Erasmus e spiritualità

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di Laura Donnini · Pisa, stazione centrale. Ho appena accompagnato Mariajo a prendere l’aereo per Siviglia. Mariajo è una ragazza spagnola che ho conosciuto lo scorso semestre in Erasmus a Dublino, Irlanda. Adesso posso dire che siamo più che care amiche: lei è la prima persona che abbiamo ospitato a casa mia per un finesettimana, già volato. Mi aveva detto che sarebbe venuta a trovarmi – lo dicono tutti tra saluti e baci smielati in aeroporto, pensavo. Mariajo lo ha fatto davvero.

L’esperienza dell’Erasmus mi ha insegnato che si cresce tanto imparando a proprie spese ma che gli altri ci insegneranno sempre di più, che l’uomo è un essere abitudinario ma inquieto, e che ogni incontro è un vero dono di Dio. Il mistero ci spaventa, ma il non conoscere prima l’esito delle cose e degli incontri è ciò che li rende più belli e degni di essere vissuti.

Al Trinity College di Dublino, oltre ai corsi di studio, le proposte per studenti erano molteplici, tra associazioni sportive, culturali, politiche, religiose… le cosiddette “society”. Per quattro mesi io sono stata tesserata nella Società degli studenti cattolici, i “Laurentians”, in onore di Saint Laurence, patrono della città. I loro incontri del martedì consistevano principalmente in un’adorazione (con tanto di canti in latino) seguita da una meditazione spirituale ad opera del mitico father Alan, e, per finire, l’immancabile “tea, biscuits and chats”, tradotto: un po’ di sane chiacchiere dopo tanto religioso silenzio. È in questa occasione che ho stretto la maggior parte delle mie amicizie, compresa quella con Mariajo.

Spesso i Laurentians promuovevano altre iniziative come le “lectio” dell’Istituto Tomistico, cene, feste, balli con studenti cattolici di altre università, o perfino la Conferenza nazionale “Pro-life” (fantastica!), una sorta di Movimento per la vita irlandese. Particolare è stata poi l’esperienza del “Bible study group”, un gruppo di meditazione biblica settimanale tutto al femminile, che a mio parere risentiva della mancanza di una figura di riferimento necessariamente distinta da noi studentesse.

Infine, in questa costellazione di varie proposte più o meno spirituali, non posso non citare la messa che aveva luogo all’interno delle stesse mura del College. Celebrata tutti i giorni alle 13:05 per non più di venti minuti, rappresentava un momento di ritrovo o di solitudine, a seconda di ciò che stessi cercando. Inaugurato dalla celebrazione ecumenica di cattolici e protestanti, l’anno accademico del Trinity College aveva nella sua organizzazione un obiettivo dichiarato: creare una vera e propria comunità. Conforto, questo, per i suoi studenti e il personale, e forse ancora di più per i ragazzi Erasmus, come me e Mariajo.

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