«Nodi di una giustizia» Riflessioni dal libro di Giuseppe Sciacca

di Andrea Drigani · Il vescovo Giuseppe Sciacca, che ha ricoperto l’incarico di Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e attualmente ricopre quello di Presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, è un canonista sempre impegnato nelle ricerche e negli studi.

Sciacca è l’autore del libro «Nodi di una giustizia», col sottotitolo «Problemi aperti del diritto canonico», edito dalla Società editrice il Mulino, con la prefazione del cardinale Walter Kasper.

Il cardinale Kasper indica nell’«aequitas canonica» il motivo conduttore degli scritti di Sciacca, ricordando sulla base di una consolidata tradizione storica, che quest’ultima, definita come la giustizia nel caso concreto, non può portare ad un ammorbidimento della legge o ad una licenza per l’arbitrarietà, bensì deve essere la migliore realizzazione della legge e della vera giustizia, attraverso una coscienziosa considerazione e un discernimento di tutti i punti di vista.

«Il contrasto con la chiesa della legge – scrive il cardinale Kasper – non è quindi la chiesa dell’amore, ma la chiesa dell’ingiustizia, che in alcuni suoi rappresentati fa l’ingiustizia o approva l’ingiustizia, chiude gli occhi di fronte all’ingiustizia commessa, copre l’ingiustizia fatta invece di prendere misure correttive».

Sciacca inizia il suo volume con una trattazione soprattutto teologica circa il senso dell’«aequitas canonica», che deve costituire la migliore applicazione concreta dell’esercizio congiunto della giustizia e della misericordia.

L’«aequitas canonica», osserva ancora Sciacca, è un istituto che pervade l’ordinamento giuridico della Chiesa, lo anima e lo qualifica intimamente, conferendovi quell’irriducibile peculiarità ed elasticità che è propria del diritto canonico. Sciacca ricorda che Il beato Contardo Ferrini (1859-1902) definiva l’«aequitas canonica» come la sostanza del diritto della Chiesa e la meta a cui tende.

Sul rapporto tra il principio di legalità e l’ordinamento canonico, Sciacca rileva che il suddetto principio il quale postula che si agisca sempre secondo la legge e secondo questa soltanto, deve tener conto che la legge suprema della Chiesa è la «salus animarum» («salvezza delle anime»), per cui esiste l’istituto della «dispensatio» della legge, nonché l’ammissione del formarsi della consuetudine «praeter legem» e anche, in talune circostanze, di quella «contra legem».

Le relazioni tra la «salus animarum» e l’«aequitas canonica» devono costituire la struttura portante del sistema giuridico della Chiesa, ivi compreso anche quello delle norme penali, che di recente, proprio perché sono state disattese, hanno avuto un’ulteriore e precisa regolamentazione.

Sciacca affronta poi, continuando nell’ottica che si è detto, alcune questioni particolari come l’attività dei tribunali apostolici, vaticani, interdiocesani e diocesani, la giurisdizione nella Basilica Papale di San Pietro, nonché alcune note sulla rinuncia pontificia.

Il volume di Sciacca contiene pure un appendice storica, sulla «pietas» di Pio II, sul testamento di Pietro da Cortona, e sui cardinali Pietro Gasparri e Pericle Felici.

Il cardinale Kasper nella sua prefazione rileva di aver letto con interesse i saggi del vescovo Giuseppe Sciacca, e pur non essendo un canonista, afferma di averne seguito le argomentazioni e di averle trovate coerenti, rigorose e convincenti.

Un buon invito alla lettura.