di Giovanni Pallanti · Tina Anselmi nacque a Castelfranco Veneto nel 1927. Figlia di un socialista, si iscrisse all’Azione Cattolica per non frequentare le organizzazioni giovanili fasciste. Iscritta alle scuole magistrali di Bassano del Grappa, alloggiava in quel periodo, presso il Collegio delle Suore Canossiane. Si laureò in lettere all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Durante la seconda guerra mondiale si schierò attivamente contro il Nazifascismo diventando una staffetta partigiana della Brigata Cesare Battisti al comando di Gino Sartor, per passare poi al comando regionale veneto del Corpo Volontari della Libertà. Nel dicembre del 1944 si iscrisse alla Democrazia Cristiana, partecipando attivamente alla vita clandestina del partito. Nei giorni della liberazione fu responsabile assieme ad altri tre partigiani, tra cui Don Carlo Avanzo, delle trattative con il comando tedesco per determinare la resa senza vittime o ritorsioni da parte dell’esercito tedesco in ritirata dal Veneto. Subito dopo la laurea, nel 1948, diventò insegnante elementare nei paesi dell’alta castellana, contemporaneamente iniziò la sua militanza sindacale nella CGIL e poi, dalla sua fondazione, nel 1950, alla CISL. Fu dirigente del sindacato tessili, in cui militavano centinaia di donne, dal 1945 al 1948. E successivamente del sindacato delle insegnanti elementari dal 1948 al 1955. Diventa deputata il 5 giugno del 1968 e viene rieletta per altre 5 volte, fino alle elezioni del 22 aprile 1992, quando venne candidata al Senato in un collegio dove non ebbe i suffragi necessari per entrare a Palazzo Madama. Ministro del lavoro dal 29 luglio 1976 all’11 marzo 1978, è stata la prima donna a far parte di un governo dal 1861. Ministro della sanità dall’11 marzo 1978 al 4 agosto 1979: tutte e due le volte presidente di questi due Governi era stato Giulio Andreotti che Tina Anselmi, da presidente della commissione parlamentare di indagine sulla P2, interrogò senza nessun imbarazzo, domandandogli se lui era il referente politico della loggia P2, se conosceva Licio Gelli e se era vero, come aveva affermato un esponente toscano della P2, che egli era il “babbo della P2”. L’azione di Tina Anselmi come presidente della commissione parlamentare di indagine sulla P2 è stata l’azione più importante e più impegnativa che ella abbia svolto nella sua vita politica. La loggia massonica P2, a cui erano iscritti i capi dei servizi segreti, militari e civili, il comandante generale della Guardia di Finanza, Generali dei Carabinieri, alti funzionari della polizia, giornalisti, parlamentari e ministri della Repubblica, è stato il più grave attentato alla vita democratica dell’Italia dal 1945 ad oggi. Tina Anselmi ha pagato la sua lotta contro il potere occulto, con la fine della sua carriera politica. Più volte candidata alla presidenza della Repubblica, non è stata mai nemmeno formalmente candidata per la ritrosia del potere politico e di quello economico, contro una donna che aveva frugato nei cassetti segreti dello Stato e dei giochi di potere che da essi derivavano. Tina Anselmi è stata una grande esponente del cattolicesimo sociale. Una democratico cristiana del Veneto, che ha assunto posizioni politiche tipiche della sinistra sociale che faceva capo all’onorevole Carlo Donat Catten. Tina Anselmi, invece, fu sempre vicina all’onorevole Aldo Moro. Perché? La sua dimensione politica fu tipica del cattolicesimo popolare veneto, per sua natura antipadronale ma moderato e gradualmente riformatore. Tina Anselmi è morta a Castelfranco Veneto il primo novembre 2016, circondata dall’amore della sua famiglia. La RAI ha festeggiato la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, il 25 aprile 2023, trasmettendo un film sulla sua vita.