Il crollo del muro e la vittoria russa

324 500 Mario Alexis Portella
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muro-di-berlino-caduta-9-novembre-1di Mario Alexis Portella Il 9 novembre 1989, dopo decenni di oppressione da parte dell’Unione Sovietica, cade il muro che separava Berlino Ovest da Berlino Est (la parte comunista). Storicamente, questo evento stimola un’ondata rivoluzionaria in tutti i paesi del blocco comunista sovietico che si conclude con la fine dell’Unione Sovietica stessa. La maggior parte degli storici e dei politologi fino ad oggi presentano la caduta del comunismo come il prodotto spontaneo di un accumulo lungo di pressioni sociali ed economiche, per cui il presidente statunitense Ronald Reagan ed il papa San Giovanni Paolo II – i gran vincitori della libertà occidentale ed orientale – sono accreditati come i personaggi principali che hanno portato il sistema marxista russo alla sua fine; il presidente statunitense per aver sfidato il Segretario del Paritito Comunista Sovietico Mikhail Gorbachev di introdurre la democrazia con le parole «Abbatta questo muro»!, presso la Porta di Brandeburgo il 12 giugno 1987; il papa polacco per aver sostenuto il Sindacato Autonomo dei Lavoratori “Solidarietà” in Polonia – il primo paese che esce dall’impero sovietico. Questa è la storia ufficiale, così viene presentata sia nelle scuole che nei romanzi. Pero, come scrisse lo scrittore russo Leo (Lev) Tolstoy, «La storia sarebbe una cosa straordinaria se fosse vera».

Durante la fase finale della guerra fredda l’Unione Sovietica stava affondando nella bancarotta. Yuri Andropov, il Segretario Generale del Partito Comunista Sovietico (1982 -1984) ed ex-Direttore Generale del KGB (1967 – 1982), con piena conoscenza della crisi economica, era giunto alla conclusione che non vi era alcuna cura per la grave malattia del sistema comunista. Per poter mantenere le ricchezze che minacciavano di scivolare dalle sue mani, Andropov aveva architettato un piano quasi impensabile – (che fu chiamato Peristroika) – per gettare nella rovina il governo di Mosca e minare la sua autorità sugli stati comunisti dell’Europa orientale. Andropov morì nel 1984, però i segni della sua politica sono rimasti visibili negli eventi che seguirono, così come nell’azione del suo successore Mikhail Gorbachev.

Secondo parecchi ex-agenti del KGB che hanno disertato negli Stati Uniti negli anni ’60 – ’80, quello che sembrava essere un movimento di liberazione spontanea nel 1989 era in realtà un colpo di stato orchestrato per decenni da Mosca negli uffici del KGB. In altre parole, mentre si pensava che l’Occidente avesse vinto la guerra fredda, in realtà (come è etimologicamente insinuato della parola Perestroika = ricostruzione) i comunisti russi hanno giocato bene le carte e hanno ricostruito il loro stato imperiale.

Questa metamorfosi politica è avvenuta attraverso un sovvertimento ideologico che si presentò come un progetto legittimo di apertura del governo sovietico, quando in realtà fu un indottrinamento leninista di una generazione di occidentali, specificamente di americani. Per arrivare a questa prospettiva, la maggior parte delle spie russe si sono inserite in posti ideali, quali gli uffici burocratici, le lobby, le università, infiltrandosi nel sistema governativo statunitense. In tal modo, gli indottrinati, senza aver un contrappeso nei principi dei documenti costitutivi degli Stati Uniti, non sono stati più in grado di poter accedere o gestire la verità delle cose.

Prima del crollo del muro di Berlino, già c’erano pubblicazioni, come quella del ex-spia del KGB, Anatoliy Golitsyn, New Lies for Old (New York: Dodd, Mead & Company, 1984), che presenteva con evidenza la strategia sovietica per demolire il muro di Berlino, al fine di ingannare il mondo che se il comunismo cadeva, ugualmente cadeva la Russia. Così essi potevano “ricostruire” e continuare l’espansione leninista. Lo stesso Golitsyn in The Perestroika Deception (London & New York: Edward Harle,1990), documenta i suoi incontri con i politici statunitensi, a partire dal presidente John F. Kennedy, avvertendo l’Occidente di questo progetto segreto. Il fatto che dal 1946 – 1992, 13 dei 14 sotto-Segretari Generali degli affari politici dell’ONU sono stati sovietici da credibilità alle testimonianze che i russi già prevedevano e lavoravano ad una perestroika clandestina che sarebbe diventata lo strumento per indebolire l’Occidente “libero” e per ottenere la leadership politica mondiale.

