La nostra pasta umana del Figlio di Dio

disperazione-300x221di Carlo Nardi • Facendo eco alla Prima lettera di Giovanni apostolo ed evangelista, tre secoli dopo un altro Giovanni il Crisostomo diceva: «Il diavolo convinse a negare il senso della storia della salvezza, a dire che Dio non prese la carne e a eliminare del tutto il fondamento dell’amore per l’umanità» (Contro gli anomei 7: SCh 396,124).

Invece Dio ama la nostra umanità:

Ama la nostra umanità biologica, perché Cristo Gesù non è ‘disceso bell’e grande dal cielo’, come invece pensava nel secondo secolo Marcione, schifato della nostra carne. No – si rispondeva -, non è ‘nato attraverso Maria’, ma ‘da Maria’. Da vera madre Gesù ha preso la nostra umanità nelle sue fasi: la gestazione, l’infanzia, la pubertà, la piena giovinezza. Ha assunto questa umanità che conosce le bizze dei bambini, le smanie degli adolescenti, le turbinose preoccupazioni della maturità, i brontolii dei vecchi.

Ama la nostra umanità personale, la mia concreta e irripetibile persona, come le impronte digitali. Sennò, non avrebbe ispirato certi Salmi, che la Chiesa ha suggerito di dirli nella preghiera: «Sei tu che mi hai plasmato nel grembo di mia madre … Le mie lacrime nell’otre tuo raccogli», quando per riempire un otre di lacrime ce ne vuole! Egli conosce la mia umanità al di là di quanto la conosca io o il pur benemerito dottor Freud. «Signore, tu mi scruti e mi conosci» – è ancora un Salmo -, «mi conosci» in quell’«abisso sottostante alla consapevolezza umana», di cui parlava sant’Agostino, «divenuto un grosso problema a se stesso ». Dio sa ed ama, ama e sa anche quel che noi non amiamo.

Ama l’umanità universale, quella di tutti certo, quella vicina in un altro me stesso, l’umanità che è in ogni creatura umana per il semplice fatto che è della stessa pasta umana e in Gesù anche divina nel senso più pieno. «Per noi uomini e per la nostra salvezza …» Cristo si è fatto uomo, come diciamo nel Credo.

Ama questa umanità, quella passata e quella futura, ma questa ed ora, con le sue sconfitte e le sue vittorie, in umanità s’intende, perché di altre vittorie gl’interessa ben poco. Gl’interessa l’uomo avvilito prossimo a disperare, come l’uomo speranzoso nei suoi progetti sull’abisso della boria: l’uomo di fronte a Cristo, lui stesso uomo, il medesimo Cristo che è soggetto attivo dell’amore del Padre, in carne ed ossa assunto dall’Eterno amore.