La ricerca di democrazia

tosodi Andrea Drigani • «Per una nuova democrazia» è il titolo di un recente libro di Mario Toso, uscito per i tipi della Libreria Editrice Vaticana. L’autore, già Rettore dell’Università Pontificia Salesiana e Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, attualmente è Vescovo di Faenza-Modigliana. Mario Toso ha pubblicato numerosi scritti riguardanti la Dottrina sociale della Chiesa e la Filosofia politica. Il volume prende l’avvio dalla constatazione che la democrazia non è mai una conquista definitiva, pertanto vi è sempre la necessità di darle un’anima e un corpo nuovi. In particolare non si può dimenticare che essa, come ci rammenta la sua etimologia, deve fondarsi su di un «popolo» che, lo abbiamo già notato in un nostro articolo, è da intendersi come un insieme di cittadini associati nella comunione di valori, richiamati dalle carte costituzionali, protesi, inoltre, verso la promozione del bene comune. Il rischio delle degenerazioni demagogiche ed oligarchiche è, purtroppo sempre in agguato, anche ai nostri giorni. A ciò si aggiunge, osserva Toso, una sorta di neo-individualismo libertario che contribuisce alla dissoluzione del vincolo sociale e del senso della mutua appartenenza, nonchè della corresponsabilità, che sono gli elementi portanti di ogni comunità politica e democratica. Da più parti, anche in modo diverso e divergente, si parla di crisi della democrazia, che investe non solo l’Italia e l’Europa ma tutto il pianeta. L’autore, annota, però, che si tratta di una crisi che viene da lontano, ed ha il suo punto nodale nel rapporto tra democrazia e libertà, talchè si può parlare di una crisi della «libertà». Toso ricorda che Papa Leone XIII, con l’Enciclica «Libertas praestantissumum» del 20 giugno 1888, contestando l’idea di uno Stato di diritto basato unicamente sulla volontà generale, propone un concetto di libertà connesso intrinsecamente con la verità, con il bene e con Dio. In questo necessario collegamento, da realizzarsi nel conformare le legislazioni umane alle legge morale naturale, per Leone XIII dipendeva il futuro dell’uomo, della società civile e dello Stato. Riteneva, infatti, che una libertà disancorata da Dio e dalla sua legge, avrebbe aperto lo porte, nell’ambito personale, al soggettivismo etico e, nell’ambito sociale, all’assolutismo del potere. Leone XIII si mostrò profeta. Oggi, scrive Toso, mentre tutti i valori vengono messi in discussione, si teorizza, fino ad idolatrarla, una libertà di scelta che diviene libertà di potenza e di dominio, che crea la verità e il bene, che dispone della propria e dell’altrui esistenza. San Giovanni Paolo II, coll’Enciclica «Centesimus Annus» del 1 maggio 1991, in prosecuzione e aggiornamento del precedente Magistero sociale della Chiesa, auspica una nuova cultura politica che abbia uno dei suoi punti decisivi in una democrazia fondata sulla condivisione di principi, cioè una cultura ricca di valori, che non esclude una seria riflessione che renda più vivi, attuali e personali i valori ereditati dalla tradizione, e perciò una cultura che rifiuta l’agnosticismo e il relativismo scettico. Toso fa presente che San Giovanni Paolo II allude chiaramente alle tesi giuridiche e politiche di Hans Kelsen (1881-1973), Karl Popper (1902-1994) e Bruce Ackermann (1943), per i quali la verità e il bene sono inconoscibili e, comunque sono nemici dichiarati della democrazia, la quale potrebbe vivere solo in simbiosi con il relativismo e lo scetticismo. Secondo Papa Woityła nell’ordine democratico il cristiano vive la propria responsabilità, proponendo, non imponendo, la verità che ha conosciuto, in dialogo con gli altri, valorizzando ogni frammento di verità che s’incontra nell’esperienza dei singoli e delle nazioni, non rinunciando ad affermare tutto quello che gli hanno fatto conoscere la sua fede ed il corretto esercizio della ragione. Mario Toso in questo suo libro (che è corredato da un’ampia antologia di brani, tratti dai molteplici e puntuali pronunciamenti di San Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di Francesco) auspica un riappropriarsi della democrazia, che può essere salvata e sviluppata qualificandola sempre più, nella sua vita e nelle sue strutture, dal punto di vista etico e spirituale, ritrovando la giusta gerarchia dei valori e delle finalità che la debbono animare, soprattutto come ambiente morale.