Rigenerarsi dalla novità dell’altro. L’esperienza del dialogo interreligioso nel Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira

535 282 Alessandro Clemenzia
  • 0

di Alessandro Clemenzia · In questo breve articolo viene riportato, in modo sintetico, un mio breve intervento sull’esperienza del dialogo interreligioso nel Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, tenuto in un gruppo di lavoro, in occasione dell’incontro organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana, che ha visto la partecipazione di sessanta vescovi – e contemporaneamente di altrettanti sindaci – del Mediterraneo, per proseguire il percorso già avviato a Bari nel febbraio 2020.

Si tratta di una storia non troppo lunga, e neanche estremamente recente. Tanti sono i luoghi in cui questo dialogo ha portato dei frutti, senza i quali non potremmo neanche immaginare oggi lo stare insieme di religioni differenti. Le realtà nate, ispirandosi al carisma profetico di Giorgio La Pira, sono la concretizzazione di quanto parleremo. Mi soffermerò, in particolare, su questo Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira; tale storia ci aiuterà a comprendere il presente e a ricordare che, prima di noi, c’è stato qualcuno che, magari silenziosamente, ha speso la propria vita per portare avanti un dialogo interreligioso.

Nel 1977, dopo appena pochi giorni dalla scomparsa di Giorgio La Pira, il cardinale Giovanni Benelli (allora Arcivescovo di Firenze) chiese alla fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich di aiutarlo a iniziare una nuova esperienza: creare un “centro” capace di accogliere studenti universitari, presenti a Firenze, provenienti da ogni parte del mondo, soprattutto dai Paesi più poveri. L’intento era quello di offrire un “luogo” d’incontro per imparare a dialogare, per avere uno sguardo “nuovo” e “vero” verso le persone, le cose, le circostanze e avviare uno spazio di amicizia, all’interno del quale generare uomini e donne “rinnovati”.

Il “dialogo” proposto, essendo indirizzato al mondo universitario, doveva essere in grado di farsi “cultura”; non una proposta astratta, concettuale, per pochi addetti ai lavori, ma una cultura che scaturisse dalle viscere dell’amicizia.

L’intenso dialogo interreligioso, che si è avviato sin dai primi anni Ottanta nel Centro La Pira, è nato da alcuni semplici e quotidiani rapporti di amicizia, che hanno innescato in ciascuno il desiderio di approfondire l’identità dell’altro. Non un altro “generico”, ma quell’altro di cui ormai si conosceva il nome, la provenienza, l’identità culturale, la storia (e, dunque, le gioie e le ferite).

Un dialogo che nasceva non soltanto da uno sguardo reciproco, da un io che si trovava di fronte a un altro io, riconoscendolo come un tu, ma anche dal guardare verso un’unica direzione. Quei rapporti di amicizia, infatti, hanno portato ad una solidarietà concreta, a partire dalla realtà in cui si viveva, la città di Firenze, fino a raggiungere, negli anni, un impegno a livello internazionale, facilitato da quegli ex studenti del Centro La Pira, ormai rientrati nei propri Paesi di origine.

Quei rapporti veri avevano portato ciascuno ad approfondire, non soltanto l’esperienza religiosa altrui, ma anche la propria, e a fare esperienza, sia del generare l’altro, sia dell’essere generati dall’altro: di riceversi in qualche modo dal diverso-da-sé. L’approfondimento della propria esperienza religiosa diventava un’esigenza del cuore, nata da quei tu che si incontravano al Centro. E in questa dinamica di relazioni autentiche, ciascun io, non solo scopriva il tu, e attraverso quel tu approfondiva se stesso, ma scopriva anche il noi a cui apparteneva. Un noi che non voleva essere una strana miscela composta da diverse religioni, ma un noi tanto chiaro, quanto aperto, proprio perché germogliato dall’esperienza del dialogo. La tensione della diversità, se è vero dialogo, va sempre mantenuta, in quanto il confronto non ostacola il cammino che la Verità stessa compie verso la creatura.

Per questa ragione il modo migliore per descrivere questo dialogo interreligioso è “il dialogo della vita”.

Il Centro La Pira ha così avuto come primi volontari al suo interno proprio gli stessi studenti che lo animavano. Tra questi c’era anche un gruppo di giovani musulmani che, incontrandosi quotidianamente, sentirono la necessità di pregare insieme: ben presto la Sala Teatina, nucleo del Centro La Pira, soprattutto i venerdì – naturalmente con il beneplacito del Vescovo diocesano – si trasformò in un luogo di preghiera per quei ragazzi; nel 1989 divenne la prima aula di preghiera della nascente Comunità islamica toscana. Dopo appena un anno, nel 1990, un gruppo di cinque studenti musulmani decisero di mettere insieme le proprie forze e competenze, acquisite lungo gli anni universitari, e di dar vita a un centro culturale, proprio all’interno del Centro La Pira: è così nato il primo Centro culturale islamico di Firenze e Toscana. Quella Sala, punto di riferimento per un numero sempre più elevato di persone, divenne troppo piccola per contenere in modo accogliente quel nuovo “popolo” che si stava formando. Per far fronte a questa necessità, la comunità si è dovuta trasferire in altro luogo.

È stata una delle esperienze più affascinanti del Centro La Pira: generare l’altro a diventare sempre più se stesso, e rigenerarsi dalla novità dell’altro.

Molto intenso è stato anche il rapporto con la comunità ebraica, tanto che il Centro La Pira divenne col tempo “luogo del dialogo” anche tra musulmani ed ebrei, passando così dal generare “l’altro” al generare “relazioni tra gli altri”.

Sono così continuati gli incontri di approfondimento culturale per conoscersi reciprocamente, per festeggiare insieme gli uni le feste religiose degli altri, fino a guardare tutti insieme verso un’unica direzione: una solidarietà condivisa, capace di mettere al centro l’uomo e la donna, e la loro libertà religiosa.

In questi decenni, ogni crisi a livello planetario (soprattutto nei rapporti tra religioni), diventava per il Centro La Pira l’occasione per portare avanti, in modo sempre più approfondito e nuovo, il dialogo interreligioso. Proprio in quei momenti in cui sembrava “tremare”, a livello internazionale, il rapporto con il mondo islamico, nel Centro nasceva qualcosa di nuovo. Nel 1991 (in contemporanea alla prima Guerra del Golfo), venne promosso uno spettacolo teatrale sulla pace da parte di giovani cristiani e giovani musulmani; nel 2001, in risposta agli attentati di New York, si costituì l’Associazione di Donne musulmane (DOMUSCAI) e nacque una scuola di arabo per minori, per favorire il rapporto tra genitori e figli, per renderli sempre più consapevoli e “protagonisti” delle proprie radici culturali.

Tuttora nel Centro si incontra un gruppo di giovani musulmani di seconda generazione.

L’ultimo grande evento pubblico, prima che il Covid interrompesse le attività, risale al 30 gennaio 2020, nella Sala Teatina, la stessa che ha visto nascere a Firenze la prima comunità islamica: a distanza di un anno dal documento di Abu Dhabi, si è svolto un evento cittadino, fortemente auspicato dall’Arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, e dall’Imam di Firenze, Elzir Izzeddin, per rinnovare l’amicizia tra la le componenti cattoliche e islamiche di Firenze.

Il Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira è un vero e proprio “luogo” del dialogo interreligioso, non soltanto perché continua ad avere come suoi interlocutori persone di diverse convinzioni religiose, ma soprattutto in quanto vuole rendere l’altro il vero protagonista di questo dialogo.

image_pdfimage_print