa può recare al mantenimento dell’ordine pubblico» (pp. 67-68).

La parte terza (“criteri di giudizio”), la più grande, include 4 lezioni. La lezione V affronta il tema della democrazia. La lezione VI tratta dell’economia ma richiama soprattutto concetti già esaminati nelle lezioni III e IV. La lezione VII esamina il rapporto tra Stato e Chiesa. La lezione VIII (“La famiglia”) è di fatto un’analisi molto interessante dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia; Sorge loda il documento, considerandolo un passo avanti in linea con la Tradizione, nonostante le perplessità da più parti nei confronti del concetto di “realismo di Dio”, uno dei concetti chiave del capitolo 8 dell’esortazione.

La parte quarta (“orientamenti di azione”) comprende 2 lezioni e un’appendice. La lezione IX dà alcune indicazioni per una buona politica e richiama il concetto di laicità positiva che la stessa Evangelii Gaudium identifica con «uno stile di costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita» e sviluppa una «comunione nelle differenze» (n. 238). La lezione X tratta del rapporto tra giustizia e misericordia e riprende i temi salienti tanto sviscerati nel recente giubileo straordinario. In un’interessante appendice finale, Sorge analizza il percorso della Chiesa italiana dal concilio ad oggi. Approva molto la rivalutazione della “linea pastorale montiniana” ad opera di Papa Francesco. Alcuni tratti salienti della nuova condotta sono un più marcato rinnovamento ad intra, la linea della “mediazione” e della “presenza” più che della “forza sociale”, una rivalutazione dei fedeli laici, uno spirito dialogale e fortemente sinodale. Sorge riprende alcuni passi del discorso che il Papa ha fatto nel novembre 2015 nel Duomo di Firenze.

«Il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà. E senza paura di compiere l’esodo necessario a ogni autentico dialogo. Altrimenti non è possibile comprendere le ragioni dell’altro, né capire fino in fondo che il fratello conta più delle posizioni che giudichiamo lontane dalle nostre pur autentiche certezze. E’ fratello» (pp. 219-220).