Il Battista e Gesù nei vangeli di Matteo e Luca 

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di Stefano Tarocchi · Dopo aver trattato nei numeri scorsi di  novembre e dicembre la figura del Battista così come è presentata all’interno dei Vangeli di Luca e di Giovanni, in questo terzo intervento vorrei prendere in considerazione due testi, che appartengono alla fonte che è comune al Vangelo di Luca e a quello di Matteo: la “fonte dei detti”, che si aggiunge al vangelo più antico: quello di Marco. Dato che si tratta di questioni estremamente complesse, farò riferimento al nome di qualche autore. 

Il Vangelo di Matteo apre una finestra su un quadro molto interessante delle relazioni fra Gesù e il Battista. Mentre quest’ultimo si trova in prigione prima della sua morte violenta ad opera di Erode, «avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (Mt 11,2-6).  

Non è chiaro se il Battista stesso, mentre si trova in prigione, manda degli inviati a fare quella domanda fondamentale: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Si tratta di un suo dubbio, nel momento in cui la morte si trova nel suo orizzonte prossimo, oppure vuole che i discepoli che manda da Gesù siano istruiti da quest’ultimo?  

La risposta di Gesù è estremamente significativa: si tratta di tutta una serie di azioni che egli compie, in cui egli compie gesti di guarigione molto evidenti, le azioni di Gesù culminano nell’annuncio del Vangelo ai poveri. Non è un caso che questi siano lo stesso oggetto di particolare attenzione nella duplice versione delle beatitudini di Matteo e Luca.

C’è, tuttavia, un crescendo nella narrazione. Infatti, dopo la risposta di Gesù ai discepoli del Battista, viene il momento in cui Gesù svela alle folle dal suo punto di vista l’immagine del Battista: «che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re!  Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via» (Mt 11,7-10).

Il Battista nell’immagine dipinta da Gesù davanti ai suoi ascoltatori è realmente il suo precursore, letteralmente colui che gli corre dinanzi, in vita e in morte. Egli è il profeta, anzi è l’unico che nella parola della Scrittura è chiamato a preparare come messaggero la via al Signore.

Qui che sentiamo le parole più evocative del discorso di Gesù: «in verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11,11). 

Ora «il più piccolo nel regno significa “chiunque si trova adesso nel regno dei Cieli”. Proprio come Mosè condusse i figli d’Israele ai confini della Terra Promessa, ma non poté entrare, così Giovanni conduce i suoi seguaci fino all’orlo del nuovo ordine iniziato da Gesù, ma non può entrare»: così i commentari (W.D. DAVIES – D.C. ALLISON). Non a caso, «il contrasto è tra due epoche, quella della preparazione, che culmina in Giovanni, e quella dell’adempimento, l’arrivo del regno dei cieli che Gesù ha ora inaugurato. Giovanni l’aveva proclamato (Mt 3,2), ma a quanto pare rimane fuori, mentre anche il meno importante di coloro che Gesù ha ora accolto nel regno dei cieli gode di un privilegio al di là di quello anche di Giovanni stesso» (così R.T. FRANCE).  

Quindi, così prosegue la predicazione di Gesù: «dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11,12). Nel Vangelo di Luca si legge: «la Legge e i Profeti fino a Giovanni: da allora in poi viene annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza di entrarvi» (Lc 16,16). L’autore del III Vangelo sposta in questo contesto il detto di Matteo, che tuttavia presenta caratteristiche diverse: sembra una riscrittura del testo più oscuro di Matteo, pur nella sua maggiore fedeltà alla fonte dei detti. 

Nasce intanto un primo problema: chi sono gli irruenti, i violenti che si impadroniscono Del Regno dei cieli? Si chiedono gli interpreti: sono forse quelli che mirano a sottrarre il possesso del Regno a coloro che mi devono partecipare? O sono coloro che fanno di tutto per guadagnarselo? (GNILKA). 

C’è anche un secondo problema: Giovanni appartiene o no al regno predicato da Gesù? La risposta sembrerebbe positiva in Luca («da allora in poi») al contrario di Matteo («fino ad ora»). Ma «poiché Gesù e Giovanni erano in vita nello stesso tempo, il tempo di Gesù, il tempo del regno, non dovrebbe includere anche «i giorni di Giovanni»? Inoltre, in tutto Matteo, le attività di Giovanni e Gesù sono poste in stretto parallelismo. Ciò si spiega meglio supponendo che entrambi siano considerati appartenenti allo stesso periodo della storia della salvezza» (W.D. DAVIES – D. C. ALLISON). Gesù ha già detto che «Giovanni è più di un profeta» (Mt 11,9), e quindi egli è inserito nel tempo successivo alla legge e ai profeti. Infatti, così conclude Gesù: «tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!»  (Mt 11,13-15). In breve, dunque, il Battista è da considerarsi “il primo annunciatore del regno”. 

Non meno interessante è la conclusione di Luca, che evidenzia la distanza tra quanti, attraverso l’accoglienza delle parole e del battesimo di Giovanni, hanno saputo accogliere il disegno di Dio, che si svela in gesù, e quanti, invece, lo hanno rifiutato: «tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro» (Lc 7,29-30). 

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Stefano Tarocchi

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