Un’altra strategia per arrivare allo stesso scopo, era la creazione di una grande crisi internazionale, atta a distrarre la politica planetaria, così da ottenere, attraverso accordi o atti di forza, paesi a loro subalterni.

Andropov, una volta spiegò all’ex-generale rumeno, Ion Pacepa, che il mondo musulmano era una capsula di pietra in cui i russi avrebbero potuto «coltivare un ceppo virulento di odio anti-americano a partire dal batterio del pensiero marxista-leninista». Anche il generale Alexander Sakharovsky (del KBG) disse una volta a Pacepa: «Nel mondo di oggi, in cui le armi nucleari hanno reso obsoleta la forza militare, il terrorismo deve diventare la nostra arma principale.»

I russi stessi hanno lavorato per la creazione dell’OLP, ed oggi, grazie al patto del petrolio con l’Iran, Putin ha gli sciiti sotto il suo controllo, in special modo il governo di Assad in Siria! Non dimentichiamo che lo stesso leader russo, dopo di aver spinto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a riconciliarsi con lui, è l’unico uomo di stato che può manovrare la politica in Turchia, tenendo conto della presenza del Patriarca Ecumenico Ortodosso, Bartolomeo I. Non c’è dubbio che Putin è l’unico leader che protegge i cristiani nel Medio Oriente, ma a quale scopo? Nello stesso modo Josef Stalin ha utilizzato la Chiesa Ortodossa quando ristabilì il patriarcato di Mosca per unire tutta la Russia contro la Germania nel 1941, Putin sta approfittandosi della sua esterna devozione cristiana per collocare la chiesa ortodossa al suo fianco, al fine di incrementare il suo potere autoritario. Di conseguenza, anche se i cattolici in Russia hanno libertà di esercitare la loro fede, come le altre religioni, sono sottoposto a sanzioni penali se fanno del proselitismo.

Le conseguenze di questa azione politica sono di vasta portata e la gente sia in Oriente che Occidente sembra avere la memoria corta. E’ chiaro che la situazione politica in Russia non è andata nel modo prefigurato, cioè il totale controllo da parte dello stato (come avveniva durante la guerra fredda).

Anzi, sembra che sia stato ottenuto di più! La Russia è diventata oggi il perfetto stato-KGB. Infatti, 80% dei funzionari di governo sono ex o attivi ufficiali del KGB, ossia l’SVR (Servizio di intelligenze dell’estero) e l’FSB (Servizio di sicurezza federale), tra i quali ovviamente il presidente Vladimir Putin.

Gli americani e gli europei non ricordano più il passato e non si rendono conto che la storia sta ripetendosi. E’ improbabile una contro-strategia efficace che emerga da Washington a causa di un regime basato sull’ottimismo economico che non può accettare le implicazioni negative dell’attuale ostile russo. La gente semplicemente crede a quello che vuol credere. Anzi, molti persone si abbandonano alle illusioni, piuttosto che gestire le sue realtà.

Tutto questo rende valida ancora di più la profezia della Madonna di Fatima che disse, finché il Papa, insieme a tutti i vescovi del mondo, non consacra la Russia al suo Cuore Immacolato, «la Russia spargerà i suoi errori in tutto il mondo». Sappiamo che Pio XII nel 1952 consacró il popolo russo al Cuore Immacolato di Maria, ed i papi Giovanni Paolo II (1984) e Francesco (2013) hanno fatto la stessa consacrazione del mondo intero. Però, Pacelli non consacró la nazione, ma solo il popolo e senza il suo episcopato; Wojtyla e Bergoglio senza menzionare la Russia. Ma, se un giorno il Romano Pontefice consacrasse la Russia esattamente come la Madonna di Fatima aveva richiesto, può darsi che vedremo la pace nel mondo come la Madre di Dio ha promesso!

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Mario Alexis Portella

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