Ireneo di Lione: «Doctor Unitatis »

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di Alessandro Clemenzia · «Il vostro patrono, Sant’Ireneo di Lione, che volentieri dichiarerò Dottore della Chiesa prossimamente con il titolo di Doctor unitatis, è venuto dall’Oriente e ha esercitato il suo ministero episcopale in Occidente, è stato un grande ponte spirituale e teologico tra cristiani orientali e occidentali». Con queste parole, pronunciate da papa Francesco (7 ottobre 2021) al gruppo misto di lavoro ortodosso-cattolico “sant’Ireneo”, viene sinteticamente presentata la figura di Ireneo di Lione, il grande Pastore che, nel terzo secolo d.C., attraverso la sua instancabile attività, non soltanto ha difeso le verità di fede dalle diverse correnti di pensiero a lui contemporanee, ma con la sua stessa presenza ha anche rappresentato il punto d’unità tra Oriente e Occidente.

Tra queste correnti interne alla Chiesa, quella più forte e – per certi aspetti – “di moda” era certamente lo gnosticismo, una sorta di cristianesimo intellettualista (e dunque un’esperienza riservata a pochi eletti) che aveva una visione dualistica e pessimistica della realtà, andando così contro le fondamentali verità di fede. Di fronte a queste interpretazioni, Ireneo ha presentato la vera Tradizione apostolica. In un’udienza generale (28 marzo 2007) incentrata proprio su Ireneo di Lione, Benedetto XVI ha spiegato che «la Tradizione di cui egli parla, ben diversa dal tradizionalismo, è una Tradizione sempre internamente animata dallo Spirito Santo, che la rende viva e la fa essere rettamente compresa dalla Chiesa. Stando al suo insegnamento, la fede della Chiesa va trasmessa in modo che appaia quale deve essere, cioè “pubblica”, “unica”, “pneumatica”, “spirituale”».

Ireneo, attraverso la difesa della dottrina della Chiesa, ha illustrato una organicità dei misteri della fede, tanto da essere considerato uno dei primi grandi teologi della storia.

Al di là della sua figura legata a ciò che egli ha compiuto come Pastore, è importante cogliere il nesso d’unità tra l’Oriente e l’Occidente che egli rappresentava. Il termine “unità” è di decisiva importanza; per comprenderlo possiamo lasciarci guidare da un termine che Papa Francesco stesso ha sottolineato, richiamandosi a quanto aveva precedentemente affermato il cardinale Koch nel suo saluto: «È stato interessante quello che Lei ha detto dell’interpretazione come Gegensatz: mi è piaciuto, grazie». Gegensatz è una parola che, dal tedesco, può essere tradotta con “opposizione”: essa è un contrario di “contrapposizione” (Widerspruch) più che di “unità”. La differenza tra questi due termini, apparentemente sinonimici, è stata ben espressa da Romano Guardini, nella sua opera filosofica L’opposizione polare (Der Gegensatz, 1925), e un secolo prima dall’ecclesiologo Johann Adam Möhler, nel suo testo L’unità della Chiesa (Die Einheit in der Kirche, 1825). Quest’ultimo ha spiegato la relazione tra unità e distinzione nella Chiesa attraverso l’immagine di un coro polifonico, capace di inverare un’unica armonia dove ognuno conserva la propria individualità; anzi: ritrova se stesso proprio nella relazione di opposizione con gli altri. Chi, invece, nel coro cerca di prevalere sui singoli e di ergersi a unica voce, tendendo addirittura all’eliminazione dell’altro per ovviare a ogni distinzione, ciò «non costituisce un opposto, perché gli opposti non possono esistere che nell’unità; egli dà luogo a una vera contraddizione» (J. A. Möhler, L’unità nella Chiesa, Città Nuova, p. 194). Dunque, il concetto di opposizione è ciò che, favorendo la distinzione (e dunque l’alterità), garantisce l’unità della Chiesa, essendone in qualche modo un motore interno, capace cioè di dinamizzarla dal di dentro. La contraddizione, invece, non ha a che fare con l’unità, dal momento che ha come obiettivo l’eliminazione dell’altro. Per Möhler, inoltre, è proprio nell’unità che emerge la peculiarità di ciascun elemento distinto, come a dire che è nella relazione di opposizione, nel tra loro, che l’io e il tu trovano ciascuno il completamento della propria esistenza. La stessa dinamica, legata alla parola Gegensatz, si può rintracciare, in modo molto più sistematico, nell’opera già menzionata di Romano Guardini.

Il Papa, dunque, ricordando questo vocabolo tedesco, mostra al gruppo misto di lavoro ortodosso-cattolico “sant’Ireneo” a quale unità egli allude. Al di là di una semplice e circostanziale ripetizione di un termine pronunciato precedentemente dal cardinale Koch, si può arrivare a rintracciare nel lemma Gegensatz quella costante che anima, come fondamento filosofico, tutto il pensiero dell’attuale Pontefice. Per un approfondimento su questo tema, rimando agli studi del filosofo Massimo Borghesi, e in particolare ai suoi testi: Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale (Jaca Book 2017); Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e «ospedale da campo» (Jaca Book, 2021).

In questa luce si possono comprendere meglio queste parole di Papa Francesco: «È bello coltivare un’unità arricchita dalle differenze, che non ceda alla tentazione di un’uniformità omologante […]. Animati da questo spirito, vi confrontate per comprendere come gli aspetti contrastanti presenti nelle nostre tradizioni, anziché alimentare contrapposizioni, possano diventare opportunità legittime per esprimere la comune fede apostolica». L’unità tra Oriente e Occidente, dunque, si gioca proprio nel reciproco riconoscersi l’uno in opposizione all’altro: ogni tentativo di supremazia, generando una contraddizione, porterebbe ciascuno alla perdita della propria identità. Con un termine, Papa Francesco ha illustrato il significato di sant’Ireneo, Doctor unitatis.

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