«D»io allo specchio. Giovani e ricerca spirituale.

di Stefano Liccioli · Come delegato per l’Arcidiocesi di Firenze dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ricevo sempre molto volentieri i libri editi da “Vita e Pensiero”, la casa editrice dell’Università e pubblicati con il contributo dell’istituto “Giuseppe Toniolo”. L’ultimo di questi testi che ho avuto modo di leggere è curato da Paola Bignardi (già presidente nazionale dell’Azione Cattolica) e Domenico Simeone ed è intitolato “(D)io allo specchio”, Milano, 2022.

Il volume è il frutto delle indagini che l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo ha condotto dal 2018 al 2021. L’obiettivo dichiarato dai curatori è di approfondire il tema della spiritualità dei giovani giacché negli ultimi anni essi siano stati definiti “increduli” o sia stato detto che “non hanno più antenne per Dio”.

Attraverso dodici contributi il libro si propone di capire se queste definizioni descrivano realmente la situazione dei giovani oppure, andando al di là delle apparenze e degli atteggiamenti disinteressati nei confronti delle forme religiose tradizionali, essi coltivino comunque una forma personale di spiritualità, magari diversa da quella dei genitori e dei nonni, ma che faccia ugualmente riferimento all’interiorità:«È necessario – precisano i curatori – prendere in esame quel denominatore comune dell’esperienza umana che vede nella spiritualità un modo di essere, un modo di stare con se stessi e nel mondo e d’interpretare la vita».

Una ricerca del genere non poteva che partire con un’importante fase d’ascolto del mondo giovanile condotta attraverso i metodi propri delle indagini sociologiche. Le informazioni desunte da questo primo momento restituiscono una panorama di «persone in ricerca di ciò che consente la piena realizzazione di sé, dentro una tensione verso il proprio autentico sé e verso l’altro/Altro, che s’intrecciano, si rincorrono, dialogano continuamente. Coltivare una dimensione spirituale non è solo dei credenti, è aldilà della fede e di ogni appartenenza religiosa. È un ambito in cui farsi delle domande, ascoltarsi in profondità, incontrare se stessi ed i propri desideri più veri».

Impossibile rendere conto nello spazio di questo articolo dei dodici saggi che costituiscono il volume. Voglio però mettere in evidenza solo alcuni passaggi che mi hanno colpito in maniera particolare e che, anche in base alla mia esperienza, mi sono sembrati interpretare adeguatamente il mondo giovanile.

Interessante la distinzione, operata da Livia Ridolfi, tra giovani credenti e giovani non credenti, sulle caratteristiche degli uni e degli altri. Tra i vari aspetti, i primi «mostrano una maggiore attitudine ad affidarsi, accompagnata da un forte senso della comunità e propensione alla condivisione, ma anche dall’orizzonte trascendente che dona speranza e conforto in qualità di antidoto alle paure ed all’infelicità»; i secondi, invece, «mostrano una maggiore attitudine al controllo degli eventi, spinti da un approccio più individuale che si basa sul fare affidamento su se stessi».

A prescindere dalle diverse sensibilità personali in campo religioso, i giovani, osservano Ilaria Pitti e Rita Bichi, «esprimono una forte consapevolezza circa le interconnessioni che legano il destino di ciascun individuo a quello del proprio prossimo. Questa consapevolezza si riflette nell’attenzione data dalle nuove generazioni ai temi dell’inclusione, dell’equità e della giustizia sociale e nel loro impegno a sostegno di cause internazionali, intergenerazionali ed interiezionali su scala globale». Rispetto a quanto affermato da Pitti e Bichi mi permetto di fare solo una precisazione: la mia impressione è che spesso quest’attenzione delle nuove generazione si risolva troppo spesso come un generico amore per l’umanità o un altrettanto vago rispetto per l’ambiente, sentimenti che troppo spesso però non si traducono nella pratica quotidiana, lì dove si vive e con le persone che ci circondano.

Infine particolarmente ricchi di spunti sono i contributi di Paola Bignardi. In quello intitolato “Non spegnere lo Spirito” l’autrice pone una domanda che voglio mettere in risalto:«I giovani non ci stanno forse dicendo, con la loro spiritualità senza Dio, che forse Egli non è estraneo né esterno all’umano, ma piuttosto che lo Spirito, di cui è piena la terra, abita anche l’umano e che la loro ricerca della pienezza della vita racchiude già una ricerca che occorre svelare, ma non reprimere? Al contrario, invece, accogliere, e da cui forse lasciarsi educare?».

In conclusione mi sento di poter dire che il libro curato da Bignardi e Simeone ha il merito di mostrare tutta la problematicità del rapporto delle nuove generazioni con la spiritualità. Problematicità che ci deve portare a rifuggire ogni tipo di semplificazione o il ricorso a forme ermeneutiche precostituite per approcciarsi al rapporto tra i giovani e la loro dimensione spirituale.