La scia di sangue tra le aule, i figli divorati dai padri

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di Marco Tarallo · Nel 2023 i suicidi di studenti universitari sono stati già tre. Nel 2022 sono stati almeno altri tre. Risalendo negli anni, vi è un sottile rivolo di sangue a scorrere tra le aule universitarie. Diana, Riccardo, Claudio, sono nomi, pochi, che escono a fatica dalla selva dell’anonimato che protegge il dolore e la privacy, e che pure vanno custoditi e ricordati come caduti di un’unica lotta comune, spesso silenziosa ma nota a tutti gli studenti. Il nome che possiamo scegliere per questa lotta è mutevole, a seconda dell’aspetto che vogliamo sottolineare, ma per le generazioni universitarie e scolastiche è unica e riconoscibile, non ce ne sono altre. E’ la lotta per sopravvivere alla morsa tra un presente depressivo e opprimente e un futuro asfittico e deteriorato. In Internet troverete molti articoli di commento e descrizione di questo, tanto che non è necessario qui tornarci troppo1. Molte fattori conducono la grande maggioranza degli studenti a pensieri e desideri autodistruttivi, in alcuni atenei e dipartimenti si arriva anche al 90% dei ragazzi: le pressioni psicologiche e le aspettative proprie e degli altri, i malesseri di percorsi educativi disfunzionali, gli insuccessi ingigantiti da narrazioni sul merito e sul successo tanto luccicanti quanto inique e velenose, percorsi occupazionali e esistenziali compromessi prima ancora di cominciare da un ambiente depauperato di vere risorse e opportunità, gli attacchi pienamente politici a chi è identificabile quale ‘giovane’, di volta in volta per le tendenze, i gusti, gli atteggiamenti e le prospettive inevitabilmente dissimili dalle generazioni adulte, anzi ormai anziane che detengono il potere materiale e simbolico nell’Italia senescente2. Non tutti sono condotti al suicidio, certamente. Si tratta degli esiti più tragici, ridotti nonostante il loro preoccupante aumento tendenziale. Non collegare però questi morti alla generale disfunzione di una società che mangia i suoi figli nella serenità del presente e nella tranquillità del futuro, e infine nella salute, è un errore fatale che non si può commettere.

Nella sua precarietà e nelle sue fragilità la condizione studentesca è indissolubilmente legata all’istituzione che abita. I discorsi dei rappresentanti degli studenti, nelle cerimonie di inizio anno accademico o di rilascio dei diplomi, convergono da tempo sui disagi inaccettabili vissuti dai loro compagni e sul legame oggettivo tra questi e la struttura dell’istituzione che li ospita. Non solo, battono questi interventi in stile diverso ma di orientamento spontaneamente omogeneo, è l’impostazione politica sui temi dell’educazione e dell’istruzione, dell’ingresso nel mondo adulto del lavoro e della cittadinanza ad essere nociva e distorsiva delle vite delle persone, nelle possibilità di avere un’esistenza ragionevolmente stabile, una condizione umana sostenibile. I discorsi di Emma Ruzzon, del maggio 2022 all’Università di Padova, e quello delle allieve alla Scuola Normale di Pisa, nel luglio 2021, sono solo gli esempi più noti di una sequela sempre più lunga di interventi lucidi e coerenti, quanto inascoltati, di generazioni che si dimostrano capaci di analisi critica e anche di attitudine operativa. Il discorso pavese del presidente Mattarella nel settembre 2021, sul merito non tanto come conquista individuale ma promozione collettiva, è lì a intervallare e scandire il tempo di questa polifonia.

La Fuci si è occupata di questo e prevedibilmente se ne occuperà. All’Assemblea Federale dell’aprile 2021 fu approvata la mozione Linee guida per ripensare l’Università, che riconosceva quanto

«vigilare sulle necessità e i mutamenti dell’università di oggi sia fondamentale anche per riscoprire il carisma universitario della Federazione, vorremmo che la FUCI cominciasse a sognare un progetto per l’università che desidera e riflettesse su che tipo di universitari e laici ci sentiamo chiamati ad essere. Crediamo che rendere centrale la riflessione politica sull’università sia legato a doppio filo alla sopravvivenza della Federazione del tempo presente».

Al modulo formativo del novembre 2021 fu presentata dalla Commissione di ripensamento formativo per l’ambito universitario un Rapporto di studio che rilevava i grossi disagi tra gli studenti, li poneva in relazione a una condizione precedente la pandemia globale e riconosceva: «La risposta che ci siamo dati è che inevitabilmente le caratteristiche della condizione studentesca in università sono legate fortemente alle condizioni dell’università in quanto istituzione.» Il documento, legando all’impostazione efficientista e produttivista del governo delle Università e della cultura contemporanee i disagi oggettivi e soggettivi degli studenti, rilevati anche sondaggi e interviste operati da agenzie professionali europee, concludeva con l’apertura di un nuovo orizzonte: «Davanti a queste domande e queste sensibilità, la fuci può porsi l’obiettivo di accompagnare lo studente alla conoscenza della propria condizione, del proprio eventuale stato di malessere, del suo rapporto con la vita universitaria e con il ruolo che può costruire al suo interno per sé e per la fuci.»

Con ogni probabilità anche la Proposta formativa della Fuci, che arriverà ad approvazione all’Assemblea nazionale di fine aprile, porrà l’apostolato fucino in un ambiente universitario ma anche civile produttivista e efficientista e proporrà un cammino di vita universitaria più densa, più spirituale e più umana. Vi sono dunque documenti che manifestano la «cognizione del dolore» da parte della Fuci. Non per questo l’associazione ha saputo mettere in campo un parco minimo di iniziative in merito operanti, accessibili e riconoscibili, né ha saputo o almeno tentato di porre questo ordine di problemi al centro di un dibattito pubblico o almeno ecclesiale. Al fine di conservare un ruolo effettivo e in definitiva un’utilità, la domanda da fare alla Proposta formativa che verrà e alla Fuci del futuro prossimo sarà allora questa: «Vuoi e sarai in grado di porti in relazione attiva con la condizione universitaria contemporanea, per accompagnare i singoli giovani a sopravvivere alla giungla degli atenei e per gridare con verità le sue ingiustizie?»

2 Cfr. i numeri di questa rubrica del giugno 2020, agosto 2021, dicembre 2022.

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