«Al principio» (Mt 19): l’antidoto alla violenza tra uomo e donna.

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di Leonardo Salutati · L’ennesimo, recente, femminicidio che ha visto come protagonisti due giovanissimi, Giulia Cecchettin la vittima e Filippo Turetta l’omicida, ha fortemente scosso l’opinione pubblica e prodotto un vasto dibattito in occasione del quale, più volte, è stata richiamata la necessità di intervenire con una “educazione nelle scuole”, attraverso una “educazione all’affettività” coniugata ad una “educazione al rispetto delle donne”. A fronte di tutto questo la politica ha completato il 25 novembre scorso l’iter di approvazione del DDL antiviolenza, con la Presidente del Consiglio che ha annunciato la realizzazione di una campagna di sensibilizzazione nelle scuole coinvolgendo i ministri delle Pari Opportunità e della Famiglia, della Cultura e dell’Istruzione, per promuovere una maggiore consapevolezza.

Iniziative senza dubbio opportune tuttavia, come cristiani, dovremmo essere consapevoli che la questione è molto più complessa e profonda e che, purtroppo, difficilmente potrà essere risolta attraverso l’introduzione dell’ennesima “educazione” calata dall’alto nella scuola, con una visione in cui pare limitante il modello del maschio cattivo a prescindere, per cui è tutta una questione di genere che, poi, volendo si può cambiare…

Infatti, Giovanni Paolo II ci ha offerto un ricco ed esauriente ciclo di circa 133 riflessioni, dal settembre 1979 al novembre 1984, sulla complessa realtà dell’essere e dell’esistere umano nelle sue qualità di “uomo e donna”, di cui nel 2004, l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Card. Ratzinger, nella Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, ha proposto una sintesi in un contributo di grande attualità, che consentirebbe di fare chiarezza sul dibattito in corso.

La Lettera infatti, inizia dalla critica ad una certa visione che riduce la questione femminile a ideologia quando «sottolinea fortemente la condizione di subordinazione della donna, allo scopo di suscitare un atteggiamento di contestazione», col risultato che la donna «per essere se stessa, si costituisce quale antagonista dell’uomo». La conseguenza è «una rivalità tra i sessi, il cui il ruolo e l’identità dell’uno sono assunti a svantaggio dell’altro». A questo si aggiunge una seconda tendenza dove, «Per evitare ogni supremazia dell’uno o dell’altro sesso, si tende a cancellare le differenze (…) In questo livellamento, la differenza corporea, chiamata sesso, viene minimizzata mentre la dimensione strettamente culturale, chiamata genere, è sottolineata al massimo e ritenuta primaria» con «conseguenze enormi a diversi livelli».

La riflessione ci guida poi all’origine del rapporto uomo-donna, a quell’essere umano, maschio e femmina che Dio ha creato a sua immagine e somiglianza: «L’umanità è qui descritta come articolata, fin dalla sua prima origine, nella relazione del maschile e del femminile» dove «La differenza vitale è orientata alla comunione ed è vissuta in un modo pacifico». È «il cuore del disegno originario di Dio e della verità più profonda dell’uomo e della donna» che «il peccato originale altera» dopo avere alterato «la loro relazione con il Creatore», con la conseguenza che: «Quando l’umanità considera Dio come suo nemico, la stessa relazione dell’uomo e della donna viene pervertita (…) Sarà una relazione in cui l’amore spesso verrà snaturato in pura ricerca di sé, in una relazione che ignora e uccide l’amore, sostituendolo con il giogo della dominazione di un sesso sull’altro».

In questo quadro la riflessione del Card. Ratzinger mette a fuoco che la perversione dell’amore riguarda maschi e femmine in egual misura ed invita a «rompere questa logica di peccato e cercare una via d’uscita che permetta di eliminarla dal cuore dell’uomo peccatore», attraverso la possibilità offerta dalla conversione a Cristo, che rompe la schiavitù del peccato: «Nella grazia del Cristo che rinnova il loro cuore, l’uomo e la donna diventano capaci di liberarsi dal peccato e di conoscere la gioia del dono reciproco».

La tesi di fondo di tutta la catechesi di Giovanni Paolo II, sintetizzata da Ratzinger, su uomo e donna, sulla teologia del corpo e sulla realtà della famiglia, è che tutto ciò che l’uomo sperimenta nel suo essere e nel suo esistere è legato in maniera diretta con l’azione creatrice di Dio che sta “al principio” (cf. Mt 19,8). La conseguenza è che l’uomo e la donna, se vorranno comprendere sé stessi e l’unità specifica che è stata ad essi assegnata, dovranno rifarsi proprio a quello che il Creatore ha fatto quando li ha creati in quel determinato modo, secondo quel determinato disegno e in vista di quella precisa finalità. Il segreto e la verità di sé sono racchiusi nel “principio” che ha costituito l’umanità dell’essere umano.

Converrebbe pertanto ripercorrere le catechesi di Giovanni Paolo II o, quantomeno, la sintesi offertaci da Ratzinger, perché la conoscenza e la meditazione di tali insegnamenti sarebbe di grande aiuto, anche ai non credenti, per evitare facili e sterili scadimenti in scontate ideologie.

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Leonardo Salutati

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