La prima nativa nordamericana ad essere canonizzata

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di Giovanni Campanella · Nell’udienza generale di mercoledì 30 agosto 2023, Papa Francesco, esortando tutti i cristiani ad accogliere l’universale chiamata a servire Dio e il prossimo insieme alle croci personali associate al servizio, ha citato l’esempio di santa Kateri Tekakwitha (vedi). Infatti, proseguendo la serie di catechesi sul tema dello zelo apostolico e della passione per l’annuncio del Vangelo, il Papa ha centrato il suo discorso sulla santa nativa americana canonizzata da Papa Benedetto XVI il 21 ottobre 2012. Kateri (Caterina è il nome che ricevette al momento del Battesimo) Tekakwitha è la prima autoctona dell’America del Nord ad essere proclamata santa.

Nata nel 1656 con il nome di Gah-Dah-Li Degh-Agh-Widtha ad Ossernenon, nei pressi dell’odierna Auriesville, Stato di New York, da un capo irochese mohawk e da una donna algonchina cristiana, rimase orfana di padre e di madre a quattro anni in seguito ad un’epidemia di vaiolo, rimanendone essa stessa sfigurata in volto e con la vista danneggiata (vedi).

«Da quel momento in poi Kateri dovette affrontare molte difficoltà: certamente quelle fisiche per gli effetti del vaiolo, ma anche le incomprensioni, le persecuzioni e perfino le minacce di morte che subì in seguito al suo Battesimo, la domenica di Pasqua del 1676. Tutto ciò diede a Kateri un grande amore per la croce, segno definitivo dell’amore di Cristo, che si è donato fino alla fine per noi. La testimonianza del Vangelo, infatti, non riguarda solo ciò che è piacevole; dobbiamo anche saper portare con pazienza, con fiducia e speranza le nostre croci quotidiane. La pazienza, davanti alle difficoltà, alle croci: la pazienza è una grande virtù cristiana. Chi non ha pazienza non è un buon cristiano. La pazienza di tollerare: tollerare le difficoltà e anche tollerare gli altri, che alle volte sono noiosi o ti mettono difficoltà … La vita di Kateri Tekakwitha ci mostra che ogni sfida può essere vinta se apriamo il cuore a Gesù, che ci concede la grazia di cui abbiamo bisogno: pazienza e cuore aperto a Gesù, questa è una ricetta per vivere bene» (vedi).

Fu adottata dagli zii, che non avevano figli, e si dedicò alla caccia e al lavoro nei campi. Era anche particolarmente abile nella concia delle pelli e nel ricamo con le perline. Tuttavia, la sua fede non era accettata e per questo veniva bastonata e minacciata. Quando cercarono di darla in sposa con l’inganno ad un giovane guerriero, fuggì tra i Mohawk che stavano nella missione dei gesuiti di Sault-Saint-Louis, appena fondata a Kahnawake, vicino a Montreal, in Canada. Kateri partecipava alla Messa ogni mattina, dedicava tempo all’adorazione del Santissimo Sacramento, pregava il Rosario, insegnava ai bambini della Missione a pregare e curava i malati e gli anziani. I gesuiti, sorpresi dal suo comportamento, la chiamarono “Giglio degli Agniers” (termine francese per indicare i Mohawk). «Morì a Kahnawake il 17 aprile 1680, a ventiquattro anni, stremata dalle dure penitenze che ne avevano minato la già gracile salute» (vedi). Il Papa ha concluso la sua catechesi così:

«Impossibilitata ad entrare nella vita consacrata, emise voto di verginità perpetua il 25 marzo 1679. Questa sua scelta rivela un altro aspetto dello zelo apostolico che lei aveva: la dedizione totale al Signore. Certo, non tutti sono chiamati a fare lo stesso voto di Kateri; tuttavia, ogni cristiano è chiamato ogni giorno a impegnarsi con cuore indiviso nella vocazione e nella missione affidatagli da Dio, servendo Lui e il prossimo in spirito di carità. Cari fratelli e sorelle, la vita di Kateri è un’ulteriore testimonianza del fatto che lo zelo apostolico implica sia un’unione con Gesù, alimentata dalla preghiera e dai Sacramenti, sia il desiderio di diffondere la bellezza del messaggio cristiano attraverso la fedeltà alla propria vocazione particolare. Le ultime parole di Kateri sono bellissime. Prima di morire ha detto: “Gesù, ti amo”. Anche noi, dunque, traendo forza dal Signore, come ha fatto Santa Kateri Tekakwitha, impariamo a compiere le azioni ordinarie in modo straordinario e così a crescere ogni giorno nella fede, nella carità e nella zelante testimonianza di Cristo. Non dimentichiamoci: ognuno di noi è chiamato alla santità, alla santità di tutti i giorni, alla santità della vita cristiana comune. Ognuno di noi ha questa chiamata: andiamo avanti su questa strada. Il Signore non ci mancherà.» (vedi).

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Giovanni Campanella

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